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lunedì 27 gennaio 2014

ZERO A ZERO: LA STORIA DI ALCUNI MOMENTI DI GLORIA TROPPO FUGACI.


Il sogno di una carriera piena di vittorie, l'impegno quotidiano in campo e in allenamento, e improvvisamente, quando sembra finalmente il momento di essere arrivato a toccare il cielo con un dito, da un momento all'altro, ecco trovarsi con un pugno di mosche in mano per un errore o per uno sbaglio personale.

Ci sono però anche quelle storie in cui purtroppo a decidere per te è solamente il destino, a volte pieno di bellissime sorprese, a volte capace di farti rinunciare alle cose o ai sogni che più ami.
E sono proprio queste ultime le storie raccontate all'interno del documentario “Zero a Zero”, diretto da Paolo Geremei e dedicato a tre storie realmente accadute che vedono protagonisti tre ex calciatori degli Allievi Nazionali della Roma: DANIELE ROSSI, MARCO CATERINI e ANDREA GIULI CAPPONI.

Un documentario, Zero a zero, che invitiamo assolutamente ad andare a vedere, e in cui viene raccontata la storia di questi tre ragazzi che, se da una parte purtroppo vedono andare in frantumi il sogno della propria vita, dall'altra non mancheranno di dimostrare il proprio coraggio, togliendosi anche qualche piccolo sassolino dalle scarpe.

DANIELE ROSSI e MARCO CATERINI diventano campioni d'Italia con la formazione degli Allievi Nazionali della ROMA battendo il MILAN per 2-0 (grazie proprio a una rete di ROSSI al 50° minuto di gioco, e a una rete di RUSSO al 74° minuto) nella finale di CITTÀ DI CASTELLO del 27 Giugno 1993 l'uno in porta, l'altro in avanti al fianco di FRANCESCO TOTTI. Il sogno per entrambi è quello di sfondare in Nazionale e nel mondo del calcio professionistico. Ma la strada è tutta in salita...

MARCO CATERINI è il portiere di quella ROMA vincente, destinato a grandi cose in Nazionale UNDER 16, dov'è titolare davanti a GIGI BUFFON. Una serie di vicisssitudini più grandi di lui metteranno a dura prova il suo orgoglio.

ANDREA GIULI CAPPONI ha già qualche presenza in Nazionale Under 17 quando viene portato in ritiro con la prima squadra nel 1994. Dorme in stanza con Giuseppe Giannini. E' felice, ma 17 anni sono pochi, forse troppo pochi, per sapersi gestire al meglio.

Le tre storie di DANIELE, MARCO e ANDREA sembrano abbastanza diverse tra loro, eppure hanno qualcosa in comune: nello sport, sono molti gli atleti che non ce l'hanno fatta a mostrare il proprio talento, che a causa di episodi sfortunati o di decisioni avventate sono arrivati a un passo dal traguardo. Un intervento di un avversario, un atteggiamento troppo sicuro, una scelta sbagliata: la carriera dei tre ragazzi si è decisa in pochi momenti. È possibile che il successo sia una questione di tempi giusti? Quanto conta la fortuna e quanto il carattere? 

Il documentario, come possiamo leggere nel pressbook, ripercorre le loro intense carriere attraverso interviste ai genitori e agli allenatori, filmati di repertorio e pedinamenti nella loro realtà quotidiana, cercando di (far) rivivere un sogno che non si è avverato. Per qualcuno il risveglio è stato graduale, per altri è stato uno shock: ciascuno dei ragazzi racconta cosa vuol dire confrontarsi con la realtà.

Attraverso il loro sguardo, Zero a Zero vuole quindi capire cosa ci vuole per raggiungere il successo. Numeri statistici e analisi tecniche non bastano ad arrivare ad una risposta. Saranno le parole dei ragazzi a permettere allo spettatore di entrare nelle loro vite: la verità sta nelle sfumature delle loro risposte, nelle loro voci emozionate che raccontano aneddoti belli e dolorosi, e nei loro occhi vivi mentre raccontano storie fatte di gioie, paure, speranze e bellissime ferite ancora aperte.

Come nasce l'idea di girare ZERO A ZERO? Queste in merito le principali dichiarazioni del regista, Paolo Geremei, riportate sul pressbook del film.

Non so perché ho deciso di fare questo film ma so quando è iniziato tutto: un giorno di ottobre di due anni fa, passando davanti ad un negozio a Roma e riconoscendo Andrea alla cassa.
Nel quartiere lo conoscevo di vista (e di fama) da anni. Dopo un lunghissimo minuto immobile,
ho chiamato un amico comune e mi sono fatto dare il suo numero; dopo tre giorni l’ho chiamato: “sono curioso di sapere la tua storia: me la racconti?”.
I mesi seguenti ho incontrato almeno altri dieci ragazzi che hanno giocato nelle Giovanili di grandi squadre ma per nessuno ho provato grande interesse o empatia.
Un giorno, un conoscente mi ha detto: “se vuoi raccontare queste storie, devi sentire Caterini”.
Poi, mi sono ricordato che a Trastevere c’era un ragazzo che anni prima divideva la maglia numero 10 con Totti e che il capitano lo andava spesso a trovare a casa: tale Daniele Rossi.
Non posso dire che sia stato semplice convincere i ragazzi a superare le diffidenze verso uno strano regista, abbastanza simpatico ma forse troppo curioso.
Qualcosa però è successo, per far dire a uno di loro, settimane dopo: “Magari torno per qualche ora sotto i riflettori. C’ero abituato ai riflettori, ci sono stato per anni, all’improvviso si sono spenti. Quando iniziamo?”.

L’aspetto che più mi ha convinto a raccontare queste storie è stato il rendermi conto che mentre io a 17 anni sceglievo dove andare in vacanza, loro prendevano decisioni che avrebbero cambiato le loro vite; che a 25 avevano gia’ una vita alle spalle; che a 35 sono uomini con qualcosa da insegnare.

Non ho utilizzato alcuna voce off – che avrebbe aiutato certi passaggi drammaturgici - perché
ho voluto che queste vite fossero raccontata solo dalle loro voci, da quelle dei loro genitori e dei loro allenatori.
Avrei voluto fare tre film diversi; avrei anche voluto essere un po’ piu’ distaccato ma è stato impossibile.Meno male. Zero a Zero non è ciò che diceva Marco, mentre ridendo mi presentava
ai suoi amici e allenatori: “lui è Paolo, sta facendo un film sui falliti”.
Non è neanche un film sulla vittoria o sulla sconfitta.
È una parte di una partita ancora da giocare.

Un documentario, Zero a Zero, che verrà proiettato mercoledì prossimo, 29 Gennaio, presso l'Associazione Culturale Apollo 11, sita in via Nino Bixio 80b a Roma alle 21 e che merita assolutamente di essere visto.

Sperando di fare cosa gradita, allego qui il trailer del documentario.

                                                        Rüdiger Franz Gaetano Herberhold

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