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giovedì 31 marzo 2011

AMARCORD-FERRARI CONTRO EUROFIGHTER (2003).

Una sfida molto interessante è quella che si svolse a GROSSETO l'11 Dicembre 2003, tra la FERRARI, allora guidata da MICHAEL SCHUMACHER, e l'EUROFIGHTER della MARINA MILITARE, guidato da MAURIZIO CHELI.

Tre le prove fissate:chi arriva prima    1) a 600 metri
                                                      2) a 1.200 metri
                                                      3) a 900 metri.

Nella prima prova, a 600 metri, è la FERRARI di SCHUMACHER a vincere al fotofinish, tagliando per prima i 600 metri a 9.4 secondi, contro i 9.6 secondi dell'EUROFIGHTER.

Nella seconda prova, a 1.200 metri, è l'EUROFIGHTER a prendersi la rivincita, passando per primo il traguardo dei 1.200 metri in 14.2 secondi, contro i 16.7 secondi della FERRARI di SCHUMI.

Diventa così decisiva la terza prova, sui 900 metri, che vede la vittoria dell'EUROFIGHTER in 13 secondi, contro i 13.2 secondi della FERRARI di SCHUMACHER.


Se da un punto di vista "agonistico" è l'EUROFIGHTER a vincere, una cosa, comunque è certa: a vincere è sempre l'ITALIA, con due suoi prodotti, da una parte l'EUROFIGHTER, dall'altra parte la mitica ROSSA di MARANELLO.

                                                              Rüdiger Franz Gaetano Herberhold

martedì 29 marzo 2011

AUGURI, FATIMA!

Approfitto di questo post per fare gli auguri all'amministratrice donna della pagina fan del GUERIN SPORTIVO, di cui sono amministratore, assieme a GIACOMO, STEFANO, e SALVATORE: FATIMA. A te, cara FATIMA, tanti auguri di BUON COMPLEANNO, con l'auspicio che questa giornata possa darti tutte quelle gioie e soddisfazioni che tu meriti veramente di cuore.

                                                                                    Ruggero

lunedì 21 marzo 2011

SCONTRI IN LIBIA-20 MARZO:LA GIORNATA AI RAGGI X.

ROMA-Seconda giornata di scontri in LIBIA, caratterizzata dai continui raid. Ai raid, dobbiamo anche dare notizia della partenza di 6 degli 8 caccia bombardieri TORNADO italiani. In serata una emittente araba, AL ARABIYA, ha parlato di una colonna di fumo che sarebbe uscita da uno dei bunker del rais. Riepiloghiamo la giornata odierna, attraverso i principali dispacci ANSA.


22:28. Gli attacchi aerei condotti sulla Libia da Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti hanno avuto ''molto successo''. Lo ha detto al Pentagono l'ammiraglio William Gorney, precisando che ''da ora'' nelle operazioni di imposizione della no fly zone sono coinvolti anche altri 4 Paesi: Italia, Canada, Belgio e Qatar. Secondo il Pentagono non sono segnalate vittime civili e nessun aereo della coalizione e' stato abbattuto.Gormey ha precisato che gli Usa nutrono dubbi sul proclamato cessate il fuoco.

22:09. Secondo la Cnn una forte esplosione si e' sentita a Tripoli nella zona in cui si trova il palazzo di Muammar Gheddafi da dove si e' innalzata una colonna di fumo. Subito dopo e' entrata in azione una ''pesante risposta contraerea''. Anche a Bengasi forti esplosioni. L'ammiraglio William Gorteny, confermando al Pentagono l'esecuzione di ''raid aerei'' su Tripoli, ha tenuto a precisare che ''Gheddafi non e' nella lista dei bersagli delle forze di coalizione'.

21:25. Sei Tornado italiani sono decollati dalla base militare di Trapani Birgi, dove c'e' il 37/o comando dell'Aeronautica militare, per partecipare alle operazioni militari sulla Libia. Gli aerei sono decollati a breve distanza l'uno dall'altro dalla stessa base. Degli 8 aerei messi a disposizione dall'Italia 4 sono Tornado Ecr e 4 caccia F-16. Due Tornado Ids, che non fanno parte del dispositivo, verranno pero' impiegati per le operazioni di rifornimento in volo.

20:44.  Con Tripoli sotto attacco la Libia ha deciso un cessate il fuoco immediato, a partire dalle 21.00 (ora locale). Lo ha annunciato il portavoce dell'esercito libico. Poco prima dell'annuncio la contraerea di Gheddafi aveva risposto al fuoco pesantemente. Dalle basi italiane sono decollati sei F-16 danesi e sei Tornado italiani. Gli Stati Uniti annunciano di aver lanciato finora 124 missili tomahawk contro la Libia. Lo hanno confermato fonti del Pentagono.

20:25.  L'equipaggio della Asso 22,il rimorchiatore italiano ostaggio dei libici, composto da 8 italiani, 2 indiani e 1 ucraino, 'sta bene ed e' a bordo della nave'. Lo rende noto la compagnia armatrice, Augusta Offshore spa, aggiungendo che il rimorchiatore ha lasciato il porto di Tripoli e si sta dirigendo verso una piattaforma petrolifera, rotta Nord Ovest, con a bordo l'equipaggio e persone che si sono dichiarate appartenenti ad autorita' portuali e militari libici.

17:39.  'Non siamo entrati in guerra. Siamo impegnati in un operazione autorizzata dal Consiglio di sicurezza dell'Onu', ha detto il presidente Napolitano parlando delle operazioni in Libia. Il capo dello Stato ha ricordato che la Carta delle Nazioni Unite prevede anche azioni delle forze armate 'volte anche a reprimere le violazioni della pace'. 'In Libia abbiamo avuto una repressione forsennata e violenta rivolta contro la stessa popolazione libica da parte del governo e del suo leader Gheddafi'

17:37. L'azione militare degli Usa e delle forze alleate in Libia e' giustificata dalla risoluzione 1973 approvata dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu, ha detto un alto esponente dell'amministrazione Usa in risposta alle critiche della Lega Araba sui bombardamenti. 'La risoluzione fatta propria dagli arabi e dal Consiglio di Sicurezza fa riferimento a 'tutte le misure necessarie' atte a proteggere i civili, e cio' include ma va oltre la no fly zone', ha spiegato la fonte.

17:28. La nostra partecipazione richiede due condizioni imprescindibili: l'impegno di tutte le nazioni che partecipano all'azione militare in Libia accolgano parte dei profughi e che il blocco navale sia utilizzato per impedire gli esodi verso il nostro Paese. E' in sintesi il pensiero del ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli. Il ministro dice che avrebbe preferito una maggior cautela sulla partecipazione dell'Italia alla missione contro Gheddafi e che avrebbe voluto un voto d'Aula.

17:04. Azioni di ritorsione da parte della Libia nei confronti di obiettivi civili nel Mediterraneo 'non sono il nostro obiettivo'. Lo ha detto Seif Gheddafi alla giornalista della Abc Christiane Amanpour. 'Il nostro obiettivo - ha aggiunto il figlio del rais - e' quello di aiutare il nostro popolo in Libia, in particolare a Bengasi. Credetemi, la' la gente sta vivendo un incubo'. 'La nostra gente e' andata a Bengasi per liberare Bengasi da gangster e da milizie armate', ha detto ancora Seif.

16:18. Gli otto italiani a bordo del rimorchiatore sequestrato a Tripoli sono quattro siciliani, tre campani e un laziale. Lo ha detto Mario Mattioli, Ad della Augusta Offshore spa, armatrice della nave. 'La situazione - ha detto Mattioli - era costantemente monitorata dalle competenti autorita', purtroppo l'Asso 22 e' incappato in questa situazione'. Mattioli ricorda che il suo gruppo e' impegnato in Nord Africa e in Brasile nel settore delle piattaforme petrolifere.

15:49.  Gli 8 aerei italiani messi a disposizione dall'Italia per le operazioni in Libia 'si aggiungono agli altri assetti forniti da tutte le altre nazioni che partecipano e da oggi compiranno le oro azioni sotto un unico comando, che e' a Napoli'. Lo ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, intervenendo a 'In 1/2 h' di Lucia Annunziata. 'Una cosa e' certa: non e' intenzione dell'Italia - ha proseguito - mettere caveat al proprio intervento'.

15:31.  La Lega Araba critica i raid aerei della coalizione internazionale sulla Libia, che sono andati oltre il loro obiettivo, che era di imporre una non fly zone; un obiettivo 'diverso da quanto sta succedendo'. 'Quello che vogliamo e' proteggere i civili, non bombardarne altri', ha detto il segretario generale, Amr Mussa. Le forze fedeli a Gheddafi sono entrate intanto nella citta' insorta di Misurata e hanno bloccato il porto cittadino con le loro imbarcazioni, fermando gli approvvigionamenti

15:13. Il governo libico ha cominciato a distribuire armi a piu' di un milione di persone e terminera' l'operazione entro poche ore, riferisce l'agenzia libica Jana citando fonti della Difesa di Tripoli. Il numero delle vittime dei raid aerei della coalizione e' salito a 64, dichiara il bilancio ufficiale del ministero della salute libico. Oggi, durante il suo messaggio alla tv di stato libica, il rais ha accusato l'Italia di aver tradito la Libia e il suo popolo.

13:53. Diciannove caccia Usa sono stati impiegati stamani in operazioni sui cieli libici contro le truppe di Gheddafi e le difese aeree libiche, hanno reso noto le forze armate americane. Fonti giornalistiche e degli insorti sul posto hanno constatato che i nuovi raid aerei compiuti oggi in Libia e intorno a Bengasi hanno distrutto decine di mezzi di Gheddafi.

13:02.  ''Non si deve cedere alle paure, mai. Immaginiamoci in questo caso''. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rassicura gli italiani sulla crisi in Libia. Il Capo dello Stato invita a ''evitare allarmismi e anche assolute fantasie che sono soltanto tese a suscitare timori immotivati''. Sosterremo il ruolo dell'Italia, dice il segretario del Pd Pierluigi Bersani, mentre il ministro degli Esteri, Franco Frattini, conferma: la linea del governo,e' ''assolutamente irreversibile''.

12:53. L'ammiraglio americano Mike Mullen, capo degli stati maggiori congiunti, ha annunciato che la no fly zone e' stata effettivamente imposta sui cieli libici. 'Non vi sono indicazioni che Gheddafi si stia orientando sull'uso di armi chimiche' ha detto. 'La contraerea libica e' stata resa inoffensiva e non vi sono segnali aerei libici in volo e di civili feriti'. In 24 ore sono stati fatti significativi progressi e a Bengasi le forze di Gheddafi sono state fermate, ha concluso.

12:30. Libia sotto attacco da parte della coalizione internazionale. Oggi un aeroporto libico e' stato bombardato da aerei invisibili ai radar (stealth) statunitensi. Le forze francesi hanno ripreso questa mattina le incursioni aeree nei cieli libici, dopo i bombardamenti di ieri. Sempre oggi l'aviazione militare britannica ha lanciato raid aerei sul paese. Mentre il Pentagono ha comunicato che oltre 110missili cruise sono stati lanciati ieri da navi e sommergibili americani e britannici.

12:18. Appello del Papa per la Libia. Il Pontefice subito dopo l'Angelus, ha detto di provare ''grande apprensione'' per la situazione nel Paese, ha assicurato la sua vicinanza e la sua preghiera alla popolazione e ha rivolto un ''pressante appello a quanti hanno responsabilita' politiche e militari, perche' abbiano a cuore, anzitutto, l'incolumita' e la sicurezza dei cittadini e garantiscano l'accesso ai soccorsi umanitari''.

12:03. 'La nostra terra sarà un inferno per voi. Siete barbari, terroristi, mostri, nazisti, non lasceremo la nostra terra. Tutto il popolo libico e' in armi. Siamo pronti a una guerra lunga, volete solo il nostro petrolio'. E' la nuova minaccia del leader libico Muammar Gheddafi contro la coalizione internazionale che sta attaccando la Libia, in un discorso trasmesso in diretta da Al Jazira e da altre tv. 'L'attacco alla Libia -ha aggiunto- e' una nuova crociata contro l'Islam, ma sarete sconfitti.

09:50. L'equipaggio di un rimorchiatore d'altura italiano e' stato trattenuto nel porto di Tripoli da uomini armati. Tra le persone a bordo c'erano otto italiani, due indiani e un ucraino. L'episodio e' avvenuto ieri pomeriggio mentre il rimorchiatore stava sbarcando a Tripoli dei lavoratori libici. Alcuni uomini armati, tra cui uno che si sarebbe qualificato come il comandante del porto, hanno fermato l'equipaggio, impedendo al rimorchiatore di ripartire. Gli italiani e gli altri sarebbero a bordo

04:03. Tripoli e' stata bombardata prima dell'alba oggi. Lo riferisce la tv di stato libica. La contraerea e' entrata in azione e si sono sentite esplosioni. Secondo un giornalista dell'Afp, un aereo ha sorvolato la residenza-caserma di Gheddafi, nel sud della capitale. Intanto il ministero della Difesa britannico ha comunicato che anche la Raf (Royal air force) di Londra ha lanciato missili Stormshadow da alcuni Tornado GR4. Ieri erano stati lanciati oltre 110 missili cruise da navi Usa.

Questa, cari amici, la situazione al momento.

                                                                           Rüdiger Franz Gaetano Herberhold

sabato 19 marzo 2011

SCONTRI IN LIBIA- 19 MARZO: LA GIORNATA AI RAGGI X.

ROMA-Sono purtroppo iniziati gli scontri in LIBIA, con gli aerei francesi che hanno colpito numerosi carrarmati libici, e il RAIS, GHEDDAFI, che poco fà, in un discorso alla NAZIONE, ha promesso di attaccare obiettivi civili nel MEDITERRANEO. Riepiloghiamo la giornata odierna, attraverso i principali dispacci ANSA.

23:21. Continua la pioggia di missili sulla Libia. Gli attacchi aerei delle forze occidentali vicino Misurata hanno preso di mira una base aerea dove sono di stanza fedeli di Gheddafi, riferiscono i residenti della citta'. Attacchi anche contro la base aerea di Mitiga, alla periferia di Tripoli, dice al Jazira. Intanto l'esercito francese smentisce la notizia diffusa dalla tv libica secondo cui un aereo francese e' stato abbattuto nella regione di Tripoli. Lo riferisce la televisione francese.

23:08. Il colonnello libico Muammar Gheddafi ha minacciati di attaccare 'obiettivi civili e militari' nel Mediterraneo. Parlando alla tv di stato, il leader libico ha sottolineato che 'il Mediterraneo e' diventato un vero campo di battaglia'. Reagiremo 'all'aggressione coloniale dei crociati', ha detto lanciando poi un appello agli africani, arabi, latino-americani e asiatici perche' rimangano a fianco del popolo libico contro il nemico.

22:27.  La tv di stato libica ha riferito di un aereo francese abbattuto nella regione di Tripoli. Sempre la tv libica ha detto che sarebbero stati bombardati obiettivi civili a Bengasi e Zuwarah, tra i quali l'ospedale di Bir Osta Miled, 15 km a est di Tripoli. Il segretario generale del Parlamento libico al Zawi ha definito l'attacco 'una aggressione barbara' e ha parlato di numerose vittime. Secondo altri media ufficiali libici sarebbe stata bombardata anche Sirte, città natale di Gheddafi.

21:12. Il capo della polizia, prefetto Antonio Manganelli, ha inviato una circolare a prefetti e questori perche' sia innalzato il livello di attenzione sugli obiettivi sensibili, soprattutto alle frontiere. La circolare arriva dopo il comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza che si e' tenuto ieri al Viminale riguardo la situazione internazionale a seguito delle vicende della Libia.

20.59. Appello della Croce Rossa internazionale a tutte le parti in causa in Libia perche' sia garantito l'accesso di medici e ambulanze ai feriti. Almeno 40 i morti nell'attacco delle forze di Gheddafi stamani a Bengasi, dice Mustafa Gheriani, portavoce del Media Committee del Consiglio transitorio libico. E mentre il ministero della Difesa a Parigi annuncia che l'aviazione francese ha distrutto alcuni carri armati e veicoli blindati, Mosca si rammarica per l'intervento militare straniero in Libia

20.39. La marina Usa ha schierato tre sottomarini nel Mediterraneo per preparare attacchi contro la Libia. Il ministro La Russa afferma intanto che 'noi abbiamo gia' messo a disposizione le basi e, se necessario, sono disponibili gli aerei', in particolare '4 Tornado con capacita' di distruggere radar e postazioni missilistiche' e '6 caccia intercettori, pronti ad alzarsi in volo in 15 minuti'. 'I missili libici - rassicura - hanno una gittata di 300 km', 'non arrivano neanche a Lampedusa'.

20:02.  Cominciano i preparativi nella base Nato di Napoli per un possibile intervento della Nato o di una coalizione internazionale in Libia. Al Joint Force Command Nato di Napoli si nega qualsiasi condizioni di allarme particolare. Nel Comando interforze dell'Alleanza Atlantica, che ha sede nel quartiere di Bagnoli, sono rappresentate 22 Nazioni, per un totale di circa 2.000 militari. Li guida l'ammiraglio Usa Samuel J. Locklear, dal quale dipenderebbero eventualmente anche le operazioni in Libia.



18:37.  Un aereo francese ha attaccato oggi per la prima volta alle 17:45 un veicolo in Libia. Lo ha annunciato il ministero della Difesa a Parigi. Un portavoce ha detto che l'aviazione francese ''ha distrutto il suo primo obiettivo in Libia''. Lo stato maggiore della Difesa parla, al momento, di ''veicolo militare, in carro armato''.La notizia e' stata accolta da una festa in piazza Tahrir a Tobruk dove un maxi schermo trasmette 24 ore al giorno al Jazira.

17:46.  'La coalizione internazionale che s'e' riunita oggi a Parigi ha raggiunto un grande consenso sulla necessita' di difendere il popolo libico ed e' pronta ad agire con urgenza', se non ci saranno risposte adeguate. Lo ha detto Barack Obama dalla capitale brasiliana, prima tappa del suo viaggio in America Latina. A Parigi, intanto, fonti militari francesi riferiscono che per ora l'intervento in Libia vede impegnati 5 aerei francesi: 2 Rafales, 2 Mirages e un Awacs.

16:55. ''Vorrei tranquillizzare i nostri concittadini: le nostre forze armate ieri hanno fatto un esame approfondito della disponibilita' di armi e di missili del regime libico, e la loro conclusione certa e' che non ci sono in questo momento armi in dotazione della Libia che possano raggiungere il territorio italiano''. Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in una conferenza stampa all'ambasciata d'Italia a Parigi al termine del vertice.

16:37. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e' stato informato telefonicamente dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, dell'andamento e dell'esito della riunione di Parigi. Secondo quanto riferisce un comunicato del Quirinale, il capo dello Stato si e' compiaciuto dell'importante intesa raggiunta, per il contributo dato e per l'impegno assunto dall'Italia.


16:26. Il leader libico Muammar Gheddafi ''e tutti coloro che sono ai suoi ordini devono immediatamente porre fine agli atti di violenza contro i civili, ritirarsi da tutte le aeree in cui sono entrati con la forza, rientrare nelle loro caserme, e consentire un pieno accesso umanitario'': e' quanto si legge nella dichiarazione finale del vertice di Parigi.

16.18.  Le potenze mondiali, concordemente, sostengono che la violenza in Libia debba cessare. Tuttavia, la Germania non prendera' parte ad azioni militari. Lo ha detto il cancelliere tedesco Angela Merkel al termine del vertice a Parigi sulla situazione in Libia. Di diverso avviso il presidente della Ue, Herman Van Rompuy: ''Il tempo stringe, e la risoluzione dell'Onu va attuata al piu' presto: non possiamo piu' assistere ai massacri in Libia restando con le braccia conserte''

16:06. Via libera ad un'azione militare contro Gheddafi dal vertice di Parigi. L'attacco avverra' ''nelle prossime ore''. Gheddafi, pero', ''e' ancora in tempo per evitare il peggio conformandosi senza ritardi a tutte le richieste della Comunita internazionale''. Lo ha detto il presidente francese Nicolas Sarkozy. ''La porta della diplomazia si riaprira' quando la sua aggressione finira' - ha aggiunto - la nostra determinazione e' totale''. Ognuno e' messo davanti alle sue responsabilita'''.

Questa, cari amici, la situazione al momento.

                                                                           Rüdiger Franz Gaetano Herberhold

SCONTRI IN LIBIA-LA NOSTRA POSIZIONE.

Cari amici,
scrivo questo post per spiegare la nostra posizione in merito agli scontri che da poche ore si stanno svolgendo in LIBIA. La posizione di questo blog è la seguente:abbiamo deciso di raccontare quanto avviene in LIBIA, sia perchè si tratta di una cosa veramente molto delicata, sia perchè purtroppo rischia di generare un focolaio nel MEDITERRANEO, a pochi passi da casa nostra. Non parlarne vorrebbe dire fare gli struzzi, fregandocene di tutto quello che avviene intorno a noi, o peggio far finta di niente, ripristinando un pò quella vecchia censura anni '40-50. Se anche la GAZZETTA DELLO SPORT, che è un quotidiano sportivo, ne parla nella sezione ALTRI MONDI sia sul giornale cartaceo, sia sul sito, a maggior ragione è giusto che se ne parli anche su questo blog, che non a caso si chiama VARIE NEWS.

                                                                          Ruggero

TRA STORIA E CULTURA-VOGLIO VIVERE COSÌ E VIVERE.

Ci sono a volte dei fatti, delle vicende, che ti fanno ripensare a dei fatti magari accaduti anni fà. Mi è capitato questa mattina.

Parlando con un carissimo amico, DANIELE, di un fatto di cui questa mattina sono rimasto veramente basito in pagina, ci è venuto inevitabile parlare della censura in periodo fascista. Nel periodo fascista, si tendeva ad esaltare la vita, lasciando stare, o meglio, ignorando tutto quello che poteva riguardare la vita al fronte. Si tendeva, insomma, a sdrammatizzare, quando magari, purtroppo, c'erano molti soldati che purtroppo perdevano la vita.

Riprova di ciò, due bellissime canzoni che invitavano alla gioia della vita:VOGLIO VIVERE COSÌ, e VIVERE.


Ascoltiamo VOGLIO VIVERE COSÌ, nella interpretazione di FERRUCCIO TAGLIAVINI. La presente versione è stata utilizzata anche come musica iniziale per le prime scene dal film FUGA PER LA LIBERTÀ-L'AVIATORE. Buon ascolto.

Altra canzone celeberrima è sicuramente VIVERE, cantata da TITO SCHIPA.  Buon ascolto!



Negli anni queste canzoni sono state utilizzate anche per altri fini. Pensiamo a VOGLIO VIVERE COSÌ , utilizzata per promuovere il turismo in TOSCANA, come dimostra questo video, che si riferisce alla campagna adottata due mesi fà, che ha visto come protagonista MARTA CECCHETTO, di cui vediamo le immagini.
                                                                                                                

                                                                              Rüdiger Franz Gaetano Herberhold

150 ITALIA-ECCO IL DISCORSO INTEGRALE DI NAPOLITANO A CAMERA E SENATO.

ROMA- In occasione del 150°anniversario dell'unità d'Italia, il presidente della Repubblica, GIORGIO NAPOLITANO, ha tenuto un discorso a MONTECITORIO, con CAMERA e SENATO riuniti. Sperando di farvi cosa gradita, pubblichiamo il testo integrale dell'intervento del Presidente della Repubblica.


"Sento di dover rivolgere un riconoscente saluto ai tanti che hanno raccolto l'appello a festeggiare e a celebrare i 150 anni dell'Italia unita : ai tanti cittadini che ho incontrato o che mi hanno indirizzato messaggi, esprimendo sentimenti e pensieri sinceri, e a tutti i soggetti pubblici e privati che hanno promosso iniziative sempre più numerose in tutto il Paese. Istituzioni rappresentative e Amministrazioni pubbliche : Regioni e Provincie, e innanzitutto municipalità, Sindaci anche e in particolare di piccoli Comuni, a conferma che quella è la nostra istituzione di più antica e radicata tradizione storica, il fulcro dell'autogoverno democratico e di ogni assetto autonomistico. Scuole, i cui insegnanti e dirigenti hanno espresso la loro sensibilità per i valori dell'unità nazionale, stimolando e raccogliendo un'attenzione e disponibilità diffusa tra gli studenti. Istituzioni culturali di alto prestigio nazionale, Università, Associazioni locali legate alla memoria della nostra storia nei mille luoghi in cui essa si è svolta. E ancora, case editrici, giornali, radiotelevisioni, in primo luogo quella pubblica. Grazie a tutti. Grazie a quanti hanno dato il loro apporto nel Comitato interministeriale e nel Comitato dei garanti, a cominciare dal suo Presidente. Comune può essere la soddisfazione per questo dispiegamento di iniziative e contributi, che continuerà ben oltre la ricorrenza di oggi. E anche, aggiungo, per un rilancio, mai così vasto e diffuso, dei nostri simboli, della bandiera tricolore, dell'Inno di Mameli, delle melodie risorgimentali.

Si è dunque largamente compresa e condivisa la convinzione che ci muoveva e che così formulerò : la memoria degli eventi che condussero alla nascita dello Stato nazionale unitario e la riflessione sul lungo percorso successivamente compiuto, possono risultare preziose nella difficile fase che l'Italia sta attraversando, in un'epoca di profondo e incessante cambiamento della realtà mondiale. Possono risultare preziose per suscitare le risposte collettive di cui c'è più bisogno : orgoglio e fiducia ; coscienza critica dei problemi rimasti irrisolti e delle nuove sfide da affrontare ; senso della missione e dell'unità nazionale. E' in questo spirito che abbiamo concepito le celebrazioni del Centocinquantenario.

Orgoglio e fiducia, innanzitutto. Non temiamo di trarre questa lezione dalle vicende risorgimentali! Non lasciamoci paralizzare dall'orrore della retorica : per evitarla è sufficiente affidarsi alla luminosa evidenza dei fatti. L'unificazione italiana ha rappresentato un'impresa storica straordinaria, per le condizioni in cui si svolse, per i caratteri e la portata che assunse, per il successo che la coronò superando le previsioni di molti e premiando le speranze più audaci.
Come si presentò agli occhi del mondo quel risultato? Rileggiamo la lettera che quello stesso giorno, il 17 marzo 1861, il Presidente del Consiglio indirizzò a Emanuele Tapparelli D'Azeglio, che reggeva la Legazione d'Italia a Londra :
"Il Parlamento Nazionale ha appena votato e il Re ha sanzionato la legge in virtù della quale Sua Maestà Vittorio Emanuele II assume, per sé e per i suoi successori, il titolo di Re d'Italia. La legalità costituzionale ha così consacrato l'opera di giustizia e di riparazione che ha restituito l'Italia a se stessa.
A partire da questo giorno, l'Italia afferma a voce alta di fronte al mondo la propria esistenza. Il diritto che le apparteneva di essere indipendente e libera, e che essa ha sostenuto sui campi di battaglia e nei Consigli, l'Italia lo proclama solennemente oggi".

Così Cavour, con parole che rispecchiavano l'emozione e la fierezza per il traguardo raggiunto : sentimenti, questi, con cui possiamo ancor oggi identificarci. Il plurisecolare cammino dell'idea d'Italia si era concluso : quell'idea-guida, per lungo tempo irradiatasi grazie all'impulso di altissimi messaggi di lingua, letteratura e cultura, si era fatta strada sempre più largamente, nell'età della rivoluzione francese e napoleonica e nei decenni successivi, raccogliendo adesioni e forze combattenti, ispirando rivendicazioni di libertà e moti rivoluzionari, e infine imponendosi negli anni decisivi per lo sviluppo del movimento unitario, fino al suo compimento nel 1861. Non c'è discussione, pur lecita e feconda, sulle ombre, sulle contraddizioni e tensioni di quel movimento che possa oscurare il dato fondamentale dello storico balzo in avanti che la nascita del nostro Stato nazionale rappresentò per l'insieme degli italiani, per le popolazioni di ogni parte, Nord e Sud, che in esso si unirono. Entrammo, così, insieme, nella modernità, rimuovendo le barriere che ci precludevano quell'ingresso.

Occorre ricordare qual era la condizione degli italiani prima dell'unificazione? Facciamolo con le parole di Giuseppe Mazzini - 1845 : "Noi non abbiamo bandiera nostra, non nome politico, non voce tra le nazioni d'Europa ; non abbiamo centro comune, né patto comune, né comune mercato. Siamo smembrati in otto Stati, indipendenti l'uno dall'altro...Otto linee doganali....dividono i nostri interessi materiali, inceppano il nostro progresso....otto sistemi diversi di monetazione, di pesi e di misure, di legislazione civile, commerciale e penale, di ordinamento amministrativo, ci fanno come stranieri gli uni agli altri". E ancora, proseguiva Mazzini, Stati governati dispoticamente, "uno dei quali - contenente quasi il quarto della popolazione italiana - appartiene allo straniero, all'Austria". Eppure, per Mazzini era indubitabile che una nazione italiana esistesse, e che non vi fossero "cinque, quattro, tre Italie" ma "una Italia".

Fu dunque la consapevolezza di basilari interessi e pressanti esigenze comuni, e fu, insieme, una possente aspirazione alla libertà e all'indipendenza, che condussero all'impegno di schiere di patrioti - aristocratici, borghesi, operai e popolani, persone colte e incolte, monarchici e repubblicani - nelle battaglie per l'unificazione nazionale. Battaglie dure, sanguinose, affrontate con magnifico slancio ideale ed eroica predisposizione al sacrificio da giovani e giovanissimi, protagonisti talvolta delle imprese più audaci anche condannate alla sconfitta. E' giusto che oggi si torni ad onorarne la memoria, rievocando episodi e figure come stiamo facendo a partire, nel maggio scorso, dall'anniversario della Spedizione dei Mille, fino all'omaggio, questa mattina, ai luoghi e ai prodigiosi protagonisti della gloriosa Repubblica romana del 1849.

Sono fonte di orgoglio vivo e attuale per l'Italia e per gli italiani le vicende risorgimentali da molteplici punti di vista, ed è sufficiente sottolinearne alcuni. In primo luogo, la suprema sapienza della guida politica cavouriana, che rese possibile la convergenza verso un unico, concreto e decisivo traguardo, di componenti soggettive e oggettive diverse, non facilmente componibili e anche apertamente confliggenti. In secondo luogo, l'emergere, in seno alla società e nettamente tra i ceti urbani, nelle città italiane, di ricche, forse imprevedibili riserve - sensibilità ideali e politiche, e risorse umane - che si espressero nello slancio dei volontari come componente attiva essenziale al successo del moto unitario, e in un'adesione crescente a tale moto da parte non solo di ristrette élite intellettuali ma di strati sociali non marginali, anche grazie al diffondersi di nuovi strumenti comunicativi e narrativi.

E in terzo luogo vorrei sottolineare l'eccezionale levatura dei protagonisti del Risorgimento, degli ispiratori e degli attori del moto unitario. Una formidabile galleria di ingegni e di personalità - quelle femminili fino a ieri non abbastanza studiate e ricordate - di uomini di pensiero e d'azione. A cominciare, s'intende, dai maggiori : si pensi, non solo a quale impronta fissata nella storia, ma a quale lascito cui attingere ancora con rinnovato fervore di studi e generale interesse, rappresentino il mito mondiale, senza eguali - che non era artificiosa leggenda - di Giuseppe Garibaldi, e le diverse, egualmente grandi eredità di Cavour, di Mazzini e di Cattaneo. Quei maggiori, lo sappiamo, tra loro dissentirono e si combatterono : ma ciascuno di essi sapeva quanto l'apporto degli altri concorresse al raggiungimento dell'obbiettivo considerato comune, anche se ciò non valse a cancellare contrasti di fondo e poi tenaci risentimenti. Ho detto dei principali protagonisti, ma molti altri nomi - del campo moderato, dell'area cattolico-liberale, e del campo democratico - potrebbero essere richiamati a testimonianza di una straordinaria fioritura di personalità di spicco nell'azione politica, nella società civile, nell'amministrazione pubblica.

Questi fortificanti motivi di orgoglio italiano trovano d'altronde riscontro nei riconoscimenti che vennero in quello stesso periodo e successivamente, dall'esterno del nostro paese, da esponenti della politica e della cultura storica d'altre nazioni ; riconoscimenti della portata europea della nascita dell'Italia unita, dell'impatto che essa ebbe su altre vicende di nazionalità in movimento nell'Europa degli ultimi decenni dell'Ottocento e oltre. Né si può dimenticare l'orizzonte europeo della visione e dell'azione politica di Cavour, e la significativa presenza, nel bagaglio ideale risorgimentale, della generosa utopia degli Stati Uniti d'Europa.

Nell'avvicinarsi del Centocinquantenario si è riacceso in Italia il dibattito sia attorno ai limiti e ai condizionamenti che pesarono sul processo unitario sia attorno alle più controverse scelte successive al conseguimento dell'Unità. Sorvolare su tali questioni, rimuovere le criticità e negatività del percorso seguito prima e dopo al 1860-61, sarebbe davvero un cedere alla tentazione di racconti storici edulcorati e alle insidie della retorica.

Sono però fuorvianti certi clamorosi semplicismi : come quello dell'immaginare un possibile arrestarsi del movimento per l'Unità poco oltre il limite di un Regno dell'Alta Italia : di contro a quella visione più ampiamente inclusiva dell'Italia unita, che rispondeva all'ideale del movimento nazionale (come Cavour ben comprese, ci ha insegnato Rosario Romeo) - visione e scelta che l'impresa garibaldina, la Spedizione dei Mille rese irresistibile.

L'Unità non poté compiersi che scontando limiti di fondo come l'assenza delle masse contadine, cioè della grande maggioranza, allora, della popolazione, dalla vita pubblica, e dunque scontando il peso di una questione sociale potenzialmente esplosiva. L'Unità non poté compiersi che sotto l'egida dello Stato più avanzato, già caratterizzato in senso liberale, più aperto e accogliente verso la causa italiana e i suoi combattenti che vi fosse nella penisola, e cioè sotto l'egida della dinastia sabauda e della classe politica moderata del Piemonte, impersonata da Cavour. Fu quella la condizione obbiettiva riconosciuta con generoso realismo da Garibaldi, pur democratico e repubblicano, col suo "Italia e Vittorio Emanuele". E se lo scontro tra garibaldini ed Esercito Regio sull'Aspromonte è rimasto traccia dolorosa dell'aspra dialettica di posizioni che s'intrecciò col percorso unitario, appare singolare ogni tendenza a "scoprire" oggi con scandalo come le battaglie sul campo per l'Unità furono ovviamente anche battaglie tra italiani, similmente a quanto accadde dovunque vi furono movimenti nazionali per la libertà e l'indipendenza.

Ma al di là di semplicismi e polemiche strumentali, vale piuttosto la pena di considerare i termini della riflessione e del dibattito più recente sulle scelte che vennero adottate subito dopo l'unificazione dalle forze dirigenti del nuovo Stato. E a questo proposito si sono registrati seri approfondimenti critici : che non possono tuttavia non collocarsi nel quadro di una obbiettiva valutazione storica del quadro dell'Italia pre-unitaria quale era stato ereditato dal nuovo governo e Parlamento nazionale. Questi si trovarono dinanzi a ferree necessità di sopravvivenza e sviluppo dello Stato appena nato, che non potevano non prevalere su un pacato e lungimirante esame delle opzioni in campo, specie quella tra accentramento, nel segno della continuità e dell'uniformità rispetto allo Stato piemontese da un lato, e - se non federalismo - decentramento, con forme di autonomia e autogoverno anche al livello regionale, dall'altro lato.

E a questo proposito vale ancor oggi la vigorosa sintesi tracciata da un grande storico, che pure fu spirito eminentemente critico, Gaetano Salvemini.
"I governanti italiani, fra il 1860 e il 1870, si trovavano" - egli scrisse - " alle prese con formidabili difficoltà". Quello che s'impose era allora - a giudizio di Salvemini - "il solo ordinamento politico e amministrativo, con cui potesse essere soddisfatto in Italia il bisogno di indipendenza e di coesione nazionale". E così, attraverso errori non meno gravi delle difficoltà da superare, "fu compiuta" - sono ancora parole dello storico - "un'opera ciclopica. Fu fatto di sette eserciti un esercito solo...Furono tracciate le prime linee della rete ferroviaria nazionale. Fu creato un sistema spietato di imposte per sostenere spese pubbliche crescenti e per pagare l'interesse dei debiti....Furono rinnovati da cima a fondo i rapporti tra lo Stato e la Chiesa".

E fu debellato il brigantaggio nell'Italia meridionale, anche se pagando la necessità vitale di sconfiggere quel pericolo di reazione legittimista e di disgregazione nazionale col prezzo di una repressione talvolta feroce in risposta alla ferocia del brigantaggio e, nel lungo periodo, col prezzo di una tendenziale estraneità e ostilità allo Stato che si sarebbe ancor più radicata nel Mezzogiorno.

Da un quadro storico così drammaticamente condizionato, e da un'"opera ciclopica" di unificazione, che gettò le basi di un mercato nazionale e di un moderno sviluppo economico e civile, possiamo trarre oggi motivi di comprensione del nostro modo di costituirci come Stato, motivi di orgoglio per quel che 150 anni fa nacque e si iniziò a costruire, motivi di fiducia nella tradizione di cui in quanto italiani siamo portatori ; e possiamo in pari tempo trarre piena consapevolezza critica dei problemi con cui l'Italia dové fare e continua a fare i conti.

Problemi e debolezze di ordine istituzionale e politico, che - nei decenni successivi all'Unità - hanno inciso in modo determinante sulle travagliate vicende dello Stato e della società nazionale, sfociate dopo la prima guerra mondiale in una crisi radicale risolta con la violenza in chiave autoritaria dal fascismo. Ed egualmente problemi e debolezze di ordine strutturale, sociale e civile.

Sono i primi problemi quelli che oggi ci appaiono aver trovato - nello scorso secolo - più valide risposte. Mi riferisco a quel grande fatto di rinnovamento dello Stato in senso democratico che ha coronato il riscatto dell'Italia dalla dittatura totalitaria e dal nuovo servaggio in cui la nazione venne ridotta dalla guerra fascista e dalla disfatta che la concluse. Un riscatto reso possibile dall'emergere delle forze tempratesi nell'antifascismo, e dalla mobilitazione partigiana, cui si affiancarono nella Resistenza le schiere dei militari rimasti fedeli al giuramento. Un riscatto che culminò nella eccezionale temperie ideale e culturale e nel forte clima unitario - più forte delle diversità storiche e delle fratture ideologiche - dell'Assemblea Costituente.

Con la Costituzione approvata nel dicembre 1947 prese finalmente corpo un nuovo disegno statuale, fondato su un sistema di principi e di garanzie da cui l'ordinamento della Repubblica, pur nella sua prevedibile e praticabile evoluzione, non potesse prescindere. Come venne esplicitamente indicato nella relazione Ruini sul progetto di Costituzione, "l'innovazione più profonda" consisteva nel poggiare l'ordinamento dello Stato su basi di autonomia, secondo il principio fondamentale dell'articolo 5 che legò l'unità e indivisibilità della Repubblica al riconoscimento e alla promozione delle autonomie locali, riferite, nella seconda parte della Carta, a Regioni, Provincie e Comuni. E altrettanto esplicitamente, nella relazione Ruini, si presentò tale innovazione come correttiva dell'accentramento prevalso all'atto dell'unificazione nazionale.

La successiva pluridecennale esperienza delle lentezze, insufficienze e distorsioni registratesi nell'attuazione di quel principio e di quelle norme costituzionali, ha condotto dieci anni fa alla revisione del Titolo V della Carta. E non è un caso che sia quella l'unica rilevante riforma della Costituzione che finora il Parlamento abbia approvato, il corpo elettorale abbia confermato e governi di diverso orientamento politico si siano impegnati ad applicare concretamente.

E' stata in definitiva recuperata l'ispirazione federalista che si presentò in varie forme ma non ebbe fortuna nello sviluppo e a conclusione del moto unitario. All'indomani dell'unificazione, anche i progetti moderatamente autonomistici che erano stati predisposti in seno al governo, cedettero il passo ai timori e agli imperativi dominanti, già nel breve tempo che a Cavour fu ancora dato di vivere e nonostante la sua ribadita posizione di principio ostile all'accentramento benché non favorevole al federalismo.

E oggi dell'unificazione celebriamo l'anniversario vedendo l'attenzione pubblica rivolta a verificare le condizioni alle quali un'evoluzione in senso federalistico - e non solo nel campo finanziario - potrà garantire maggiore autonomia e responsabilità alle istituzioni regionali e locali rinnovando e rafforzando le basi dell'unità nazionale. E' tale rafforzamento, e non il suo contrario, l'autentico fine da perseguire.

D'altronde, nella nostra storia e nella nostra visione, la parola unità si sposa con altre : pluralità, diversità, solidarietà, sussidiarietà.
In quanto ai problemi e alle debolezze di ordine strutturale, sociale e civile cui ho poc'anzi fatto cenno e che abbiamo ereditato tra le incompiutezze dell'unificazione perpetuatesi fino ai nostri giorni, è il divario tra Nord e Sud, è la condizione del Mezzogiorno che si colloca al centro delle nostre preoccupazioni e responsabilità nazionali. Ed è rispetto a questa questione che più tardano a venire risposte adeguate. Pesa certamente l'esperienza dei tentativi e degli sforzi portati avanti a più riprese nei decenni dell'Italia repubblicana e rimasti non senza frutti ma senza risultati risolutivi ; pesa altresì l'oscurarsi della consapevolezza delle potenzialità che il Mezzogiorno offre per un nuovo sviluppo complessivo del paese e che sarebbe fatale per tutti non saper valorizzare.

Proprio guardando a questa cruciale questione, vale il richiamo a fare del Centocinquantenario dell'Unità d'Italia l'occasione per una profonda riflessione critica, per quello che ho chiamato "un esame di coscienza collettivo". Un esame cui in nessuna parte del paese ci si può sottrarre, e a cui è essenziale il contributo di una severa riflessione sui propri comportamenti da parte delle classi dirigenti e dei cittadini dello stesso Mezzogiorno.

E' da riferire per molti aspetti e in non lieve misura al Mezzogiorno, ma va vista nella sua complessiva caratterizzazione e valenza nazionale, la questione sociale, delle disuguaglianze, delle ingiustizie - delle pesanti penalizzazioni per una parte della società - quale oggi si presenta in Italia. Anche qui ci sono eredità storiche, debolezze antiche con cui fare i conti, a cominciare da quella di una cronica insufficienza di possibilità di occupazione, che nel passato, e ancora dopo l'avvento della Repubblica, fece dell'Italia un paese di massiccia emigrazione e oggi convive con il complesso fenomeno del flusso immigratorio, del lavoro degli immigrati e della loro necessaria integrazione. Senza temere di eccedere nella sommarietà di questo mio riferimento alla questione sociale, dico che la si deve vedere innanzitutto come drammatica carenza di prospettive di occupazione e di valorizzazione delle proprie potenzialità per una parte rilevante delle giovani generazioni.

E non c'è dubbio che la risposta vada in generale trovata in una nuova qualità e in un accresciuto dinamismo del nostro sviluppo economico, facendo leva sul ruolo di protagonisti che in ogni fase di costruzione, ricostruzione e crescita dell'economia nazionale hanno assolto e sono oggi egualmente chiamati ad assolvere il mondo dell'impresa e il mondo del lavoro, passati entrambi, in oltre un secolo, attraverso profonde, decisive trasformazioni.

Ma non è certo mia intenzione passare qui in rassegna l'insieme delle prove che ci attendono. Vorrei solo condividessimo la convinzione che esse costituiscono delle autentiche sfide, quanto mai impegnative e per molti aspetti assai dure, tali da richiedere grande spirito di sacrificio e slancio innovativo, in una rinnovata e realistica visione dell'interesse generale. La carica di fiducia che ci è indispensabile dobbiamo ricavarla dalla esperienza del superamento di molte ardue prove nel corso della nostra storia nazionale e dal consolidamento di punti di riferimento fondamentali per il nostro futuro.

Una prova di straordinaria difficoltà e importanza l'Italia unita ha superato affrontando e via via sciogliendo il conflitto con la Chiesa cattolica. Dopo il 1861 l'obbiettivo della piena unificazione nazionale fu perseguito e raggiunto anche con la terza guerra d'indipendenza nel 1866 e a conclusione della guerra 1915-18 : ma irrinunciabile era l'obbiettivo di dare in tempi non lunghi al nascente Stato italiano Roma come capitale, la cui conquista per via militare - fallito ogni tentativo negoziale - fece precipitare inevitabilmente il conflitto con il Papato e la Chiesa. Ma esso fu avviato a soluzione con un'intelligenza, moderazione e capacità di mediazione di cui già lo Stato liberale diede il segno con la Legge delle guarentigie nel 1871 e che - sottoscritti nel 1929 e infine recepiti in Costituzione i Patti Lateranensi - sfociò in tempi recenti nella revisione del Concordato. Si ebbe di mira, da parte italiana, il fine della laicità dello Stato e della libertà religiosa e insieme il graduale superamento di ogni separazione e contrapposizione tra laici e cattolici nella vita sociale e nella vita pubblica.

Un fine, e un traguardo, perseguiti e pienamente garantiti dalla Costituzione repubblicana e proiettatisi sempre di più in un rapporto altamente costruttivo e in una "collaborazione per la promozione dell'uomo e il bene del paese" - anche attraverso il riconoscimento del ruolo sociale e pubblico della Chiesa cattolica e, insieme, nella garanzia del pluralismo religioso. Questo rapporto si manifesta oggi come uno dei punti di forza su cui possiamo far leva per il consolidamento della coesione e unità nazionale. Ce ne ha dato la più alta testimonianza il messaggio augurale indirizzatomi per l'odierno anniversario - e lo ringrazio - dal Papa Benedetto XVI. Un messaggio che sapientemente richiama il contributo fondamentale del Cristianesimo alla formazione, nei secoli, dell'identità italiana, così come il coinvolgimento di esponenti del mondo cattolico nella costruzione dello Stato unitario, fino all'incancellabile apporto dei cattolici e della loro scuola di pensiero alla elaborazione della Costituzione repubblicana, e al loro successivo affermarsi nella vita politica, sociale e civile nazionale.

Ma quante prove superate e quanti momenti alti vissuti nel corso della nostra storia potremmo richiamare a sostegno della fiducia che deve guidarci di fronte alle sfide di oggi e del futuro! Anche a voler solo considerare il periodo successivo alla sconfitta e al crollo del 1943 e poi alla Resistenza e alla nascita della Repubblica, è ancora incancellabile nell'animo di quanti come me, giovanissimi, attraversarono quel passaggio cruciale, la memoria di un abisso di distruzione e generale arretramento da cui potevamo temere di non riuscire a risollevarci.

Eppure l'Italia unita, dopo aver scongiurato con sapienza politica rischi di separatismo e di amputazione del territorio nazionale, riuscì a rimettersi in piedi. Il primo, e forse più autentico "miracolo", fu la ricostruzione, e quindi - nonostante aspri conflitti ideologici, politici e sociali - il balzo in avanti, oltre ogni previsione, dell'economia italiana, le cui basi erano state gettate nel primo cinquantennio di vita dello Stato nazionale. L'Italia entrò allora a far parte dell'area dei paesi più industrializzati e progrediti, nella quale poté fare ingresso e oggi resta collocata grazie alla più grande invenzione storica di cui essa ha saputo farsi protagonista a partire dagli anni '50 dello scorso secolo : l'integrazione europea. Quella divenne ed è anche l'essenziale cerniera di una sempre più attiva proiezione dell'Italia nella più vasta comunità transatlantica e internazionale. La nostra collocazione convinta, senza riserve, assertiva e propulsiva nell'Europa unita, resta la chance più grande di cui disponiamo per portarci all'altezza delle sfide, delle opportunità e delle problematicità della globalizzazione.

Prove egualmente rischiose e difficili abbiamo dovuto superare, nell'Italia repubblicana, sul terreno della difesa e del consolidamento delle istituzioni democratiche. Mi riferisco a insidie subdole e penetranti, così come ad attacchi violenti e diffusi - stragismo e terrorismo - che non fu facile sventare e che si riuscì a debellare grazie al solido ancoraggio della Costituzione e grazie alla forza di molteplici forme di partecipazione sociale e politica democratica ; risorse sulle quali sempre fa affidamento la lotta contro l'ancora devastante fenomeno della criminalità organizzata.

In tutte quelle circostanze, ha operato, e ha deciso a favore del successo, un forte cemento unitario, impensabile senza identità nazionale condivisa. Fattori determinanti di questa nostra identità italiana sono la lingua e la cultura, il patrimonio storico-artistico e storico-naturale : bisognerebbe non dimenticarsene mai, è lì forse il principale segreto dell'attrazione e simpatia che l'Italia suscita nel mondo. E parlo di espressioni della cultura e dell'arte italiana anche in tempi recenti : basti citare il rilancio nei diversi continenti della nostra grande, peculiare tradizione musicale, o il contributo del migliore cinema italiano nel rappresentare la realtà e trasmettere l'immagine, ovunque, del nostro paese.

Ma dell'identità nazionale è innanzitutto componente primaria il senso di patria, l'amor di patria emerso e riemerso tra gli italiani attraverso vicende anche laceranti e fuorvianti. Aver riscoperto - dopo il fascismo - quel valore e farsene banditori non può esser confuso con qualsiasi cedimento al nazionalismo. Abbiamo conosciuto i guasti e pagato i costi della boria nazionalistica, delle pretese aggressive verso altri popoli e delle degenerazioni razzistiche. Ma ce ne siamo liberati, così come se ne sono liberati tutti i paesi e i popoli unitisi in un'Europa senza frontiere, in un'Europa di pace e cooperazione. E dunque nessun impaccio è giustificabile, nessun impaccio può trattenerci dal manifestare - lo dobbiamo anche a quanti con la bandiera tricolore operano e rischiano la vita nelle missioni internazionali - la nostra fierezza nazionale, il nostro attaccamento alla patria italiana, per tutto quel che di nobile e vitale la nostra nazione ha espresso nel corso della sua lunga storia. E potremo tanto meglio manifestare la nostra fierezza nazionale, quanto più ciascuno di noi saprà mostrare umiltà nell'assolvere i propri doveri pubblici, nel servire ad ogni livello lo Stato e i cittadini.

Infine, non ha nulla di riduttivo il legare patriottismo e Costituzione, come feci in quest'Aula in occasione del 60° anniversario della Carta del 1948. Una Carta che rappresenta tuttora la valida base del nostro vivere comune, offrendo - insieme con un ordinamento riformabile attraverso sforzi condivisi - un corpo di principii e di valori in cui tutti possono riconoscersi perché essi rendono tangibile e feconda, aprendola al futuro, l'idea di patria e segnano il grande quadro regolatore delle libere battaglie e competizioni politiche, sociali e civili.

Valgano dunque le celebrazioni del Centocinquantenario a diffondere e approfondire tra gli italiani il senso della missione e dell'unità nazionale : come appare tanto più necessario quanto più lucidamente guardiamo al mondo che ci circonda, con le sue promesse di futuro migliore e più giusto e con le sue tante incognite, anche quelle misteriose e terribili che ci riserva la natura. Reggeremo - in questo gran mare aperto - alle prove che ci attendono, come abbiamo fatto in momenti cruciali del passato, perché disponiamo anche oggi di grandi riserve di risorse umane e morali. Ma ci riusciremo ad una condizione : che operi nuovamente un forte cemento nazionale unitario, non eroso e dissolto da cieche partigianerie, da perdite diffuse del senso del limite e della responsabilità. Non so quando e come ciò accadrà ; confido che accada ; convinciamoci tutti, nel profondo, che questa è ormai la condizione della salvezza comune, del comune progresso".

venerdì 4 marzo 2011

VIAREGGIO CUP-QUARTI DI FINALE: FUORI LA JUVENTUS! VARESE, CHE SORPRESA!

VIAREGGIO- Si sono giocate oggi pomeriggio, 3 Marzo, le gare valide per i quarti di finale della 63°edizione della VIAREGGIO CUP. La FIORENTINA di BUSO batte ai calci di rigore per 5-4 il PARMA, e si qualifica per la fase finale. L'INTER batte di misura il GENOA per 1-0. La JUVENTUS viene battuta per 3-1, ed è costretta a lasciare il torneo. Non c'è dubbio, però, che il risultato di giornata venga dal campo di QUARRATA, dove il VARESE ha battuto per 3-1 la SAMPDORIA, e si qualifica di fatto per la semifinale, dove incontrerà la FIORENTINA. NEW YORK, JUVENTUS, BRUGES, SIENA e SAMPDORIA: queste le squadre battute dalla squadra di MANGIA, assoluta mina vagante del torneo.

Questi i risultati e i rispettivi tabellini.

FIORENTINA - PARMA 5-4 d.c.r. (0-0)
 
Reti:
 
Fiorentina: Seculin; Piccini, Fatticcioni, Camporese, Romiti; Taddei, Agyei (7' sts. Grifoni), Salifu (44' st. Panatti); Carraro, Seferovic (23' st. Acosty); Iemmello. A disposizione: Miranda, Bagnai, Biondi, Bittante, Baccarin, Rosaia. All. Buso.

Parma: Cacchioli, Ristovsky, Iovinella (28' st. Contini), Palumbo, Feltscher, Bationo, De Vitis (39' pt. Finocchio), De Araujo, Defrel, Covic, Cocuzza (43' st. Adorni). A disposizione: Agosti, Petrozzi, Adofo, Boudzoumou, Bernasconi, Colla. All. De Patre.

Arbitro: Viti di Campobasso.

Note: sequenza rigori Taddei (F) gol, De Araujo (P) gol, Piccini (F) gol, Finocchio (P), Fatticcioni (F) gol, Adorni (P) gol, Iemmello (F) gol, Bationo (P) gol, Carraro (F) gol, Defrel (P) parato; espulso Palumbo (P); ammoniti Fatticcioni (F), De Araujo (P), Agiey (F), Finocchio (P).
 
INTER - GENOA 1-0
 
Reti: 3' st. Dell'Agnello (I).
 
Inter (4-4-2): Bardi; Natalino, Benedetti, Kysela, Biraghi; Lussardi (6' st. Faraoni), Crisetig, Romanò, Jirasek (49' st. Bessa); Alibec, (44' pt. Thiam), Dell'Agnello. A disposizione: Gallinetta, Galimberti, Mannini, Carlsen, Knasmullner, Tallo. All. Pea.
Genoa (4-3-1-2): Perin; Carlini (41' st. Carozzino), Bani (19' st. Rodriguez), De Bode, Polenta; Piras, Sturaro, Alhassan; Boakye; Longo, Jelenic (41' st. Miracoli). A disposizione: Oddo, Mannella, Bettati, Doninelli, Guarco, Candia, Rodriguez. All. Corradi.
Arbitro: Pasqua di Tivoli.
Note: espulso Piras (G); ammoniti Faraoni (I), Alhassan (G), Sturaro (G), Polenta (G).
 
SAMPDORIA - VARESE 1-3
 
Reti: 11' pt. Pompilio (V); 4' st. Ferreira (V), 22' st. Icardi (S), 26' st. Pompilio (V).
 
Sampdoria (4-2-3-1): Tozzo, Martella, Patacchiola, Masi, Cancellotti; Muratore (28' pt. Icardi), Krsticic (29' st. Martinelli); Rizzo (34' st. Lamorte), D'Agostino, Obiang; Testardi. A disposizione: Negretti, Celjah, Sampietro, Messina, Grieco, Rossi. All. Bruni.

Varese (4-4-2): Micai; Toninelli (43' st. Serrano), Miceli, Bianchetti, Marchi; Benvenga, Wagner, Barberis, Ferreira (13' st. Lazaar); Pompilio, De Luca (35' st. Gaeta). A disposizione: Belenzier, Scialpi, Capriolo, Romanini, Maio, Samba.
All. Mangia.

Arbitro: Manganiello di Pinerolo.

Note: espulso Masi (S); ammoniti Testardi (S), De Luca (V), Wagner (V), Benvenga (V).
 
JUVENTUS - ATALANTA 1-3
 
Reti: 14' pt. Magnaghi (A); 14' st. Gatto (A), 23' st. Buchel (J), 32' st. Cortesi (A).
 
Juventus (4-4-2): Costantino; Romano, Di Dio, Camilleri, Belfasti; Spinazzola (19' st. De Silvestro), Ilari, Buchel, Belcastro (1' st. Libertazzi); Giannetti (35' st. Bianconi), Boniperti. A disposizione: Sclopis, Carfora, Liviero, Esposito R., Schiavone, Corticchia. All: Bucaro

Atalanta (4-3-3): Rossi; Almici, De Leidi, Suagher, Possenti; Molina, Baselli, Minotti; Cortesi (34' st. Tanferna), Magnaghi (15' st. Pandiani), Gatto (20' st. Zappacosta). A disposizione: Facheris, Cremaschi, Arcari, Esposito N., Malaccari. All. Bonacina.

Arbitro: Barbeno di Brescia.

Note: ammoniti Buchel (J), Di Dio (J).
  

Passano alle semifinali FIORENTINA, INTER, VARESE e ATALANTA. Le semifinali si giocheranno sabato 5 Marzo.

                                                                         
                                                       Rüdiger Franz Gaetano Herberhold







giovedì 3 marzo 2011

VIAREGGIO CUP-FINALE A LIVORNO

VIAREGGIO- La finale della 63° edizione del torneo mondiale giovanile di calcio VIAREGGIO CUP (ex COPPA CARNEVALE), in programma lunedì prossimo, 7 Marzo, a partire dalle ore 15, non si giocherà più allo stadio DEI PINI di VIAREGGIO, come precedentemente annunciato, ma allo stadio ARMANDO PICCHI di LIVORNO. Questo quanto deciso ieri sera all'unanimità dal Consiglio Direttivo del Centro Giovani Calciatori, presieduto dal Presidente, ALESSANDRO PALAGI. La decisione è stata motivata dal fatto di dare la possibilità alle due finaliste di poter giocare in un grande stadio, e su un manto erboso degno del torneo.

 Questo il comunicato ufficiale in merito, pubblicato sul sito della VIAREGGIO CUP. 
Il Consiglio Direttivo del Centro Giovani Calciatori, presieduto dal presidente Alessandro Palagi, ha deliberato all'unanimità di disputare lunedì 7 marzo alle ore 15, la finale della 63a edizione della Viareggio Cup allo stadio "Armando Picchi" di Livorno per dare l'opportunità alle due squadre finaliste di poter giocare in un grande stadio e su un manto erboso degno del torneo.
La decisione assunta dal Consiglio Direttivo non vuole essere contro la città di Viareggio, ma è tesa a valorizzare ulteriormente il Torneo lanciando al tempo stesso un forte messaggio affinché si tenga conto del valore e dell'importanza della Viareggio Cup e di tutto lo sport cittadino.

In precedenza, altre due volte, la finale si era giocata fuori Viareggio: era accaduto nel 1959, quando tutto il torneo fu giocato a Pisa, poi nel 1995 quando per l'inagibilità dello stadio viareggino la gara Fiorentina-Torino si svolse a Lucca anche se poi la partita, terminata 1 a 1, fu rigiocata a Viareggio.

                                                                   Rüdiger Franz Gaetano Herberhold

VIAREGGIO CUP- IL PROGRAMMA DEI QUARTI DI FINALE.

VIAREGGIO-Si giocano oggi i quarti di finale della 63°edizione della VIAREGGIO CUP. Questi gli incontri odierni.


GRUPPO 1

SAMPDORIA - VARESE (arbitro Manganiello di Pinerolo)
Quarrata (PT) / Stadio “F. Raciti” (ore 15)

FIORENTINA - PARMA (arbitro Viti di Campobasso)
San Giuliano Terme (PI) / Stadio “G. Bui” (ore 15)

GRUPPO 2

INTER - GENOA (arbitro Pasqua di Tivoli)
Viareggio (LU) / Stadio “T. Bresciani” (ore 15)

JUVENTUS - ATALANTA (arbitro Barbeno di Brescia)
Pistoia / Stadio “M. Melani” (ore 17)

Ricordiamo che in caso di parità al termine dei tempi regolamentari si giocheranno i tempi supplementari. In caso di ulteriore parità al termine dei tempi supplementari, si andrà ai calci di rigore.

                                                                        Rüdiger Franz Gaetano Herberhold

martedì 1 marzo 2011

VIAREGGIO CUP-OTTAVI DI FINALE: PASSANO TRA LE ALTRE JUVE E INTER, DILAGA L'ATALANTA, FUORI LE ROMANE.

VIAREGGIO-Si sono giocate oggi le gare relative agli ottavi di finale della VIAREGGIO CUP. Tra i vari risultati, la JUVE batte per 2-1 il PALERMO, l'INTER batte 1-0 il PRATO, il GENOA batte per 3-1 la RAPPRESENTATIVA SERIE D, la FIORENTINA batte 2-1 la REGGINA, e resta l'unica toscana in gara, vista anche la sconfitta del SIENA (2-0) contro il VARESE.L'ATALANTA batte per 4-0 l'unica formazione straniera superstite, il NAGOYA GRAMPUS, per ben 4-0. Fuori entrambe le romane. La LAZIO perde per 2-0 contro il PARMA, la ROMA esce ai rigori per 5-4 contro la SAMPDORIA.

Questi i risultati e i rispettivi tabellini.

PALERMO - JUVENTUS 1-2
 
Reti: 25' pt. Silvestri L. (P); 4' st. Belcastro (J), 32' st. De Silvestro (J).
 
Palermo (4-3-3): Di Gregorio; Silvestri L., Prestia, Adamo (1' st. Maniero), Pergolizzi (31' st. Fricano); Maltese, Corsino, Cristofari (35' st. Mercanti), Ardizzone, Asiedu, Nappello. A disposizione: Ippolito, Vassallo, Mineo, Di Mercurio, Sanseverino, Zerbo. All. Beruatto.
Juventus (4-4-2): Costantino; Romano, Camilleri, Di Dio, Liviero; Belcastro (23' st. Spinazzola), Corticchia, Ilari, De Silvestro; Libertazzi (8' st. Giannetti), Boniperti (38' st. Belfasti). A disposizione: Sclopis, Esposito, Buchel, Bianconi, Margiotta, Schiavone. All. Bucaro.
Arbitro: Marino di Roma 1.
Note: ammoniti Ilari (J), Di Dio (J), Corsino (P).


ROMA - SAMPDORIA 4-5 d.c.r. (0-0) 
Roma (4-1-4-1): Pigliacelli; Sabelli, Antei, Mladen, Frascatore; Viviani; Pettinari (23' st. Dieme), Florenzi, Citro (40' st. Ciciretti), Caprari; Scardina (32' st. Montini). A disposizione: Pena, Barba, Orchi, Falasca, Politano, Piscitella. All. De Rossi.

Sampdoria (4-4-2): Tozzo; Celjak, Pa­tacchiola, Masi, Martella; Rizzo (44' st. D'Agostino), Sampietro, Krsticic, Obiang; Zaza (47' st. Messina), Testardi (20' st. Icardi). A disposizione: Negretti, Cancellotti, Grieco, Lamorte, Martinelli, Muratore. All. Bruni.

Arbitro: Verdenelli di Foligno.

Note: sequenza rigori Mladen (R) fuori, Krsticic (S) gol, Viviani (R) gol, Obiang (S) gol, Florenzi (R) gol, D'Agostino (S) gol, Caprari (R) gol, Icardi (S) gol, Ciciretti (R) gol, Messina (S) gol; ammoniti Antei (R), Krsticic (S), Sampietro (S), Celjak (S).


GENOA - RAPPR. SERIE D 3-1
 
Reti: 32' pt. Longo (G); 17' st. Jelenic (G), 27' st. De Bode (G), 37' st. Passerò (R).
 
Genoa (4-3-3): Perin; Bani, De Bode (29' st. Miracoli), Polenta, Carlini; Sturaro, Molinelli (1' st. Guarco), Alhassan; Jelenic, Longo (14' st. Rodriguez), Boakye. A disposizione: Moretti, Bettati, Candia, Torres, Cane, Mannella. All. Juric-Corradi. 
Rappresentativa Serie D (4-3-3): Festa; Gorini, Gennari, Onescu, Giordani; Dolce (14' st. Celeste), Lartey (8' st. Mariani), Rossi; Zerbato, Fioretti (1' st. Passerò), De Sena. A disposizione: Berto, D'Agostino, Colonetti, Malagò, Sorbo, Ferrè. All. Magrini

Arbitro: Bietolini di Firenze.

Note: espulsi al 41' pt. Onescu (R), nell'intervallo il tecnico Magrini (R) e Gennari (R); ammoniti Molinelli (G), Bani (G).
 
FIORENTINA - REGGINA 2-1
 
Reti: 37' pt. Iemmello (F); 32' st. Lamenza (R), 49' st. Iemmello (F).
 
Fiorentina: Seculin, Piccini, Romiti, Agiey, Fatticcioni, Masi (40' st. Biondi), Acosty, Taddei, Iemmello, Carraro, Matos. A disposizione: Miranda, Bagnai, Biondi, Bittante, Panatti, Baccarin, Seferovic, Grifoni, Salifu. All. Buso.

Reggina: Leone, Bontà, Chirillo, Corso (19' st. Maita), Dall'Oglio, De Lorenzo, Larenda, Louzada, Paviglianitini, Piermattei (14' st. Catanese), Rubal. A disposizione: Cambareri, Basso, Catanese, Gagliardi, Maita. All. Ferraro. 
Arbitro: Aversano di Teviso.  
Note: espulso Matos (F) al 18' st; ammoniti Acosty (F), Masi (F), Bontà (R).
 
VARESE - SIENA 2-0
 
Reti: 15' st. Ferreira (V), 46' st. De Luca (V).
 
Varese (4-4-2): Micai; Toninelli, Miceli, Bianchetti, Marchi; Benvenga (38' st. Lazaar), Wagner, Berberis, Ferreira; De Luca, Pompilio (47' st. Gaeta). A disposizione Catanese, Bassi, Capriolo, Romanini, Maio, Serrano, Samba. All. Mangia.

Siena (3-4-3): Iacobucci; Malquori (1' st. Mucci), Checchi, Mazzuoli; Pacini, Serone (2' st. Rosseti), Vazzana, Butini; Soudant (35' st. Vettraino), Montagnani, Arroe. A disposizione: Marcone, Campinoti, Gidotti, Stella, Candiano, Cartone. All. Mignani. 
Arbitro: Valente di Roma 2. 
Note: espulso Arroe (S); ammoniti Vazzana (S), Toninelli (V), Miceli (V), Wagner (V), Bianchetti (V).
 
ATALANTA - NAGOYA GRAMPUS 4-0
 
Reti: 2' pt. Gatto (A), 16' pt. Magnaghi (A); 18' st. Almici (A), 42' st. Magnaghi (A).
 
Atalanta (4-3-3): Rossi; Almici, De Leidi, Arcari, Possenti; Molina (19' st. Cremaschi), Baselli, Minotti (1' st. Malaccari); Cortesi (1' st. Zappacosta), Magnaghi, Gatto. A disposizione: Facheris, Suagher, Esposito, Tanferna, Pandiani. All. Bonacina.

Nagoya Grampus (4-1-3-2): Ishii; Kato T. (37' st. Adachi), Kawamoto, Havenaar, Kato G. (25' st. Nakane); Tomita (30' st. Hiei); Tsuzuku, Sato, Mizuno; Kawamura, Aoyama. A disposizione: Ito, Watanabe, Otani, Kashio, Iwata, Magara. All. Takata.
Arbitro: Bellotti di Verona.
Note: ammonito Zappacosta (A).
 
INTER - PRATO 1-0
 
Reti: 23' st. Alibec (I)  
inter: Bardi, Faraoni, Benedetti, Natalino, Biraghi, Jirasek (41' st. Carlsen), Crisetig, Romano, Bessa (15' st. Knassmullner), Dell'Agnello, Alibec. A disposizione: Gallinetta, Galimberti, Mannini, Spendlhofer, Lussardi, Tallo, Thiam. All. Pea.

Prato: D'Oria, Tafi, Malomo, Visibelli, Guarisa, Schenetti, Gialdini, Morosini, Varutti (32' st. Gianotti), Regoli, Pagnotta. A disposizione: Fedele, Benedetti, Franchi, Sbal, Montagnolo, Martin, Vigni, De Felipe. All. Fiorentino.

Arbitro: Romani di Modena.
 Note: ammoniti Faraoni (I), Benedetti (I), Romano (Inter), Varutti (P), Malomo (P).

 
 
LAZIO - PARMA 0-2
 
Reti: 18' pt. Cocuzza (P); 13' st. Defrel (P).
 
Lazio: Berardi, Spirito, Vilkaitis, Crescienzi, Pantano, Zampa, Lanni, Adeleke, Ceccarelli, Di Mario, Trombetta. A disposizione: Mosciatti, Fagioli, Cinque, Spina, Dene, Pala, Barreto, Tira, Ojakor. All. Bollini.

Parma: Cacchioli, Ristovski, Iovinella, Palumbo, Contini, Bationo, De Vitis, Ze Eduardo, Defrel, Covic, Cocuzza. A disposizione: Agosti, Petrozzi, Finocchio, Adofo, Adorni, Colla, Boudzoumou, Bernasconi, Papaianni.
Allenatore: De Patre

Arbitro: Ceccarelli di Terni.

Note: ammoniti Cocuzza (P), Iovinella (P), Lanni (L), Cacchioli (P), Crescienzi (L).
 
 
 Passano ai quarti di finale: JUVENTUS, SAMPDORIA, GENOA, VARESE, INTER,  ATALANTA, PARMA e FIORENTINA.  Le partite dei quarti di finale si giocheranno Giovedì 3 Marzo. 
 
                                                                   Rüdiger Franz Gaetano Herberhold









VIAREGGIO CUP- IL PROGRAMMA DEGLI OTTAVI DI FINALE.

VIAREGGIO- Si giocano oggi, martedì 1° Marzo, gli ottavi di finale valevoli per la 63° edizione della VIAREGGIO CUP (ex coppa CARNEVALE). Questi gli incontri odierni:


GRUPPO 1

VARESE - SIENA (arbitro Valente di Roma 1)
Asciano (SI) / Stadio Comunale (ore 15)

INTER - PRATO (arbitro Romani di Modena)
Pistoia / Stadio “M. Melani” (ore 17)

ATALANTA - NAGOYA GRAMPUS (arbitro Bellotti di Verona)
Santa Croce sull'Arno (PI) / Stadio Comunale (ore 15)

LAZIO - PARMA (arbitro Ceccarelli di Terni)
Monterotondo (GR) / Stadio “Pian di Giunta” (ore 15)

GRUPPO 2

PALERMO - JUVENTUS (arbitro Marini di Roma1)
Viareggio (LU) / Stadio “T. Bresciani” (ore 15)

ROMA - SAMPDORIA (arbitro Verdenelli di Foligno)
San Giuliano Terme (PI) / Stadio “G. Bui” (ore 15)

GENOA - RAPPRESENTATIVA SERIE D (arbitro Bietolini di Firenze)
Chiavari (GE) / Campo Comunale (ore 15) (Sintetico)

FIORENTINA - REGGINA (arbitro Aversano di Treviso)
Quarrata (PT) / Stadio “F.Raciti” (ore 15)

Anche la Viareggio Cup ha accolto l'invito della Federcalcio che ha predisposto un minuto di silenzio su tutti i campi, da oggi a domenica, per ricordare il militare ucciso in Afghanistan. Pertanto per le partite di ottavi, quarti e semifinali della Viareggio Cup, leggiamo sul sito della manifestazione, verrà rispettata la disposizione della FIGC.

                                                               Rüdiger Franz Gaetano Herberhold

VIAREGGIO CUP-GLI ULTIMI VERDETTI DELLE ELIMINATORIE. FUORI IL MILAN.

Sabato 26 Febbraio si sono giocate le ultime partite valide per la fase eliminatoria della 63° edizione della VIAREGGIO CUP. Questi i risultati.


GIRONE 7
ROMA - MIDTJYLLAND    1-1
JEDINSTVO - TARANTO   0-1

Classifica ROMA 7 (FATTI 7 SUBITI 3); MIDTYLLAND 5 (F.5 S.2); TARANTO 3 (F.1 S.8); JEDINSTVO 1 (F.3 S.7). 
 

 GIRONE 8
FIORENTINA - CLUB NACIONAL        2-2
NEWCASTLE - LECCE                      1-1
Classifica FIORENTINA 7 (FATTI 7 SUBITI 4); CLUB NACIONAL 3 (F.6 S.6); NEWCASTLE (F.4 S.6) e LECCE (F.4 S.5) 2.

 GIRONE 9
MILAN - STABAEK                               1-2
NAGOYA GRAMPUS - SASSUOLO       1-1
Classifica NAGOYA GRAMPUS (FATTI 5 SUBITI 2) e SASSUOLO (F.2 S.1) 5; STABAEK 3 (F.3 S.6); MILAN 2 (F.1 S.2).

 GIRONE 10
GENOA - NORDSJAELLAND                 3-0
CITTA' MARINO CALCIO - PARMA         1-2
Classifica GENOA 7 (FATTI 5 SUBITI 1); PARMA 6 (F.4 S.3); CITTA' MARINO CALCIO 2 (F.3 S.4); NORDSJAELLAND 1 (F. 2 S.6).

 GIRONE 11
PALERMO - PRATO         2-1
BRERA - LUMEZZANE     2-0
Classifica PALERMO 9 (FATTI 6 SUBITI 1); PRATO 6 (F.4 S.2); BRERA 3 (F.2 S.3); LUMEZZANE 0 (F.0 S.7).

 GIRONE 12
NAPOLI - SPEZIA   1-1
KALLON - SIENA    1-1
Classifica SIENA 7 (FATTI 6 SUBITI 3); NAPOLI (F.3 S.3) e SPEZIA (F.5 S.5) 4; KALLON 1 (F.2 S.5).

In merito ai seguenti risultati, si qualificano agli ottavi di finale della VIAREGGIO CUP: come prime classificate dei rispettivi gironi del gruppo B: ROMA, FIORENTINA, NAGOYA GRAMPUS, GENOA, PALERMO, e SIENA; come migliori seconde PARMA e PRATO.


                                                         Rüdiger Franz Gaetano Herberhold