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sabato 19 aprile 2014

SPUNTI DI SPORT-LA LEZIONE DI KLAS.


Ci sono campioni capaci di regalarti delle grandi emozioni. Non importa se al momento stiano praticando o meno sport: a volte anche un determinato gesto può darti tantissimo dentro, e magari, in certi frangenti, regalarti una bellissima lezione di sport ma anche di vita.
La storia che andiamo a raccontare riguarda un giocatore che il calcio italiano conosce piuttosto bene, avendo militato prima nel Bari e poi nel Bologna tra il 1995 e il 2000. Dopo una brevissima esperienza all'Olympique Marsiglia, tornò in Italia, e più precisamente al Lecce, dove al termine della stagione 2000/2001 si ritirò dall'attività agonistica. Stiamo parlando di Klas Ingesson.

Sono passati tanti anni da quando il centrocampista svedese di Ödeshög, militava nel nostro campionato. Chi non ricorda le tre stagioni a Bari dell'ex capitano il quale, dopo la retrocessione in SERIE B al termine della stagione 1995/96 riuscì a ritornare immediatamente la stagione successiva nella massima serie, guidato da Eugenio Fascetti? Chi non ricorda quel soprannome, “gigante buono”, che la tifoseria del Bari gli aveva attribuito vista la sua somiglianza con Dolph Lundgren, attore anch'egli svedese, celebre per aver interpretato in Rocky IV del 1985 il ruolo del puglie russo Ivan Drago? Chi non ricorda poi, le due stagioni a Bologna (guidato nella prima stagione da Carlo Mazzone, e nella seconda prima da Sergio Buso e poi da Francesco Guidolin) con il goal vittoria segnato allo Slavia Praga su colpo di testa all'83° minuto di gioco, con la formazione felsinea che arrivò a giocarsi la semifinale contro il Marsiglia nella stagione 1998/99?

Dopo essersi ritirato al termine della stagione 2000/2001 nelle file del Brescia, Klas torna nel 2010 nel mondo del calcio come allenatore delle giovanili dell'Elfsborg. Due anni prima aveva dovuto combattere contro un tumore, e più precisamente contro un mieloma multiplo, un tumore del sangue che riguarda precisamente le plasmacellule, delle cellule cioè appartenenti al sistema immunitario, presenti nel midollo osseo, e che hanno la funzione importantissima di produrre anticorpi, vincendolo almeno in una prima fase.

Un tumore che tornerà a farsi vivo, nel Gennaio dello scorso anno ma che Klas riuscirà nuovamente a sconfiggere dopo cicli di chemioterapia, un trapianto di cellule staminali, e sebbene purtroppo un'osteoporosi, legata direttamente alla malattia abbia costretto Klas ad avvalersi di un deambulatore per potersi muovere.

Eppure, nonostante tutto, nonostante purtroppo la stanchezza fisica, Klas con la stessa grinta battagliera che aveva caratterizzato il suo passato di calciatore, in seguito all'esonero del tecnico Lennartsson lo scorso Settembre, aveva accettato la panchina dell'Elfsborg, squadra militante nel campionato svede, l'Allsvenskan. Panchina che se da una parte gli riserva anche delle buone soddisfazioni a fine stagione, a inizio campionato riserva anche alcune critiche.

Dopo la sconfitta occorsa in trasferta contro l'Atvidabergs per 2-1 lo scorso 31 Marzo (vantaggio dei padroni di casa al 19° minuto di gioco con Santos, raddoppio al 66° minuto con Abubakari, e goal della bandiera dell'Elfsborg all'87° con Frick), diverse sono le proteste sopratutto sui media locali nei confronti proprio del tecnico e delle sue condizioni di salute, considerando anche che proprio al termine della gara Klas, cadendo all'interno dello spogliatoio, si era fratturato un braccio. "Non può allenare ridotto così". Questo il commento di numerosi commentatori locali. E questo sebbene Ingesson, nonostante non abbia ancora il patentino di allenatore, sia amato sia dai suoi giocatori, sia dalla grande maggioranza dei tifosi della formazione giallonera.

La risposta di Klas non si fa attendere, con una lettera aperta pubblicata sul sito dell'Elfsborg (http://www.elfsborg.se/oevriga/91-oevrigt/31809-personligt-brev-fran-klas-ingesson).
«Ho letto molte discussioni sul mio ruolo da allenatore legate alla mia malattia e mi hanno infastidito. Fisicamente e mentalmente non ho alcun problema a fare il mio lavoro: i miei valori sono equivalenti a quelli che avevo nel 2009 prima di ammalarmi, quindi significa che sono sano. Di certo il cancro e i vari trattamenti a cui mi sono sottoposto hanno reso il mio corpo muscolarmente più debole di cinque anni fa: non ho il fisico che ci si aspetta da un 45enne, dato che soffro anche di osteoporosi, ma voglio essere giudicato come tutti gli allenatori sono per i miei risultati e per le mie capacità, non per il mio stato fisico. E' diritto di ogni persona essere giudicato per ciò che sa fare, non perché ha una malattia o una disabilità: il calcio e l'Elfsborg sono la mia gioia, sono ciò che mi dà forza».

Venerdì 4 Aprile, Stadio Boras Arena. Nello stadio, inaugurato nel 2005, è in programma l'anticipo della seconda giornata dell'Allsvenskan che vede l'Elfsborg ospitare in casa l'Hacken. Una partita che gli uomini di Ingesson vinceranno nella ripresa negli ultimi venti minuti con un micidiale uno-due con Svennsson al 72° minuto di gioco e Larsson al 78° minuto. L'Hacken non ci sta a perdere e riapre la partita all'83° con Makondele. L'Elfsborg riuscirà però a chiudere la partita al 92° minuto su Nilsson su calcio di rigore, fissando così il punteggio finale sul 3-1 a favore degli uomini di Ingesson.

A beneficio degli appassionati, questa è una breve sintesi della partita.

Al triplice fischio finale, da parte dell'arbitro, i giocatori dell'Elfsborg si dirigono sotto la curva per festeggiare la prima vittoria stagionale. All'abbraccio con la curva non può mancare, Klas, il quale, a bordo della sua sedia a rotelle e spinto dal suo assistente, Janne Mian, va a ricevere l'abbraccio fortissimo, sia dei suoi giocatori, sia della curva, come possiamo vedere in questo filmato.

Alla vittoria contro l'Hacken conseguita dall'Elfsborg lo scorso 4 Aprile, è seguita poi la seconda vittoria consecutiva in casa da parte degli uomini di Ingesson ottenuta lo scorso 17 Aprile: 1-0 contro l'Helsingborg, con la rete decisiva segnata al 44° minuto del primo tempo da Larsson.

Un bellissimo momento di sport e di vita, quello regalatoci da Klas, il quale fortemente impegnato nella continua lotta contro la malattia, sconfitta per la seconda volta (speriamo davvero di cuore definitivamente), nonostante tutto non solo continua dunque ad allenare l'Elfsborg, ma ancor più continua pur con tutti gli acciacchi della malattia ad essere quel duro combattente e a mostrare quella grinta che abbiamo imparato a conoscere quando giocava.
Una grinta unica, tipica dei grandi campioni. Tipica, insomma, dei numeri 1.

Rüdiger Franz Gaetano Herberhold

                      Puntata disponibile anche sul sito del GUERIN SPORTIVO.

SPUNTI DI SPORT- BENFICA-JUVENTUS: UNA SEMIFINALE IN CHIAVE RANKING.


Una semifinale in ottica ranking. Se già Benfica-Juventus aveva il sapore di una finale anticipata di Europa League (l’altra semifinale è il derby spagnolo tra Siviglia e Valencia), a maggior ragione dopo l’aggiornamento della classifica del Ranking UEFA in seguito alle gare disputate lo scorso 10 Aprile, assume ancora più importanza. Non tanto per il ranking attuale, quanto per quello relativo alle prossime stagioni.

Se per quanto riguarda questa stagione l’Italia è infatti ben ancorata al quarto posto con 66.772 punti (in testa la Spagna con 95.284 punti, seguita dall’Inghilterra a 84.605 e dalla Germania a 81.641), con il Portogallo fermo a 61.466 punti; i rischi maggiori sarebbero soprattutto a partire dalla prossima stagione in quanto verranno azzerati i coefficienti della stagione 2009/2010, che avevano visto la vittoria della Champions League da parte dell’Inter. In virtù dell’azzeramento del coeffciente, e tenuto conto dei risultati attuali, il Portogallo sarebbe al quarto posto con 51.466, con l’Italia retrocessa al quinto posto con 51.344.

Qualora dovesse confermarsi questa classifica con l’Italia al quinto posto per tutta la prossima stagione calcistica dietro al Portogallo, se per quanto riguarda la Champions League non cambierebbe praticamente nulla (le squadre classificate fino al sesto posto del ranking UEFA qualificano 3 squadre: 2 direttamente alla fase a gironi, e 1 tramite i preliminari), ci sarebbe qualche cambiamento sul fronte Europa League. Dalla stagione 2015/2016, infatti, i primi quattro club nella classifica Ranking potranno qualificare alla fase a gironi ben 2 squadre rispetto all’attuale 1.

A questo particolare va aggiunta anche una questione d’immagine: dalla seconda metà degli anni 80 fino alla fine degli anni ’90, il calcio italiano era sempre ai vertici del ranking. Poi, inesorabilmente, è iniziato un pericoloso tracollo verso il basso, che in questa stagione, nonostante tutto, siamo comunque riusciti tutto sommato a limitare, rispetto alle ultime, disastrosissime stagioni, ma non a frenare completamente.
In caso di un effettivo quinto posto, si tratterebbe del peggior risultato dal 1984 ad oggi. Per carità, è vero che il calcio italiano nel 1982 si classificò addirittura dodicesimo nella classifica ranking, ma è altrettanto vero che il calcio italiano di allora era un calcio ancora alle prese con il fenomeno del calcioscommesse che tanto aveva sconvolto all’inizio degli anni ’80 il movimento calcistico nostrano.

Certamente, tante cose sono cambiate d’allora, con un movimento che dopo quel momento buio aveva ripreso a spingere e rialzarsi qualitativamente da un punto di vista tecnico, e con la Serie A ritenuta dai massimi esperti come “il campionato più bello del mondo”.
Vero è altresì, però, che purtroppo, non tutto è stato fatto con la Serie A sempre più sorpassata in ambito tecnico e di appeal dal campionato inglese, e spagnolo e tedesco, e con il serio rischio di essere superata da altri campionati ancora. Cosa questa, peraltro, che ha portato, purtroppo, numerosi campioni a disertare il nostro campionato a favore di altri lidi in cui esprimere il proprio valore.

Diventa così importante per il calcio italiano mantenere quel quarto posto in Ranking UEFA al termine di questa stagione sfruttando la fame di vittorie della Juventus, desiderosa di giocare la finale di Europa League nel proprio stadio, e l’unico modo per farlo è battere il Benfica in semifinale.
L’impresa non è semplice, in quanto il Benfica è a un passo dal vincere il proprio campionato, come d'altra parte la stessa Juve, e peraltro come le altre squadre portoghesi (vedi il Porto guidato da Andre Villas Boas, vincitore dell’Europa League 2010/2011 contro lo Sporting Braga in una finale inedita di matrice lusitana) sente moltissimo questa coppa, di cui lo scorso anno fu finalista contro il Chelsea allora guidato da Benitez, e che perse di misura per 2-1 grazie a un goal segnato da Ivanovic al 93° minuto, in pieno recupero), ma va almeno provata, per rispetto nei confronti del nostro calcio.

Non sarà certamente un quarto posto in ranking UEFA a frenare lo stato di crisi che attraversa il movimento calcistico italiano, ma chissà che almeno, con la riconferma di questa importantissima posizione in ranking, come scriveva il sommo poeta Dante a conclusione dell’ultimo canto dell’Inferno, non potessimo uscir “a riveder le stelle”.

Rüdiger Franz Gaetano Herberhold

SPUNTI DI SPORT-AMARCORD: ATL.MADRID-BAYERN (1974).

Un giovane FRANZ BECKENBAUER alza la COPPA DEI CAMPIONI 1974, vinta dal BAYERN MONACO.

Corsi e ricorsi storici. Come abbiamo appreso nel corso della serata di mercoledì, grazie alla vittoria casalinga contro il Barcellona sarà dunque l'Atletico Madrid guidato da Diego Pablo Simeone a disputare le semifinali di Champions League. Per i Colchoneros questa qualificazione ha un sapore piuttosto speciale: consente infatti di spezzare un tabu che ormai stava andando avanti da ben 40 anni. Era infatti dalla stagione 1973/74 che l'Atletico non si era più qualificato alle semifinali dell'allora coppa dei Campioni, l'attuale Champions League. Singolare poi il fatto che la qualificazione degli uomini di Simeone sia avvenuta in contemporanea con la qualficazione del Bayern Monaco, che, lo ricordiamo, ha battuto in casa il Manchester United per 3-1.
Atletico Madrid e Bayern Monaco furono infatti i protagonisti della finale di Coppa dei Campioni proprio della stagione 1973/74: una finale che passerà alla storia sia perchè dopo 18 edizione per la prima volta fu necessario ripetere la finale per via del risultato di parità al termine dei tempi supplementari; sia perchè per la prima volta la Coppa sarebbe stata vinta da una formazione tedesca.

Bruxelles, 15 Maggio 1974. Allo stadio Heysel, davanti a 49.000 spettatori si gioca la finale della Coppa dei Campioni. Da una parte il fortissimo Bayern Monaco, guidato da Udo Lattek con una squadra assolutamente micidiale che vedeva tra gli altri in porta il mitico Sepp Maier, autore peraltro di ben 473 presenze consecutive con la maglia della formazione bavarese; in campo tra gli altri Franz Beckenbauer, capitano e regista della squadra di Lattek nonché fresco vincitore del Pallone d'Oro; Uli Hoeness e poi il leggendario Gerd Mueller; dall'altra parte l'Atletico Madrid, con numerosi stranieri tra le sue fila, e con un grandissimo Luis Aragones capace di realizzare in 265 presenze ben 123 reti. Adirigere l'incontro l'arbitro belga Vital Loraux.
Il Bayern Monaco si era qualificato alla finalissima pareggiando prima la gara di andata per 1-1, e poi battendo in casa per 3-0 gli ungheresi dell'Ujpest grazie alla rete segnata al 35° da Torstensson, all'autorete segnata al 70° da Horwath, e alla rete segnata all'80° minuto da Gerd Muller ; l'Atl.Madrid aveva invece affrontato gli scozzesi del Celtic Glasgow pareggiando a reti bianche la gara di andata, e aggiudicandosi poi la gara di ritorno per 2-0 grazie alle reti segnate da Adelardo e da Garate.

Il Bayern si presenta alla finalissima con i favori dei pronostici, vista la rosa di assoluto livello, eppure finisce per risentire di questa cosa. La squadra che si presenta in finale non è la stessa di sempre; sembra quasi fare fatica a impostare una manovra di gioco, i giocatori sembrano quasi contratti. I tempi regolamentari si chiudono così a sorpresa a reti bianche, sul punteggio di 0-0. si va così ai tempi supplementari. Al 114° minuto di gioco, a sei minuti dal termine dei supplementari, a ulteriore conferma dei problemi avvertiti quella sera dal Bayern, è proprio la formazione spagnola, guidata dal tecnico argentino Juan Carlos Lorenzo a passare in vantaggio, grazie a un contropiede di Luis Aragones, che beffa sia la difesa bavarese, che il portiere Maier.
Sembra fatta per la formazione madrilena, ma è proprio in questo momento così difficile che, con la forza della disperazione, il Bayern cerca almeno il pareggio. Un pareggio che si concretizza a un minuto dal termine del secondo tempo supplementare grazie a un lancio dai trenta metri del difensore bavarese Schwarzenbeck, che beffa il portiere spagnolo Reina (padre, peraltro dell'attuale portiere del Napoli, Pepe Reina). I supplementari si chiudono così sul punteggio di 1-1.
Non essendo all'epoca previsti dal regolamento i calci di rigore, viene fissata la data della ripetizione della finale, in programma due giorni dopo, il 17 Maggio, sempre allo stadio Heysel di Bruxelles. Per la coppa dei Campioni si tratta sicuramente di una novità: nelle precedenti 18 edizioni, non era infatti mai capitato venisse ripetuta la finale per via di un pareggio al termine dei supplementari!

Diverso l'approccio con cui le due squadre si presentano alla ripetizione della finale. Se da una parte l'Atletico Madrid si presenta con i giocatori affaticati fisicamente per via dei tempi supplementari (cosa che costringera il tecnico dei Colchoneros, Lorenzo, a fare a meno di Irureta e di Ufarte) e al contempo demoralizati per via del pareggio subito a un minuto dal termine, dall'altra il Bayern si presenta alla finale di ripetizione molto più motivato rispetto alla prima finale per via del pareggio conseguito in extremis che ha ulteriormente rinfrancato gli uomini di Udo Lattek, il quale riproporrà la stessa formazione schierata nella prima finale.

Non c'è quindi da stupirsi, se la finale di ripetizione, diretta dall'arbitro belga Alfred Delcourt si concluderà con il netto dominio del Bayern, che batterà l'Atletico Madrid per 4-0, davanti a 49.000 spettatori, grazie alle doppiette di Uli Hoeness, con le reti segnate al 38° e all'83° minuto di gioco, e di Gerd Müller, con le reti segnate al 58° e al 71° minuto di gioco.

Per il Bayern e per il calcio tedesco si tratta di una vittoria storica: mai una formazione tedesca aveva vinto la Coppa dei Campioni.
A beneficio degli appassionati, andiamo ora a pubblicare le immagini di quella storica finale di ripetizione in versione rigorosamente integrale.


Un dominio,quello del Bayern in ambito europeo, che proseguirà anche nelle due edizioni immediatamente successive del torneo, che vedranno i bavaresi battere il Leeds per 2-0 e il Saint Etienne per 1-0, con le redini della squadra affidate a Dettmar Cramer.

Per quanto riguarda, invece, l'Atletico Madrid, i Colchoneros non riuscirono più, dopo quella forte delusione, a qualificarsi per le semifinali della coppa dei Campioni, divenuta poi Champions League, fino a questa stagione.

Mentre scrivo questa puntata di Spunti di Sport, si è svolto il sorteggio delle semifinali di Champions League, che ha visto abbinare l'Atletico Madrid al Chelsea di Mourinho e il Bayern Monaco al Real Madrid guidato da Carlo Ancelotti: sarebbe piuttosto intrigante, senza voler togliere nulla al valore delle altre due squadre, a 40 anni da quella storica finale una finalissima tra l'Atletico Madrid di Simeone, e il Bayern Monaco di Pep Guardiola. Due ottime squadre che nei loro rispettivi campionati stanno facendo molto bene, con il Bayern che si è aggiudicato la Bundesliga con 7 turni di anticipo, e l'Atletico Madrid attualmente in testa nella Liga spagnola. Ai posteri l'ardua sentenza!

Rüdiger Franz Gaetano Herberhold

Puntata disponbile anche sul sito del GUERIN SPORTIVO.

martedì 8 aprile 2014

SPUNTI DI SPORT-IL PUNTO SUL GP DEL BAHRAIN.


Ancora una volta un dominio assoluto. Non c'è niente da fare: il mondiale 2014 di FORMULA 1 sembra sempre più sotto il segno delle MERCEDES. Salvo colpi di scena clamorosi, quasi sicuramente saranno i due piloti della Stella d'argento, NICO ROSBERG, vincitore della prima gara in AUSTRALIA, e LEWIS HAMILTON, vincitore anche qui in BAHRAIN dopo aver vinto il GP della MALESIA a sfidarsi per il titolo iridato. Intanto, bellissimo il duello tra i due in pista tale da evocare il ricordo dei duelli SENNA-PROST, ai tempi della MC LAREN-HONDA nella seconda metà degli anni 80. Ancor più bello però l'abbraccio tra i due a fine gara, dimostrazione che tra i due piloti, abituati a correre insieme fin da piccoli, ci potrà essere in pista sana rivalità ma, finita la corsa, tornano a essere nuovamente gli amici di sempre.

Potrebbe sembrare strano questo mio commento dopo 3 gare e ben 16 ancora da disputare, ma la superiorità vista sul circuito del SAKHIR in BAHRAIN da parte della MERCEDES è talmente ampia che difficilmente qualcuno potrà battere le monoposto progettate da ALDO COSTA.
Si pensava in un primo tempo che a spingere la monoposto verso questi ottimi risdultati ofsse la POWER UNIT MERCEDES; in BAHRAIN abbiamo scoperto che la POWER UNIT è sicuramente la migliore del lotto, ma che da sola non basta. Se non c'è infatti un telaio ottimale, la sola POWER UNIT ti può dare dei vantaggi, ma fino a un certo punto. Chiedere a FORCE INDIA, MC LAREN e WILLIAMS, decisamente più competitive rispetto ad altre monoposto, ma capaci al contempo di accumulare dei distacchi piuttosto ampi.

Una cosa, comunque è certa: dovessimo dare un titolo a questa 11° edizione del GP DEL BAHRAIN, la prima in notturna, potremmo sicuramente intitolare come il GP DELLE RIVINCITE E DELLE SCOMMESSE VINTE.

La rivincita sicuramente del capo telaista MERCEDES, ALDO COSTA. Progettista delle ultime FERRARI MONDIALI di SCHUMACHER e di RAIKKONEN, allontanato troppo frettolosamente dalla FERRARI nel 2011, il progettista emiliano si è preso una grandissima rivincita non solamente firmando una buona vettura come quella dello scorso anno, ma firmando anche quella di quest'anno. Inizialmente non sarebbe dovuto essere COSTA, infatti, a firmare la monoposto MERCEDES di quest'anno. Visti però i buoni risultati conseguiti tra la prima parte e l'inizio della seconda parte con le numerose POLE POSITION acquisite e le vittorie a MONACO, SILVERSTONE e BUDAPEST conseguite dai due piloti MERCEDES, la casa di STOCCARDA decise di rifare completamente il progetto della vettura 2014, affidandola nuovamente ad ALDO COSTA (avrebbe infatti dovuto firmare in un primo tempo il progetto 2015).

La rivncita sicuramente del pilota della FORCE INDIA, SERGIO PEREZ, silurato dalla MC LAREN al termine della stagione a favore di MAGNUSSEN. Il pilota messicano, ex SAUBER, non solo non si è perso d'animo, ma, trovato per questa stagione un posto in FORCE INDIA al fianco di NICO HULKENBERG, domenica in gara ha effettuato finalmente una gara di assoluto livello, senza essere eccessivamente iruento. Caratteristicha, questa, che lo aveva limitato nel corso della scorsa stagione.

Altra rivincita sicuramente quella di FELIPE MASSA. Allontanato dalla FERRARI a fine stagione per il ritorno di RAIKKONEN, il pilota brasiliano ha disputato tutto sommato una buona gara, limitato forse da una monoposto, la WILLIAMS, che mangiava un po' troppo le gomme, finendo settimo, davanti al suo compagno di squadra, BOTTAS, e alle due FERRARI.

Una scommessa vinta che emerge a ulteriore conferma in casa RED BULL è quella di RICCIARDO. Ingaggiato dalla scuderia austriaca al posto di WEBBER, il pilota italoaustraliano, dopo alcune stagioni in TORO ROSSO ha potuto disputare tremgare di assoluto livello, finendo per relegare in secondo piano il quattro volte campione del mondo, SEBASTIAN VETTEL, verso cui DANIEL non ha dimostrato il benchè minimo timore reverenziale.
Già in AUSTRALIA RICCIARDO si era classificato secondo prima di essere squalificato per via della questione relativa al flussometro, che peraltro verrà discussa a PARIGI al TRIBUNALE FIA lunedì prossimo. In MALESIA lo stesso pilota aveva superato al via VETTEL, per poi però essere superato in seguito.
In BAHRAIN DANIEL già aveva ottenuto un buon terzo posto in griglia, arretrato poi al via di dieci posizioni per via di un errore dei meccanici in MALESIA i quali avevano sbagliato a montargli una gomma. Sanzione che RICCIARDO, causa problema tecnico, non aveva poi potuto scontare nel GP, e quindi comminata in questa gara. In gara poi DANIEL è stato fenomenale, riuscendo a superare VETTEL, e classificandosi così al quarto posto, a poco più di 4 decimi dal terzo classificato, PEREZ. Un ragazzo di cui in futuro sentiremo sicuramente parlare.

Due parole sulla FERRARI. Molto chiaramente: così come nel 2011 a Maranello decisero di allontanare ingiustamente e troppo frettolosamente COSTA, qui ci vuole una decisione sicuramente forte. Non si può vedere una FERRARI andare così piano, e surclassata da così tante scuderie. Se nei test precampionato si vedeva già una FERRARI più lenta della MERCEDES ma avanti rispetto alla RED BULL, qui in BAHRAIN abbiamo assistito a una vera e propria debacle, con una monoposto mai realmente competitiva, e nel ruolo di comprimaria. Mai un momento in cui i piloti, ALONSO e RAIKKONEN, abbiano potuto dimostrare realmente il proprio valore. Una POWER UNIT, quella della FERRARI, purtroppo, decisamente la più debole del lotto, a cui più dei 30 cavalli che sarebbero stati detti essere mancanti rispetto alla concorrenza, sembra ne manchino almento un'ottantina. Con le POWER UNIT congelate fino a fine stagione, come pensare di recuperare un gap così devastante rispetto alla MERCEDES?
Si prospetta certamente un lavoro durissimo per il dt JAMES ALLISON, ingaggiato a Settembre dalla ROSSA quando la F14T era già in avanzatissima fase di progettazione, e in merito alla quale non ha ancora realmente potuto dare il suo contributo.

Per quanto riguarda i piloti, poi, mentre ALONSO è riuscito pur faticando ad adattarsi alla nuova monoposto, RAIKKONEN ha denotato dei grossi problemia trovare il feeling con la nuova macchina, denotando delle grosse difficoltà per quanto riguarda le frenate.
Per quanto riguarda la monoposto in se per se, la F14T ha purtroppo denotato, oltre alla POWER UNIT più debole del lotto, grossi limiti anche in trazione. Problemi su cui la ROSSA dovrà provare a trovare una soluzione già nei test in corso di svolgimento in BAHRAIN oggi e domani a cui parteciperanno tutte le scuderie. Per la FERRARI correrà il solo ALONSO.

Concludiamo ricordando che il prossimo GP si correrà a PASQUA domenica 20 aprile in CINA sul circuito di SHANGAI con doppia diretta RAI e SKY. Un circuito su cui lo scorso anno vinse FERNANDO ALONSO con la F 138.
Sperare in un bis, purtroppo, ci sembra a dir poco improbabile. Basterebbe comunque una performance decisamente migliotre rispetto al GP corso domenica, e con una MERCEDES candidata all'ennesima vittoria, dopo aver eguagliato in questo inizio di campionato la RENAULT 2006, che si era aggiudicata i primi 3 GP vincendo in AUSTRALIA e BAHRAIN con ALONSO e in MALESIA con GIANCARLO FISICHELLA, senza però realizzare doppiette come invece il team di Stoccarda quest'anno è riuscito a fare. Un'ulteriore segnale della superiorità schiacciante del team di Stoccarda. Le scuderie rivali sono avvertite!

Rüdiger Franz Gaetano Herberhold

martedì 1 aprile 2014

SPUNTI DI SPORT-UNA DOPPIETTA STORICA.




Un dominio assoluto. Non ci sono parole per commentare l'esito della seconda gara del mondiale di FORMULA 1 disputata domenica in MALESIA sul circuito di SEPANG, che ha visto la MERCEDES dominare con LEWIS HAMILTON e NICO ROSBERG, penalizzato da alcuni problemi di sovrasterzo. Le due monoposto di STOCCARDA progettate dall'ex direttore tecnico FERRARI, ALDO COSTA, hanno evidenziato oltre a un'ottima competitività da un punto di vista motoristico con la migliore POWER UNIT di tutto il lotto anche un'ottimo telaio con tutto quanto ne consegue da un punto di vista strettamente aerodinamico.
In una Formula 1 alle prese con il più importante cambio regolamentare della sua storia, è importante partire bene con un cambio di regolamento come quellio appena avvenuto, come c'insegna la BROWN 2009 che dominò tutta la prima parte di campionato e che poi vinse con largo anticipo sia il MONDIALE PILOTI, sia quello costruttori in modo tale da poi gestire con calma il ritorno degli avversari, a cominciare dalla RED BULL (autrice di un recupero incredibile se pensiamo ai grandissimi problemi che erano emersi durante i test invernali con le monoposto di MILTON KEYNES impossibilitate a fare molti giri a causa dei gravi problemi che avevano falcidiato in una prima fase la POWER UNIT della RENAULT), per passare alla FERRARI (autrice di una gara sulla difensiva con ALONSO, ottimo quarto, ma che purtroppo ha mostrato dei gravi limiti sia di telaio, sia di trazione, sia di power unit con una potenza indubbiamente minore rispetto alla MERCEDES).

Una doppietta storica, dunque, quella di HAMILTON e ROSBERG a SEPANG, in quanto rompe un diguno che durava da ben 58 anni e mezzo.
Per carità, è vero che come motorista la MERCEDES aveva ottenuto grazie alla MC LAREN numerose doppiette nella seconda metà degli anni '90 con il duo HAKKINEN-COULTHARD (la prima nella stagione 1997 nell'ultima gara della stagione a JEREZ con HAKKINEN sul gradino più alto del podio, COULTHARD secondo, e l'allora neo campione del mondo JACQUES VILLENEUVE terzo). Come costruttore, però, era dal lontano 1955 che le vetture di STOCCARDA non ottenevano una doppietta. A ottenerla JUAN MANUEL FANGIO e PIERO TARUFFI.

Monza, Domenica 11 Settembre 1955. Sul circuito brianzolo si disputa la settima e ultima gara del mondiale di FORMULA 1. Un'annata quella del 1955, caratterizzata purtroppo dalla scomparsa del mitico ALBERTO ASCARI, in seguito a un incidente accaduto durante delle prove a bordo della sua LANCIA D 50. La LANCIA, scossa dall'accaduto, aveva deciso di ritrarsi dalle corse affidando tutte le sue macchine alla SCUDERIA FERRARI.
A dominare quella stagione fu la MERCEDES BENZ W 196, che non a caso ottenne i primi tre tempi dello schieramento con il riconfermato campione del mondo JUAN MANUEL FANGIO, seguito a tre decimi dal britannico STIRLING MOSS e dal tedesco KARL KLING, più staccato a 1 secondo e 8 decimi.
La gara, che per prima volta vede l'utilizzo dell'anello di velocità, e l'istituzione della curva PARABOLICA, che portarono così la lunghezza del circuito a circa 10 Km (la versione con l'anello, stile INDIANAPOLIS verrà utilizzato anche l'anno successivo e nel 1961, anno caratterizzato dal tragico incidente in cui perse la vita il pilota della FERRARI, il tedesco WOLFGANG VON TRIPS e ben 14 spettatori. Dall'anno succesivo, il 1962, il GP tornò a essere disputato sul circuito stradale, dove peraltro si corre ancora oggi, non comprensivo dell'anello di velocità) con 50 giri da disputare videro la doppietta MERCEDES con JUAN MANUEL FANGIO, che si aggiudicò la corsa con 7 decimi di vantaggio sul compagno di squadra PIETRO TARUFFI. Terza la FERRARI di EUGENIO CASTELLOTTI, staccata di oltre 46 secondi. Quarte e quinte le due MASERATI di BEHRA e di MONTEGUY, staccate rispettivamente di quasi 4 minuti l'uno e di un giro l'altro. Sui 23 piloti che presero parte alla gara, solamente 10 furono i piloti che giunsero al traguardo.

Queste, dunque, le immagini della doppietta MERCEDES a MONZA. Sarebbero poi passati 58 anni e mezzo prima che, come abbiamo già raccontato, le vetture di STOCCARDA centrassero una nuova doppietta, la sesta in FORMULA 1, che porta così la scuderia tedesca all'ottavo posto nella classifica delle doppiette ottenute dalle diverse scuderie nella storia della FORMULA 1 e al pari della COOPER, che corse in FORMULA 1 tra il 1959 e il 1969 e che vinse ben due titoli mondiali consecutivi nel 1959 e nel 1960 con JACK BRABHAM.

Rüdiger Franz Gaetano Herberhold

SPUNTI DI SPORT-SVEZIA SOTTO SHOCK.


Si può morire per una partita di calcio? Non riesco a trovare altre domande di fronte alla drammatica notizia appresa ieri sera mentre stavo preparando gli aggiornamenti NEWS per la pagina Fb del GUERIN.
Una notizia che, non vi nascondo, mi ha completamente gelato il sangue. Passino le rivalità tra tifoserie, gli sfottò, ma addirittura dover perdere la vità per tifare questa o quella squadra è veramente troppo. Vuol dire che purtroppo stiamo oltrepassando sempre più quel pericoloso limite tra calcio e violenza. Sempre che non l'abbiamo già oltrepassato.

Andiamo con ordine provando a raccontare i fatti. Nel weekend appena trascorso è iniziato il campionato svedese di calcio, l'ALLSVENSKAN, per intenderci, l'equivalente della nostra SERIE A.
Tra le varie partite in programma era in programma la sfida tra l'HELSINGBORG e il DJURGARDEN.
A dire il vero, già nella giornata di sabato si erano registrati i primi tafferugli quando un centinaio di tifosi del DJURGARDEN erano arrivati a HELSINBORG e non avevano trovato nulla di meglio da fare che assaltare un pub del centro e scatenare una rissa con tanto di 5 feriti.
L'intervento della polizia, con 3 tifosi del DJURGARDEN arrestati, sembrava aver riportato un po' di quiete nella piccola cittadina svedese sita a pochissimi km dal confine con la DANIMARCA.
Purtroppo non è stato così.

Nella giornata di domenica purtroppo sono ripresi in pieno gli scontri e durante uno di essi un tifoso del DJURGARDEN, Stefan Isaksson, padre peraltro di 4 bambini, è stato colpito varie volte alla testa durante gli scontri. L'uomo è stato portato immediatamente nell'Ospedale di HELSINGBORG, ma purtroppo per lui non c'è stato nulla da fare.

Poco prima delle 16 la portavoce della Polizia locale, EWA-GUN WESTFORD, ha dovuto ufficializzare la notizia della morte dell'uomo «Posso confermare che una persona è morta all’ospedale di Helsingborg dopo essere stata ferita alla testa. Eravamo riusciti a separare le due tifoserie, ma poi sono riuscite a sfondare e ad affrontarsi».

Nel frattempo allo stadio OLYMPIA di HELSINBORG è in corso di svolgimento la partita di campionato tra la squadra di casa e il DJURGARDEN. Il punteggio è fermo sull'1-1. Il DJURGARDEN era passato in vantaggio per primo al 14° con PRIJOVIC, ma la gioia del vantaggio era duratra poco: dopo circa 5 minuti, al 19°, i padroni di casa erano arrivati al pareggio con ACCAM.
La partita era poi proseguita piuttosto regolarmente fino a pochi minuti prima del termine del primo tempo, quando comincia ad arrivare allo stadio la notizia di un tifoso in fin di vita. I tifosi del Djurgaarden cominciano allora a gridare ai tifosi dell'Helsinborg “Assassini! Assassini!”e cheidono a gran voce la sospensione della partita.
Al 41° minuto l'episodio che cambia la partita. Un uomo entra in campo correndo all'impazzita da una curva all'altra. La polizia entra in campo, e riesce a bloccare l'uomo. Nel frattempo, però, la situazione sugli spalti degenera con decine di tifosi del DJURGAARDEN che lasciano le tribune, probabilmente diretti verso la curva avversaria armati di spranghe e fumogeni. La Polizia riesce ad evitare altri scontri, ma la partita non riprenderà più. Vista la situazione così complessa, l'arbitro dell'incontro, il signor HANSSON, fa rientrare deifinitivamente le squadre negli spogliatoi.

Una dinamica, quella di HELSINBORG-DJURGARDEN, che ricorda molto quanto avvenne durante il derby LAZIO-ROMA del 21 Marzo 2004, quando la partita venne sospesa in quanto sugli spalti era circolata la notizia che in uno scontro tra tifosi prima dell'inizio della partita era stato ucciso un bambino. Notizia rivelatasi poi falsa, a differenza di quanto avvenuto in Svezia domenica.
Un episodio, quanto accaduto domenica in Svezia, che speriamo di non sentire più. Sarebbe opportuno, infatti, ricordarci quanto sia un autentico piacere assistere a una partita di calcio. Già sono tante le difficoltà con cui dobbiamo vivere ogni giorno. Non è giusto dover perdere la vita a causa di una partita di calcio. Non è giusto.

Rüdiger Franz Gaetano Herberhold