si dice sempre che gli occhi dei
bambini siano in grado di vedere o trasmettere quelle cose che magari
noi adulti non diciamo loro, per protezione, o per affetto nei loro
confronti. Basta uno sguardo, vedere un volto, una espressione, e
loro riescono subito a capire, anche senza parlare, quale espressione
o stato d’animo possa esserci in quella data situazione. E magari
usano anche un disegno per esprimere una sensazione, un dato di
fatto, che magari nessuno ha detto loro, ma che essi, attraverso un
momento, o un’immagine hanno intuito.
Prendiamo il disegno sopra raffigurato.
Raffigura una casa e sopra di essa, due angeli. Quanta tristezza c’è
dietro questo disegno… La tristezza che deve aver suscitato anche
nel Presidente della Repubblica, GIORGIO NAPOLITANO, che si dice si
sia commosso nel vedere questo disegno, un disegno che purtroppo,
nella sua crudezza, descrive quanto vissuto dal piccolo LEONARDO.
LEONARDO stava in casa quella
maledetta sera del 29 Giugno 2009, quando purtroppo una esplosione di
una cisterna di GPL ha portato purtroppo in via Ponchielli, e in via
Porta Pietrasanta, lo scenario di una tragica rappresentazione,ha
portato via quasi tutta la sua famiglia, perdendo sua madre, e i due
fratellini Luca e Lorenzo (raffigurati nel disegno dal piccolo
Leonardo come due angeli). Ha rischiato di perdere anche suo padre
il piccolo Leonardo, ma per fortuna suo padre ora sta meglio, e ha
potuto ricominciare a occuparsi di lui.
Sono passati ormai cinque anni, cari
amici, da quella maledetta notte del 29 Giugno 2009, quando il treno
merci 50325, proveniente da TRECATE, e diretto a GRICIGNANO,
contenente quattordici cisterne di gas GPL, deragliò nella stazione
di VIAREGGIO, portando con se morte (32 vittime) e distruzione.
Cinque anni in cui la città ha provato
faticosamente a risollevarsi da quella immane tragedia, ma la ferita
resta ancora impressa dentro ognuno di noi.
Un 29 Giugno, che purtroppo già in
passato aveva portato profonda tristezza nel cuore dei viareggini
(come non dimenticare il 29 Giugno 1960, quando un immenso incendio
distrusse i vecchi hangar, tra via Machiavelli, e via Cairoli, nella
prossimità della stazione ferroviaria). Allora, però,
fortunatamente la città si seppe rialzare, e il Carnevale ritornò
nel 1961 più bello di pria, un conto è dover convivere con il
dolore della perdita di una persona cara.
Eppure, sembrava una sera come tante
altre…
Non dimenticherò mai quello stridio di
freni del treno merci, così forte come non avevi mai sentito in
passato. Quante volte avevi sentito frenare un treno merci, ma mai
con quella intensità, a tal punto che non si riusciva neanche a
sentire cosa dicesse la televisione. Poi il silenzio. Poco dopo, vedi
muoversi leggermente le carrozze del merci e poi una nuova frenata.
Non puoi immaginarti che in realtà una tragedia c’è già stata,
con il merci che ha già deragliato, e quel muoversi leggero del
merci, non è un ripartire del treno, ma è uno staccare
disperatamente la motrice dalle cisterne da parte dei ferrovieri che
viaggiavano su essa. Ormai una cisterna delle 4 deragliate è già
collassata a terra, e andando a terra, ha beccato in pieno un
picchetto, che l’ha completamente trinciata, con il GPL, che esce
senza pietà sul terreno, e si propaga nei dintorni. Nessuno può
immaginare che in quell’attimo in silenzio, in realtà i due
ferrovieri stiano correndo disperatamente verso il muro della
stazione, e, scavalcandolo, si fossero diretti disperatamente verso
il primo edificio abitato, la CROCE VERDE, chiedendo aiuto,
segnalando che una cisterna sta perdendo GPL, e che rischia di
saltare tutto da un momento all’altro. Pochi minuti dopo, una serie
di sinistre esplosioni, eccheggiano nella città di Viareggio,
portando con se fuoco, morte e distruzione.
Non ve lo nascondo, amici miei: quando
sentii quelle esplosioni, di cui addirittura in grado di far tremare
il vetro della balcone della sala, pensavo si trattasse di qualcuno
che avesse usato dei fuochi d’artificio un po’ più forti. Non mi
sarei mai immaginato di vedere, dirigendomi verso il balcone, una
stazione illuminata a giorno, con una luce rossastra nell’aria, che
aveva quel non so che di sinistro. E poi, girandomi a destra,verso
via BURLAMACCHI, un grosso spavento:delle fiamme molto alte, che
sembravano quasi mangiare gli alberi circostanti. Nel frattempo,
senti correre lungo il condominio le persone che abitano le mansarde,
terrorizzate. E poi, la persona che stava sul tuo stesso piano, dire
“C’è stato un grosso scontro tra treni all’altezza della
sottostazione elettrica.”
Solo poche ore dopo, guardando via
Internet, tramite cellulare, scoprii l’amara verità, con le sirene
delle ambulanze, e dei vigili del fuoco che passavano di continuo
lungo la strada, e con il numero delle vittime che purtroppo cresceva
ora in ora sempre di più.
Per la città di VIAREGGIO, amici miei
carissimi, è stato un bruttissimo colpo, colpo che la città ha
cercato di affrontare stando tutti uniti. Purtroppo 32 persone hanno
perso la vita, ma è come se tutti noi avessimo perso qualcosa.
E in questi momenti, veramente molto
difficili, anche lo sport ha voluto dare il suo contributo, a
cominciare dal calcio, con l’ESPERIA VIAREGGIO, che, al suo primo
campionato di PRIMA DIVISIONE, ha voluto ricordare la strage della
stazione, ospitando per tutta la stagione il disegno sopra
raffigurato del piccolo LEONARDO PIAGENTINI.
Ma ancor più bello e toccante è stato
quanto accaduto tre anni fa, Martedì 7 Giugno 2011. In una giornata
di festa per l’hockey viareggino, con la conquista del primo
scudetto in assoluto della storia del CGC VIAREGGIO, i fratelli
ALESSANDRO e MIRKO BERTOLUCCI hanno voluto dedicare la vittoria dello
scudetto ai familiari delle vittime della strage della stazione, un
gesto che gli stessi familiari hanno fortemente apprezzato, perché,
anche nei momenti più belli, quale può essere la vittoria dello
scudetto, il pensiero è andato a quei 32 angeli della nostra città,
che purtroppo hanno perso la vita ingiustamente.
Siamo ormai arrivati, amici, al 29
giugno 2014, al quinto anniversario della strage della stazione.
Questa sera, alle 20:45 circa ci sarà il ritrovo in Piazza
Margherita (lungo la Passeggiata) da cui partirà intorno alle 21 il
lungo silenzioso corteo, che attraverserà la città. Il
percorso a piedi - circa tre chilometri - interesserà piazza
Mazzini, via Mazzini, piazza Dante, via Burlamacchi, via Garibaldi,
piazza Sant’Antonio, via Galvani, Torre Matilde e cavalcaferrovia:
l’arrivo è previsto per le ore 22:30 nel piazzale davanti al
supermercato Pam, dove
si terranno gli interventi, compresi quelli del sindaco Leonardo
Betti
e del presidente della Provincia, Stefano
Baccelli.
Dalle 23.49
alle 23.52
l’attesa dell’ora della strage e la lettura
dei nomi delle 32 vittime.
Qui il corteo aspetterà lo scoccare
delle 23:48, ora della tragedia.
Una città che tutta unita, si
ritroverà per non dimenticare quella tristissima notte, ma che al
contempo leverà un unico grido unanime, affinché la città, ma
soprattutto i familiari delle vittime possano finalmente avere quella
giustizia che meritano veramente di tutto cuore.
La locandina della 3° edizione dei mondiali, disputata dal 4 al 19 Giugno 1938.
Cari amici, Dedichiamo questa puntata di
AMARCORD MONDIALE al secondo sigillo azzurro ai Mondiali di Calcio:
parliamo, infatti, dei Mondiali 1938, che videro il bis degli azzurri
guidati da VITTORIO POZZO, concentrandoci in particolare sulla semifinale e sulla finalissima.
Questa terza edizione dei Mondiali si giocò in Francia dal 4 al 19 Giugno.
Al via 15 squadre: 12 Europee (ITALIA, GERMANIA, SVIZZERA, UNGHERIA,
SVEZIA, AUSTRIA, ROMANIA, FRANCIA, BELGIO, NORVEGIA, POLONIA,
CECOSLOVACCHIA e OLANDA); 2 squadre dell'America latina (BRASILE e CUBA)
e 1 asiatica (le INDIE ORIENTALI OLANDESI, corrispondenti all'attuale
INDONESIA). A dire il vero ci sarebbe stata anche l'AUSTRIA, ma, a causa dell'ANSCHLUSS, non potè prendere parte al torneo.
Da rilevare anche in questa edizione l'assenza dell'INGHILTERRA
(avreebbe esordito nella prossima edizione del 1950), e il boicottaggio
di ARGENTINA e URUGUAY (l'ARGENTINA per la mancata alternanza in sede di
location tra paesi europei e paesi extra europei; l'URUGUAY ancora per
le polemiche relative all'assenza dei paesi europei nella prima edizione
del torneo.
Confermata la formula rispetto al 1934, con OTTAVI DI FINALE, QUARTI DI FINALE, SEMIFINALE, e FINALI sia per quanto riguarda il 3° posto, sia per quanto riguarda ovviamente il 1° posto.
LA SEMIFINALE TRA ITALIA E BRASILE.
Il capitano azzurro, GIUSEPPE MEAZZA, stringe la mano al capitano brasiliano, MARTIM.
Il 16 Giugno
1938 ITALIA e BRASILE si affrontano per le semifinali allo stadio
VELODROME di MARSIGLIA davanti a 33.000 spettatori agli ordini dell'arbitro svizzero WÜTHRICH.
Gli azzurri guidati da VITTORIO POZZO si erano qualificati per la
semifinale battendo agli OTTAVI DI FINALE per 2-1 la NORVEGIA ai tempi
supplementari grazie al goal decisivo segnato al 94°da PIOLA, e nei
quarti di finale i padroni di casa della FRANCIA per 3-1 (dopo il
vantaggio al 9° minuto di COLAUSSI, e l'immediato pareggio francese un
minuto dopo di HEISSERER, decisiva fu la doppietta di SILVIO PIOLA al
51° e al 72° minuto).
Il BRASILE si era invece qualificato per
la semifinale battendo la POLONIA per 6-5 dopo i tempi supplementari
negli ottavi di finale (al termine dei primi 90 minuti punteggio fermo
sul 4-4); e poi per 2-1 nei quarti la CECOSLOVACCHIA nella gara di
ripetizione disputata il 14 Giugno (la prima gara dei quarti, giocata il
12 Giugno si era conclusa sul punteggio di 1-1 dopo i tempi
supplementari).
Il Brasile era talmente sicuro di vincere che
non solo aveva già acquistato i biglietti del treno per PARIGI, ma
addirittura aveva lasciato fermo LEONIDAS in vista della finale.
Non sarà così. Gli azzurri di POZZO si aggiudicheranno la partita ,
dopo il primo tempo chiuso sullo 0-0, passando in vantaggio al 51°
minuto con COLAUSSI, e raddoppiando poi pochi minuti dopo, al 60°, con
MEAZZA su calcio di rigore. Il Brasile prova a riaprire l'incontro
all'87° segnando con ROMEU, ma non sarà sufficiente: saranno gli Azzurri
a disputare la finalissima contro l'UNGHERIA. Andiamo adesso a rivivere le principali emozioni di ITALIA-BRASILE attraverso le immagini dell'epoca, curate dall'ISTITUTO LUCE.
LA FINALE TRA ITALIA E UNGHERIA.
I due capitani, MEAZZA e SAROSI, si stringono la mano prima del calcio d'inizio.
Dunque, il
19 Giugno 1938, ITALIA e UNGHERIA si affrontarono allo stadio Olimpico
YVES-DU-MANOIR di COLOMBES (alla periferia di PARIGI) per la
finalissima: in ballo il campionato del Mondo. Per gli Azzurri sarebbe il secondo sigillo mondiale, per di più consecutivo.
Queste le formazioni che si sfidarono davanti a 45.000 spettatori agli ordini dell'arbitro francese CAPDEVILLE.
La partita vedrà gli azzurri passare in vantaggio al 6° con Colaussi,
ma dopo due minuti gli ungheresi giunsero al pareggio con Titkos 1-1. Al 16° minuto con un destro sotto l'incrocio dei pali Piola riporta gli azzurri avanti. 2-1. Al 35° minuto arriva il tris azzurro con Colaussi, abile a sfruttare un'incertezza del portiere unghere Szabo.
Nella ripresa l'Ungheria riapre la partita al 70° con Sarosi. 3-2.
All'82° minuto ancora Piola segna il goal del definitivo 4-2 azzurro
con cui gli uomini di Pozzo prevalgono sulla formazione ungherese
guidata da Schaffer e si aggiudicano il secondo titolo mondiale.
Questa la prima pagina del GUERIN SPORTIVO del 1938 che celebrò il secondo mondiale azzurro.
Andiamo a rivivere ora le emozioni della
finalissima mondiale tra ITALIA e UNGHERIA attraverso la sintesi dell'epoca curata dall'ISTITUTO LUCE.
Come abbiamo fatto per i Mondiali 1934,
andiamo a rivivere le fasi salienti della finale grazie alla
radiocronaca dell'epoca curata dall'indimenticabile NICOLÒ CAROSIO.
A conclusione del racconto dei Mondiali del
1938, andiamoli a rivivere integralmente attraverso questo documentario
realizzato da PATHÈ, e che qui possiamo vedere in lingua italiana.
Dopo questa
edizione, a causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale, i
mondiali si fermarono nel 1942 e nel 1946. Ripartiranno in Brasile nel
1950. Ma, come disse il celebre scrittore tedesco MICHAEL ENDE, questa è un'altra storia.
Cari amici, il 17 giugno è una data
speciale per tutti gli appassionati di calcio. 44 anni fa,infatti, si
disputava allo stadio AZTECA, la semifinale mondiale tra ITALIA e
GERMANIA OVEST.
Una partita che per via delle numerose
emozioni e dei ripetuti colpi di scena entrò nella memoria di tutti
come PARTITA DEL SECOLO.
STADIO AZTECA, 17 GIUGNO. Davanti a
102.444 spettatori si gioca la semifinale tra ITALIA e GERMANIA
OVEST.
In contemporanea con la semifinale
dell'AZTECA, si gioca l'altra semifinale allo stadio JALISCO di
GUADALAJARA che vedrà la vittoria del BRASILE per 3-1 contro
l'URUGUAY.
Tornando alla gara dell'AZTECA,
l'ITALIA è arrivata in semifinale vincendo il proprio gruppo
eliminatorio con 4 punti frutto della vittoria contro la SVEZIA
grazie a un goal di DOMENGHINI e ai due pareggi per 0-0 contro
URUGUAY e ISRAELE; e alla netta vittoria per 4-1 contro il MESSICO
nei quarti di finale.
La GERMANIA OVEST si è qualificata
alla semifinale dopo aver vinto il proprio girone nella fase
eliminatoria con ben 3 vittorie: per 2-1 contro il MAROCCO, per 5-2
contro la BULGARIA, e per 3-1 contro il PERù. Nei quarti di finale
aveva sconfitto l'INGHILTERRA dopo i tempi supplementari, in piena
rivincita rispetto ai mondiali di 4 anni prima.
Questo il tabellino di quella storica
semifinale con le formazioni ufficiali.
ITALIA: Albertosi, Burgnich, Facchetti
cap., Bertini , Rosato, Cera, Domenghini, Mazzola, Boninsegna, De
Sisti, Riva. – Sostituzioni: 46’ Rivera(Milan) per Riva, 91’
Poletti(Torino) per Rosato. – All. Valcareggi
GERMANIA OVEST: Maier, Vogts,
Patzke(65’ Held), Beckenbauer, Schnellinger, Schulz, Grabowski,
Seeler(cap.), Müller G., Overath, Löhr(51’ Libuda). – All.
Schön.
La partita vedrà l'ITALIA passare in
vantaggio all'8° minuto con BONINSEGNA. Al novantesimo minuto, il
pareggio della GERMANIA con SCHNELLINGER. si va così ai tempi
supplementari, la parte più emozionante della gara.
Al 94° GERMANIA in vantaggio con
MUELLER, pareggia al 98° BURGNICH. Sei minuti dopo, al 104° minuto
è RIVA a portare gli azzurri in vantaggio, ma non è finita.
Al 110° minuto è sempre MUELLER a
portare la GERMANIA in parità. Il punteggio è così sul 3-3. La
gioia del pareggio dura poco. Un minuto dopo GIANNI RIVERA fissa il
punteggio sul definitivo 4-3 a favore degli azzurri di Valcareggi.
ITALIA-GERMANIA VISTO DA GIANNI
BRERA.
La stretta di mano tra i due capitani, FACCHETTI e SEELER.
Cari amici, tra poco andremo a rivivere
ITALIA-GERMANIA sia attraverso la telecronaca di NANDO MARTELLINI,
sia attraverso la sintesi della RADIOCRONACA di ENRICO AMERI.
Intanto però andiamo a rivivere ITALIA-GERMANIA attraverso
una chicca molto speciale: un articolo che l'indimentcabile GIANNI
BRERA firmò per il GIORNO il 18 giugno 1970.
ITALIA-GERMANIA
4-3. Di GIANNI BRERA. IL GIORNO, 18 GIUGNO 1970.
Germania Ovest: Maier; Vogts,
Patzke ( Held dal 65' ); Schnellinger, Schultz, Beckenbauer;
Grabowoski, Overath, Seeler, Müller, Löhr (Libuda dal 51'
).
Arbitro: Yamasaki ( Messico )
Marcatori: Boninsegna
all'8' del p.t.; Schnellinger al 45' del s.t.; Müller al 4' del
p.t.suppl.; Burgnich all' 8' del p.t.suppl.; Riva al 14' del p.t.
suppl.; Müller al 5' del s.t. suppl.; Rivera al 6' del s.t.
suppl.
"Il vero calcio rientra nell' epica... la corsa, i
salti, i tiri, i voli della palla secondo geometria o labile o
costante..." Non fossi sfinito per l' emozione, le troppe
note prese e poi svolte in frenesia, le seriazioni statistiche e le
molte cartelle dettate quasi in trance, giuro candidamente che
attaccherei questo pezzo secondo ritmi e le iperboli di un autentico
epinicio. Oppure mi affiderei subito al ditirambo, che è più mosso
di schemi, più astruso, più matto, dunque più idoneo a esprimere
sentimenti, gesti atletici, fatti e misfatti della partita di
semifinale giocata all' Azteca dalle nazionali d'Italia e di
Germania.
Un giorno dovrò pur tentare. Il vero calcio rientra
nell' epica: la sonorità dell' esametro classico si ritrova intatta
nel novenario italiano, i cui accenti si prestano ad esaltare la
corsa, i salti, i tiri, i voli della palla secondo geometria e labile
o costante...Trattandosi di un tentativo nuovissimo, non dovrei
neanche temere di passare per presuntuoso. "Se tutti dovessero
fare quello che sanno", ha sentenziato Petrolini, "nulla o
quasi verrebbe fatto su questa terra".
È vero. Prima di
costruire il ponte di Brooklyn, l' architetto che lo progetta non è
affatto sicuro di esserne capace. Io stesso, disponendomi a cantare
una partita di calcio, non saprei di poterne cavare qualcosa di
valido. Però la tentazione è grande: ed io rinuncio adesso perché
sono stremato, non perché non senta granire dentro la voglia di
poetare. Italia-Germania è giusto di quelle partite che si ha pudore
di considerare criticamente. La tecnica e la tattica sono astrazioni
crudeli.
Il gioco vi si svolge secondo meno vigili istinti. Il
cuore pompa sangue ossigenato dai polmoni con sofferenze atroci. La
fatica si accumula nei muscoli male irrorati. La squadra, a stento
nata traverso la applicazione assidua di molti, si disperde
letteralmente. Campeggia su diversi toni l' individuo grande o
fasullo, coraggioso o perfido, leale o carogna, lucido o intronato.
Se assisti con sufficiente freddezza, annoti secondo coscienza. Non
ti lasci trasportare, non credi ai facili sentimenti, non credi al
cuore (anche se romba nelle orecchie e salta in gola). Ho sempre in
mente di aver cercato invano di capire come siano andate realmente le
cose nella finale mondiale 1934. Nessun cronista italiano aveva
visto: tutti avevano unicamente sentito.
Ora mi terrorizza l'
idea che qualcuno debba scorrere un giorno questo articolo senza
capire né poco né punto come si sia svolta la memorabile semifinale
Italia-Germania dei mondiali 1970. Retorica ne ho fatta solo a
rovescio, giustificando la mia umana impotenza a poetare. Ho dato un.
idea di quanto avrebbe meritato lo spettacolo dal punto di vista
sentimentale? Bene, non intendo abbandonarmi a iperboli di
sorta.
Fuori dunque le cifre: e vediamo di interpretarle
secondo onestà critica e competenza. Soffoco i miei sentimenti di
tifoso con fredda determinazione. Parliamo allora di calcio, non di
bubbole isteroidi. I bravi messicani sono impazziti a vedere italiani
e tedeschi incornarsi con tanto furore. Adesso fanno i loro
ditirambi. Pensano di apporre una lapide all' Azteca. Sarei curioso
di leggere: e magari di veder fallire in altri la voglia di poetare
ore rotundo.
I nostri ospiti hanno gaiamente bruciato
adrenalina ad ogni sconquasso, e Dio sa quanti ne siano stati
perpetrati in campo. Ma domenica c'è Italia-Brasile, e sarà,
garantito, anche peggio. Basterà una lapide un po' più grande per
ricordare tutto. Non anticipiamo, please. In finale sono due "equipos
bicampeones": dunque è sicuro ( a meno di eventi imponderabili
) che la Coppa Rimet avrà finalmente un padrone definitivo. Questo
conta!
La squadra azzurra, benchè gloriosissima finalista,
non va troppo lodata per ora. Guardiamola freddamente. L' Italia è
finalista, con il Brasile, della Coppa Rimet: questo può bastare
alla nostra gioia di tifosi, anche se sul partitone di ieri, che ci
ha portato a battere i tedeschi, è meglio ragionare, di modo che non
si gonfino equivoci pericolosi. La prima doverosa constatazione è
questa: gli italiani si sono battuti, quasi tutti, con slancio
virile, molto ammirevole e, in certo modo, sorprendente. È difficile
non dirsi fieri di questi guaglioni, dopo quanto si è visto e
sofferto.
Se l' altura non è un' opinione, vinceremo per la
terza volta i mondiali: questo ho detto e ripeto. Ma bisognerà che
non giochiamo come s'è fatto ieri, proprio no. La memorabile partita
è stata avvincente sotto l'aspetto agonistico e spettacolare: si è
conclusa bene per noi, e questo è il suo maggiore pregio, ai miei
occhi disincantati. Sotto l' aspetto tecnico-tattico, è da ricordare
con vero sgomento. Sia gli italiani sia i tedeschi hanno fatto
l'impossibile per perderla. Vi sono riusciti i tedeschi.
Evviva
noi! Errori ne sono stati commessi millanta, che tutta notte canta. I
tedeschi ne hanno forse commessi meno di noi, ma uno solo, madornale,
è costato loro la sconfitta. Enumero gli errori italiani. Si parte
con Mazzola, buon difensore, si segna e si regge benino. Marcature
discutibili (su Seeler andava messo d'urgenza Burgnich): ma all'
avvio tutto fila. Boninsegna tenta di servire Riva, stolidamente
soffocato in mischia, riceve un rimpallo di Vogts e cannoneggia a
rete: sinistro imperdonabile: gol. È il 7' . I tedeschi arrancano
grevi. Giocano con tre punte e mezzo, come con gli inglesi: le ali,
Muller e Seeler. Acuiscono via via il forcing ma non cavano più di
due tiri-gol di Grabowski: li sventano Rosato e Albertosi. Muller
conclude fuori una volta. Seeler non riesce a tirare affatto:
rifinisce soltanto.
Gli italiani concludono spesso con Riva,
tuttavia mal situato. Mazzola tiene Beckembauer e potrebbe segnare al
40' se l'arbitro gli concedesse la regola del vantaggio. Facchetti
inciampa nei piedi di Beckembauer, lanciato a rete, e lo fa
ruzzolare. Un arbitro meno onesto darebbe rigore (17' ). Riva spreca
di testa una palla-gol (40') e un' altra ne sbuccia a metà (parata
in angolo di Maier:42').
Secondo tempo. Mazzola e Boninsegna
sono stati avvertiti il mattino che uno di loro verrà sostituito da
Rivera. Nell'intervallo si sostituisce Mazzola, il migliore in campo.
Un collega tedesco, Rolf Guenther, sospira: "L' ultima nostra
speranza è riposta in Rivera". Maledetto. Come sostituire
Bonimba, pure molto bravo, e autore del gol? Dunque, fuori Mazzola.
Entra Rivera e assiste smarrito al forcing tedesco, sempre più acre.
Domenghini è chiamato su Beckembauer ma, ben presto, Schoen manda in
campo Libuda, a destra, sul più sciagurato Facchetti dell' anno, e
poi addirittura espelle Patzke e getta in mischia Held, un grintoso
biondone dal piglio da ss. Domenghini deve dividersi, a soccorso di
tutti.
Il forcing tedesco è così fiducioso che Riva al 5' e
Rivera al 12' possono battere a rete autentiche palle-gol. Purtroppo
sono sciape, e Maier le para entrambe. Sotto Albertosi, continue
gragnuole. Seeler giganteggia, sgomitando Bertini e venendone
sgomitato. Mischie furenti nella nostra area. Due falli da rigore
rilevati per onestà (e dàlli): Rosato su Beckembauer e Bertini su
Seeler. Una rimbombante traversa di Overath (19' ). Una respinta di
Rosato sulla linea. Un gol sbagliato da Muller. Due o tre parate gol
di Albertosi.
I tedeschi ci assediano. Rivera guarda.
Domenghini affoga. Dal'area, continui richiami. Nessuno torna, dalle
posizioni di punta (eppure Riva è meglio in difesa che all' attacco,
di questi tempi: sissignori). Il predominio tedesco è avvilente. Il
pubblico ruggisce all' ingiustizia del punteggio. I tedeschi
attaccano con Libuda, Seeler, Muller, Held e Grabowski di punta, e
dietro loro premono Beckembauer e Overath. Un vero disastro. Una
sproporzione di forze impressionante. Valcareggi prende atto. Io
arrivo ad augurarmi che segnino alla svelta i tedeschi perchè mi
vergogno (e ne soffro).
Sono difensivista convinto ma questo
non è calcio: è una miseria pedatoria. E anche stupidità. Non
abbiamo vigore sufficiente al facile contropiede. I tedeschi
schiumano rabbia. Infine pareggia Schnellinger, al 47' 30". E
meno male che è lui, der italiener. Non l' abbiamo corrotto:
Carletto è onesto Segna. È la sesta punta. Schoen gioca senza
libero, ormai. Vogts su Riva e Schultz su Bonimba. Gli altri, tutti
avanti (per nostra fortuna).
Tempi supplementari. Si fa male
Rosato, entra Poletti. A parte una lecca a Held, che se la merita,
gioca di punta per i tedeschi, e segna al 5' . Cross di Libuda (che
inciucchisce Facchetti), testa a rifinire di Seeler: palla morta in
area, Poletti non stanga via, accompagna di petto verso porta: Muler
si frappone: Poletti e Albertosi fanno la magra: 1-2. Sciagura.
Pubblico osannante. Meritiamo, meritiamo, come no?
Ma qui
incominciano gli errori tedeschi. Pur imitando Ramsey, Herr Schoen ci
ha preso per degli inglesi. E insiste a WM. Vogts commette fallo su
Riva. Rivera tenta il pallonetto perché incorni qualcuno: chi c'è
in area tedesca? Il furentissimo Held. Il quale di petto mette
graziosamente palla sul sinistro di Burgnich, l'immenso: 2-2. Dice
che il pubblico si diverte, a questi scempi. Il critico prende atto:
ma rabbrividisce pure.
I tedeschi sono proprio tonti: ecco
perché li abbiamo quasi sempre battuti. Nel calcio vale anche l'
astuzia tattica non solo la truculenza, l' impegno, il fondo atletico
e la bravura tecnica. I tedeschi seguitano a pencolare avanti in
massa. Così segna anche Riva. Domenghini si ritrova all' ala
sinistra (dove non è il mio grande grandissimo sbirolentissimo
Bergheim?): crossa basso: trova Riva. Riva tocca a lato di esterno
sinistro, secco, breve: scarta di netto Vogts ed esplode la rituale
mancinata di collo. Gol strepitoso.
É il 14' del primo tempo
supplementare. I tedeschi sono anche eroici (e quante botte pigliano
e danno). Sono stanchi morti, ma quando Seeler suona il tamburo (con
il gomito in faccia a Bertini) tutti ritrovano la forza per tornar
sotto e pareggiare. É angolo a destra. Batte Libuda. Seeler stacca
da sinistra e rispedisce a destra: Muller dà una incornatina che
Albertosi segue tranquillo: sul palo è Rivera (ma sì, ma sì): il
quale sembra si scansi. Albertosi lo strozzerebbe. Rivera china il
capino zazzeruto e la fortuna sua e nostra gli offre subito il destro
di salvare sé e la squadra. É il 6' : lanciato sulla sinistra:
Boninsegna ingaggia l' ennesimo duello con il cottissimo Schultz:
riesce a crossare basso indietro: i pochi tedeschi in zona sono su
Riva. Rivera in comodo allungo si trova la palla sul piatto destro e
freddamente infila Maier, già squilibrato prima del tiro.
Adesso
è proprio finita. I tedeschi sono battuti. Beckenbauer con braccio
al collo fa tenerezza ai sentimenti (a mi, nanca un po' ). Ben sette
gol sono stati segnati. Tre soli su azione degna di questo nome:
Schnellinger, Riva, Rivera. Tutti gli altri, rimediati. Due autogol
italiani (pensa te!). Un autogol tedesco (Burgnich). Una saetta di
Bonimba ispirata da un rimpallo fortunato.
Come dico, la gente
si è tanto commossa e divertita. Noi abbiamo rischiato l' infarto,
non per ischerzo, non per posa. Il calcio giocato è stato quasi
tutto confuso e scadente, se dobbiamo giudicarlo sotto l'aspetto
tecnico-tattico. Sotto l'aspetto agonistico, quindi anche
sentimentale, una vera squisitezza, tanto è vero che i messicani non
la finiscono di laudare (in quanto di calcio poco ne san masticare,
pori nan).
I tedeschi meritano l' onore delle armi. Hanno
sbagliato meno di noi ma il loro prolungato errore tattico è stato
fondamentale. Noi ne abbiamo commesse più di Ravetta, famoso
scavezzacollo lombardo. Ci è andata bene. Siamo stati anche bravi a
tentare sempre, dopo il grazioso regalo fatto a Burgnich (2-2). L'
idea di impiegare i dioscuri Mazzola e Rivera è stata un po' meno
allegra che nell' amichevole con il Messico. Effettivamente Rivera va
tolto dalla difesa. Io non ce l' ho affatto con il biondo e gentile
Rivera, maledetti: io non posso vedere il calcio a rovescio: sono
pagato per fare questo mestiere. Vi siete accorti o no del disastro
che Rivera ha propiziato nel secondo tempo?
Tutto all'aria,
tutto sconnesso. Se non vedete e amate, almeno rispettate chi vede, e
proprio perché vede si raccomanda che Rivera sia punta o mezza
punta, non centrocampista, mai! Da punta è andato benissimo, sia
nell' amichevole con il messico, sia con gli stessi tedeschi, sebbene
di palle ne abbia lavorate assai poche. I sentimentali, immagino,
avranno cantato sonori peana per tutti. Preferisco attenermi alla
realtà non senza ringraziare i tedeschi per la loro cieca
dabbenaggine tattica e l'arbitro Yamasaki per la sua vigile
comprensione...
Ora siamo in finale, e si può vincere. Ma
bisogna condurre veramente la squadra, non guardarla atterriti dalla
panchina. Valcareggi e Mandelli, guidati da Franchi (ma sì) hanno
molta fortuna: Napoleone gradiva moltissimo i generali fortunati.
Sono graditi anche da noi, benché siamo tifosi e non imperatori.
Però la fortuna - alla lunga - meritata. Mercoledì è stata
meritata, onestamente: e fortuna è stata anche quella di non vincere
1-0 in 90' rubando la partita da pitocchi, dopo la rabbiosa e
squassante offensiva tedesca.
Il 4-3, a pensarci, legittima
tutto: anche le nostre fondate ambizioni a vincere definitivamente la
rimet. Ma se commettiamo gli sfondoni di mercoledì con il fiero e
disinvolto Brasile, poco poco ne prendiamo de goleada. Attenti,
allora. Da domani studiamo la partita, ci ragioniamo su e vediamo com
è possibile farla nostra, se davvero sarà possibile.
ITALIA-GERMANIA:
IL PRECEDENTE DEL 1940.
Se
dunque l'ITALIA battè in semifinale la GERMANIA OVEST nei mondiali
1970, bisogna anche dire che In amichevole ITALIA-GERMANIA si erano
affrontate precisamente trent'anni prima allo stadio SAN SIRO. Anche
in quel caso ci fu una girandola di goal ,e a vincere anche in quel
caso fu l'ITALIA.
La gara si era giocata il 5 Maggio del
1940. L'ITALIA passo in vantaggio al 17° con COLAUSIG, e poi
raddoppio al 25° con BERTONI. Tre minuti dopo, al 28° BINDER segna
il primo goal tedesco. Nella ripresa sempre BINDER segnò il goal del
pareggio. Neanche sei minuti e BIAVATI segnò per l'ITALIA il goal
del definitivo 3-2 azzurro.
Andiamo a rivivere quell'AMARCORD
attraverso il GIORNALE LUCE C0027 del 10/05/1940.
ITALIA-GERMANIA
(1970).SINTESI DELLA RADIOCRONACA DI ENRICO AMERI.
Dopo
aver visto quel precedente AMARCORD, andiamo ora a rivivere la
semifinale dell'AZTECA in versione sintetica con la radiocronaca di
ENRICO AMERI.
ITALIA-GERMANIA
4-3 (1970). TELECRONACA INTEGRALE DI NANDO MARTELLINI.
Cari
amici, a beneficio degli appassionati e degli amanti dell'AMARCORD
SPORTIVO, andiamo a riproporre in versione integrale la telecronaca
integrale della semifinale dell'AZTECA tra ITALIA e GERMANIA OVEST
con il commento integrale di NANDO MARTELLINI.
Dunque,
ad affrontare il BRASILE in finale saranno gli azzurri di FERRUCCIO
VALCAREGGI. In palio la vittoria definitiva della COPPA RIMET, avendo
sia l'ITALIA che il BRASILE vinto ben due edizioni della COPPA.
La
partita contro la GERMANIA in semifinale risulterà però essere
decisiva per gli azzurri. Se la partita dell'Azteca entrerà nella
storia come partita del secolo come peraltro dimostra la targa
inserita all'esterno dello stadio, in ottica finale, l'italia pagherà
a caro prezzo lo sforzo profuso in semifinale Se il primo tempo
vedrà la finale concludersi sull'1-1, nel secondo tempo la
stanchezza si sentirà in maniera forte, con il BRASILE di ZAGALO che
segnerà altri tre goal e con gli azzurri che perderanno la finale
per 4-1.
Ma, come direbbe il grande Michael Ende, questa è
un'altra storia.
La locandina della 2° edizione dei mondiali, disputata dal 27 Maggio al 10 Giugno 1934.
La puntata odierna di AMARCORD MONDIALE
che proveremo a raccontare nel corso della mattinata è dedicata al
MONDIALE 1934, che vide, come ben sappiamo, la prima vittoria
azzurra.
A dire il vero, in questi giorni già
avevamo avuto modo di parlare di quel primo storico titolo mondiale
azzurro, ricorrendo in questi giorni l'80° anniversario. Sperando
quindi di farvi cosa gradita, prima di iniziare la puntata, vado a
pubblicare le due parti di un bellissimo lavoro storico, curato da
CARLO CALABRÒ, che saluto, e uscito sul blog NOTE D'AZZURRO. Questa
la prima parte dell'articolo, uscito martedì; questa, invece la
seconda parte.
IL PRIMO MONDIALE AZZURRO.
Roma, 10 Giugno 1934. Si gioca presso
lo stadio del PNF la finale della seconda edizione dei Mondiali di
Calcio. In campo l'ITALIA, guidata da VITTORIO POZZO, e la
CECOSLOVACCHIA, guidata da KAREL PETRU. L'ITALIA aveva conseguito
la finale dopo aver battuto per 7-1 negli ottavi di finale gli USA,
in doppia sfida nei quarti di finale la SPAGNA (nella gara giocata a
Firenze allo stadio Berta il 31 Maggio la gara al termine dei tempi
supplementari era finita sull'1-1. Necessaria quindi la ripetizione
della gara, disputatasi sempre a Firenze il giorno successivo,
1°Giugno, con gli azzurri che vinsero la gara grazie al goal
partita di Meazza all'11° minuto); in semifinale la fortissima
AUSTRIA grazie al goal partita di GUAITA al21° minuto.
La
CECOSLOVACCHIA era giunta in finale dopo aver battuto negli ottavi
per 2-1 la ROMANIA, nei quarti per 3-2 la SVIZZERA e in semifinale
per 3-1 la GERMANIA, la quale a sua volta nella finale valida per il
terzo posto aveva battuto a NAPOLI per 3-2 l'AUSTRIA.
A
dirigere la finalissima l'arbitro svedese EKLIND davanti a 50.000
spettatori. Dopo un primo tempo conclusosi a reti bianche, nella
ripresa fu la CECOSLOVACCHIA a passare in vantaggio al 76° minuto
grazie a PUC. Gli Azzurri sul momento subirono il colpo, con
SOBOTKA che nei minuti immediatamente successivi sfiorò il goal del
2-0 con il pallone che prese in pieno il palo a portiere azzurro
COMBI (alla sua ultima partita in carriera) battuto.
Come
spesso succede nel calcio, quando si sbaglia un'occasione da goal, si
viene poi alla fine puniti. Ed è quello che successe alla
CECOSLOVACCHIA, la quale all'81° minuto di gioco subì il goal del
pareggio, un tiro dalla distanza di ORSI su cui nulla potè il
portiere PLANICKA. 1-1. Si va così ai tempi supplementari.
Pozzo
decise a questo punto di invertire sulle fasce le posizioni di
SCHIAVIO e GUAITA: sarà la mossa decisiva. E infatti al 95°
minuto di gioco MEAZZA serve GUAITA, il quale mette un pallone al
centro dell'area per SCHIAVIO, il quale trafigge PLANICKA per il goal
del sorpasso e del definitivo 2-1 azzurro. Non accadrà più nulla
nei minuti rimanenti sia del primo tempo supplementare, sia nel
secondo tempo supplementare. L'ITALIA batte la CECOSLOVACCHIA per
2-1 e si aggiudicò il suo primo titolo mondiale.
Questa la
prima pagina del GUERIN SPORTIVO dell'epoca che celebrò quella prima
storica vittoria azzurra.
Questa una fotografia dell'epoca
scattata al termine della vittoriosa finale contro la CECOSLOVACCHIA
dove possiamo vedere gli azzurri portare in trionfo il loro tecnico,
VITTORIO POZZO.
Andiamo adesso a vedere le immagini
della finalissima tra ITALIA e CECOSLOVACCHIA.
Oggi come oggi quando guardiamo la
partita possiamo guardarcela in tv, o anche al computer via
streaming.Tanti anni fa, e in particolare nel 1934, anno del primo
Mondiale azzurro, non era così.
Internet doveva ancora nascere,
così come la televisione doveva ancora arrivare nel nostro
Paese. Per poter così assistere alla quella storica prima finale
mondiale c'erano solo due possibilità: o assistere alla partita
direttamente allo stadio, o ascoltare alla radio gli aggiornamenti
della partita.
Ed è quello che ora faremo. Sperando di farvi
cosa gradita, siamo riusciti a trovare un frammento di quella storica
radiocronaca dell'epoca. Andiamo così ad ascoltare il goal della vittoria azzurra realizzato da SCHIAVIO al 5° minuto del primo
tempo supplementare nella storica radiocronaca di NICOLÒ
CAROSIO.
Quella vittoria Mondiale aprì un vero e proprio
ciclo azzurro, con gli Azzurri che, dopo aver vinto la Coppa
Internazionale nel 1930, la bissarono nel 1935, vinsero il Torneo
Olimpico di Calcio del 1936 a Berlino, e poi conseguirono in Francia
nel 1938 il bis mondiale.
Ma, come direbbe il grande Michael
Ende, questa è un'altra storia.
La locandina della 1° edizione dei Mondiali, disputata dal 13 al 30 Luglio 1930
Iniziamo a partire da oggi a sviluppare
la parte relativa agli Amarcord mondiali.
Non possiamo non cominciare dalla prima
edizione, che come sappiamo si svolse in Uruguay nel 1930.
Innanzitutto: perchè proprio i
Mondiali di calcio?
In quegli anni, è vero, si svolgeva
già il torneo olimpico di calcio, introdotto per la prima volta dal
CIO nel 1906 su richiesta della FIFA, nata, lo ricordiamo due anni
prima.
Come anche nel 1927 era nata anche la
Coppa Internazionale, detta anche dell'Europa Centrale, che nella
prima edizione mise di fronte le nazionali europee allora più forti
quali Italia, Cecoslovacchia, Austria , Svizzera e Ungheria. Però
non bastava. serviva di più. Serviva, cioè un torneo mondiale,
rivolto a tutte le nazionali del mondo.
Fu così che in occasione del Congresso
della FIFA, svoltosi ad Amsterdam il 29 Maggio 1928, il massimo
organo calcistico mondiale, in accoglimento della proposta del
francese Henry Delaunay, accolse la proposta di istituire un torneo
continentale di calcio.
Bisogna dire la verità: tanti furono i
paesi che si candidarono per l'organizzazione. Pensiamo all'Italia,
all'Ungheria, all'Olanda, alla Spagna, alla Svezia, all'Uruguay.
Si, anche l'Uruguay. Il paese
sudamericano avrebbe festeggiato nel 1930 il centenario del
Giuramento della costituzione; peraltro anche in ambito calcistico la
formazione uruguayana aveva vinto i tornei Olimpici del 1924 e del
1928.
Rappresentava sicuramente una
candidatura assai prestigiosa, e peraltro anche sostenuta dal
Presidente FIFA Rimet. Cosa non da poco a quei tempi.
Fu così che, vista la forza della
candidatura uruguayana (rafforzata anche dalla promessa di costruire
uno stadio in occasione dei mondiale, e anche di risarcire le
nazionali partecipanti dei costi di viaggio), le altre nazionali
candidate ritirarono la propria candidatura, e a vincere così
l'assegnazione di quel primo Mondiale fu così proprio l'Uruguay.
Scelta sancita anche dal Congresso FIFA
di Barcellona del 1929.
A questo punto, restava da sancire
quale potesse essere il premio da assegnare ai vincitori del torneo.
Come ho avuto modo di raccontare nella
puntata di Spunti Di Sport dedicata ai TROFEI MONDIALI, uscita pochi
giorni fa sul sito del Guerin Sportivo, il presidente Rimet decise di
affidare la realizzazione del trofeo a un orafo francese cresciuto
nella scuola di Louis Cartier, uno dei massimi gioiellieri ed
orologiai dell’epoca: Abel Lafleur.
Lafleur ideò così la Coppa Victory:
una statuetta raffigurante una donna con le ali (una Vittoria alata)
che regge una coppa di forma decagonale, il tutto appoggiato su un
piedistallo di marmo a base ottagonale. L’altezza totale della
statueta era di circa 30cm, il peso 3800 grammi, di cui 1800 di
argento placcato oro.
La Coppa Victory: dal 1946 in occasione del congresso del Lussemburgo verrà denominata COPPA RIMET in onore dell'omonimo presidente francese della FIFA.
LE SQUADRE PARTECIPANTI AL TORNEO.
13 le squadre che parteciparono a
quella storica prima edizione: Argentina, Belgio, Bolivia, Brasile,
Cile, Francia, Jugoslavia, Messico, Paraguay, Perù, Romania, USA,
Uruguay.
Da rilevare che numerose nazionali
europee decisero di non partecipare: Austria, Svizzera,
Cecoslovacchia, Italia, Scozia e Inghilterra. Le ultime due persino
per una questione a loro dire di principio: essendo nato il calcio in
Inghilterra, si ritenevano a prescindere "Campioni del mondo"
e non ritenevano di doversi quindi confrontare con altre formazioni.
il primo mondiale che vedrà la partecipazione di una formazione
inglese sarà nel 1950.
GLI STADI DEL MONDIALE.
Tre gli stadi che ospitarono gli
incontri di quel primo mondiale: lo stadio del Centenario, il Pocitos
e il Gran Parque Central.
Bisogna dire la verità: secondo gli
organizzatori le partite sarebbero dovute giocarsi del tutto allo
stadio del Centenario.
Purtroppo però alcuni ritardi legati
al Piano organizzativo associati al contempo alle forte pioggie che
colpirono il Paese e in particolare la zona di montevideo, spinsero
gli organizzatori a utilizzare gli altri due stadi suddetti,
utilizzati dal Penarol e dal Nacional.
Solamente in occasione della partita
tra Uruguay e Perù fu possibile utilizzare lo stadio del CENTENARIO,
utilizzato poi per le partite successive.
MONDIALI 1930- IL TORNEO. Le
13 squadre partecipanti vennero così suddivise in 4 gironi: 1 da 4
squadre (il girone 1 costituito da ARGENTINA, CILE, FRANCIA e
MESSICO) e 3 da 3 squadre (Girone 2: JUGOSLAVIA, BRASILE E BOLIVIA;
girone 3: URUGUAY, ROMANIA e PERÙ; Girone4: USA, PARAGUAY e
BELGIO). Passavano alle semifinali le prime classificate di ogni
girone.
Questi i risultati del girone: FRANCIA-MESSICO 4-1,
ARGENTINA-FRANCIA 1-0, CILE-MESSICO 3-0, CILE-FRANCIA 1-0,
ARGENTINA-MESSICO 6-3, ARGENTINA-CILE 3-1. Classifica: ARGENTINA 6
punti; Cile 4; Francia 2; Messico 0.
GIRONE
4. USA -BELGIO 3-0; USA-PARAGUAY 3-0; PARAGUAY-BELGIO
1-0.
Classifica: USA 4; Paraguay 2; Belgio 0.
LE
SEMIFINALI.
Il 26 e il 27 Luglio presso lo Stadio del
Centenario si disputarono le semifinali di quella prima storica
edizione mondiale. Il 26 Luglio si disputò la semifinale tra
Argentina e USA; il 27 Luglio quella tra Uruguay e Jugoslavia.
A
prevalere in entrambe le semifinali furono le due squadre
sudamericane: troppa francamente le differenza in campo, con
Argentina e Uruguay che batterono i rispettivi rivali per 6-1.
LA FINALE E LA SCELTA DEI PALLONI.
Il 30 Luglio 1930, dunque, si svolse la finalissima del
Mondiale allo stadio del Centenario di Montevideo tra Uruguay e
Argentina. Se vogliamo, una finale annunciata e al contempo
rivincita della finale olimpica di due anni fa, vinta in seconda
battuta dall'Uruguay per 2-1 il 13 Giugno 1928 allo stadio Olinpico
di Rotterdam, dopo che tre giorni prima la finale al termine dei
tempi supplementari era finita sul punteggio di 1-1.
A
dirigere la finale di quel primo Mondiale del 1930 venne prescelto
l'arbitro belga John Langenus, il quale per accettare pose due
precise condizioni: la garanzia di avere una nave pronta a salpare al
fischio finale vista la fortissima rivalità tra le due squadre e i
rispettivi sostenitori e al contempo una polizza sulla
vita. Condizioni prontamente accettate.
A proposito della
rivalità tra le due squadre un fatto merita di essere raccontato.
Entrambe le squadre imposero di giocare la finale con il proprio
pallone (solo dall'edizione successiva del 1934 sarebbe stato scelto
un pallone ufficiale del Torneo). La FIFA risolse così il
problema designando l'arbitro a fare un sorteggio speciale prima
della partita, davanti ai due capitani scegliendo così quale pallone
sarebbe stato utilizzato nel primo tempo e quale nel secondo.
Secondo quanto emerse dal sorteggio nel primo tempo sarebbe
stato utilizzato il pallone dell'Argentina (la Pelota Argentina de 12
Paneles); nel secondo tempo il pallone dell'Uruguay (Pelota Modelo
T). Quale differenza era presente tra i rispettivi palloni, qui
raffigurati?
La Pelota Argentina, raffigurata a sinistra, era
costituito per prima cosa da 12 pannelli, era più leggero ed era
rivestito da un tipo di cuoio più sottile rispetto al Modelo T,
raffigurato sulla destra, più pesante e largo rispetto a quello
argentino.
La finalissima vedrà nel primo tempo l'Uruguay
passare in vantaggio al 12°minuto di gioco con Dorado. Al 20°
pareggia l'Argentina con Peucelle, e poi al 37° passa in vantaggio
con Stabile. Nella ripresa l'Uruguay prima trova il pareggio al
57° con Cea, poi passa in vantaggio al 68° con Iriarte, e poi segna
il goal del definitivo 4-2 all'89°con Castro.
In merito alla prima storica
edizione dei Mondiali andiamo a vedere il film ufficiale realizzato
in occasione del Centenario della FIFA nel 2004 con anche le immagini
della finale tra Uruguay e Argentina.
Due anni dopo, nel 1932,
al Congresso FIFA di Stoccolma, la massima organizzazione calcistica
continentale avrebbe stabilito che tra la Svezia e l'Italia sarebbe
stata proprio quest'ultima a ospitare i Mondiali nel 1934.
Ma,
come direbbe il grande Michael Ende, questa è un'altra storia.
Cari amici, buona sera a tutti da
RUGGERO. Tra poco meno di 48 ore prenderà il via il Mondiale di
Calcio in Brasile. Un grande evento che la nostra pagina Facebook
seguirà con grande attenzione grazie al palinsesto che tra poco
andremo a presentare.
Prima però di presentare il nostro
palinsesto, consentitemi di ringraziare davvero di tutto cuore,
quella che sarà la nostra grande squadra Mondiale, costituita non
solamente dall’attuale squadra di admin e collaboratori che vi ha
tenuto compagnia durante la stagione (Andrea, Matteo, Luca,
Alessandro, Enrico e il sottoscritto), ma che per l’occasione vedrà
dei graditi ed importantissimi ritorni con Fatima, Gaspare, Stefano,
e Massimo.
Un GRAZIE veramente speciale infine va
a CALCIOBALILLA BLOG, e in particolare all’amico MATTEO FERRARI. Matteo e CALCIOBALILLABLOG
per la durata del Campionato del Mondo saranno in prima linea assieme a noi per
commentare e vivere le emozioni che ci arriveranno dai Mondiali
brasiliani.
Un evento, quello dei Mondiali, che ci
piacerebbe poter raccontare in tutte le sue sfaccettature.
Certamente per noi appassionati il
mondiale è e dovrebbe essere una grande festa del Calcio. Non
possiamo però non pensare purtroppo ai ritardi, ma ancor più a
quante persone purtroppo, per via dei problemi di sicurezza, abbiano
perso la vita proprio mentre stavano costruendo questo o quello
stadio, come anche alle persone che protestano per strada per via dei
disagi che il mondiale arrecherà loro.
Certamente, essendo la nostra una
pagina sportiva, prediligeremo più l’aspetto del mondiale visto
come una grande festa di calcio e anche di nazioni, ma non
mancheremo, quando necessario, anche a raccontare l’aspetto che va
diciamo oltre il mondiale.
APPUNTAMENTI QUOTIDIANI.
Andiamo ora a presentare quello che
sarà il nostro PALINSESTO MONDIALE, suddiviso in appuntamento
quotidiani e appuntamenti periodici
Cominciamo con gli APPUNTAMENTI QUOTIDIANI.
Ad aprire la giornata mondiale ci
penserà tra le 6.30 e le 7 la nostra FATIMA con ALBA MONDIALE, un
rotocalco quotidiano in cui daremo modo a chi non ha seguito le gare
nella giornata precedente di poter rivedere le principali emozioni
mondiali. In questa fascia sarà possibile rivedere quanto capitato
nella giornata precedente, e al contempo scoprire il programma
mondiale odierno.
Dopo ALBA MONDIALE, ci sarà a cura del
sottoscritto la consueta RASSEGNA STAMPA MONDIALE con le prime pagine
dei principali quotidiani sportivi, e poi AMARCORD MONDIALE, uno
spazio in cui, attraverso una foto e/o un video rivivere insieme le
principali emozioni mondiali.
Durante la mattinata, inoltre, sarà
possibile leggere gli articoli più importanti di CALCIOBALILLA BLOG, realizzati dai ragazzi di questo bellissimo e giovanissimo blog,
estremamente ben curato e di cui sentiremo a parlare a lungo.
Nel corso del pomeriggio torna il
consueto appuntamento delle NEWS, curato dal lunedì al venerdì da
ANDREA. Sabato e domenica invece ci sarà un unico AGGIORNAMENTO NEWS
prima de IL SOGNO MONDIALE in seconda serata.
Andiamo così alla fascia serale. In
seconda serata tornerà l’appuntamento con IL SOGNO MONDIALE, il
nostro spazio di approfondimento mondiale, curato dal sottoscritto.
Nelle prime due giornate della fase a
gironi mondiali, IL SOGNO MONDIALE andrà in onda in pagina dalle 23
alle 23:50: commenteremo la partita delle 21, faremo il punto della
giornata degli azzurri e poi presenteremo la partita delle 24.
Dalla terza giornata della fase a
gironi e fino alla finale per il terzo posto IL SOGNO MONDIALE andrà
in onda al termine della partita delle 22 e, oltre a commentare la
gara delle 22 e a fare il punto della situazione in casa azzurri, IL
SOGNO MONDIALE farà il punto della giornata mondiale.
Sempre all’interno de IL SOGNO
MONDIALE non mancherà il commento ai gironi a cura del nostro MATTEO
PROVVIDENZA.
Nella notte tra domenica 29 e Lunedì
30 Giugno, in occasione del 5° anniversario della strage della
stazione di Viareggio IL SOGNO MONDIALE potrebbe non andare in onda,
oppure essere posticipato a mezzanotte e mezzo. Valuteremo strada
facendo.
Per quanto riguarda, infine, la partita
della mezzanotte, nei casi in cui essa non venisse trasmessa in
chiaro, da valutare la possibilità di un aggiornamento del
risultato.
APPUNTAMENTI PERIODICI.
Andiamo adesso a scoprire insieme i
principali APPUNTAMENTI PERIODICI della nostra pagina fan relativi ai
mondiali.
In occasione dei Mondiali torna
l’appuntamento con la TATTICA e in particolare con le ANALISIT
TATTICHE PRE-PARTITA.
In occasione quindi dei match clou
MASSIMO PROSPERI ci poterà alla scoperta tattica delle squadre che
di giorno o di sera scenderanno in pista.
In particolare Massimo ci svelerà la
tattica dei match clou della fase a gironi (per la prima giornata i
match analizzati saranno BRASILE-CROAZIA, ITALIA-INGHILTERRA e
GERMANIA-PORTOGALLO e una quarta gara da definire), di 3-4 OTTAVI DI FINALE, di 2 QUARTI DI FINALE,
delle due SEMIFINALI, e della FINALISSIMA.
Da sempre il Campionato del Mondo ci ha
fatto scoprire giovani talenti che poi sarebbero diventati dei grandi
campioni. Per questo motivo, nella giornata di Venerdì STEFANO ci
porterà alla scoperta dei TOP 30 GIOVANI. 5 gli appuntamenti
previsti: 4 durante i Mondiali, e 1 a fine Mondiali dove scopriremo i
migliori giovani emersi durante il torneo disputatosi in Brasile.
l subbuteo racconta i mondiali di calcio. Una vetrina
delle più interessanti partite da disputare nei prossimi mondiali
brasiliani raccontate da ENRICO e LUCA attraverso foto, aneddoti,
caricature sul Subbuteo, il gioco del calcio in miniatura che vi
terranno compagnia durante l'arco del MUNDIAL. I grandi campioni, le
loro esultante, i loro goal più belli riprodotti con il Subbuteo Calcio
da Tavolo.
Concludiamo infine con il FANTACALCIO.
Come molti di voi sanno, durante i Mondiali è possibile giocare a
una versione mondiale del Fantacalcio. Per questo motivo i nostri
super esperti ALESSANDRO, GASPARE e LUCA saranno a vostra più totale
disposizione.
Alessandro ci racconterà le possibili
sorprese Mondiali da un punto di vista rigorosamente Fantacalcistico;
Gaspare e Luca vi aiuteranno dandovi i migliori consigli possibili
per poter allestire al meglio la vostra Fantaformazione Mondiale.
Cari amici, questo è dunque il nostro
PALINSESTO MONDIALE. Palinsesto mondiale, che spero possa essere di
vostro gradimento.
Può una
persona essere accusata ingiustamente di aver offeso qualcuno, e per
questo essere defenestrato, salvo poi venir scoperta la sua innocenza
e venir così riabilitata 25 anni dopo la sua scomparsa? Ne sentiamo
tante nella nostra amata Italia, ma questa merita di essere
raccontata.
Protagonista di
questa storia è un grandissimo radio e telecronista sportivo, Nicolò
Carosio.
Nato a Palermo da
padre genovese e madre americana, Nicolò, dopo un impiego a Venezia
presso la Shell, nel 1932 scrive all’EIAR (Ente Italiana Audizione
Radiofoniche) proponendosi come radiocronista. Raccontano le cronache
che durante il provino egli improvvisò il derby di Torino, tra
Torino e Juventus, e che sul punteggio di 5-5, venne fermato dagli
allora dirigenti, fortemente colpiti dalla bravura di quel ragazzo, a
tal punto da offrirgli un contratto di collaborazione. Ecco così
arrivare, il 1° Gennaio 1933, il debutto con la radiocronaca
dell’incontro tra Italia e Germania. Seguiranno anni di grandi
successi, con Carosio che racconterà la finale del mondiale 1934,
tra Italia e Cecoslovacchia, di cui andiamo ora ad ascoltare il
frammento relativo al goal segnato da Schiavio nei tempi
supplementari, e più precisamente al 95° minuto.
Carosio seguirà
anche il Mondiale del 1938, e, attenendosi alle indicazioni
provenienti dal regime fascista che volevano l’assoluto divieto di
usare termini stranieri, creò durante le radiocronache dell'epoca
dei termini che ancora oggi siamo abituati a sentire nelle
telecronache quali traversone per sostituire l’inglese cross,
calcio d’angolo per sostituire corner, e rete per sostituire goal.
Passano gli anni,
e il 3 Gennaio 1954 venne inaugurata ufficialmente la Televisione
(per dovere di cronaca dobbiamo però rilevare l'avvio di una
programmazione a livello sperimentale dal 22 Luglio 1939 della quale
Carosio fu uno dei volti, grazie all'inaugurazione del primo
trasmettitore televisivo presso la stazione trasmittente EIAR di
Monte Mario a Roma. Dopo una sospensione delle trasmissioni il 31
Maggio 1940 per ordine del governo, in seguito a presunte
interferenze, le trasmissioni sperimentali ripresero l'11 Settembre
1949 con il riposizionamento dei trasmettori EIAR, precedentemente
siti a Roma, da Torino). Logico pensare in casa RAI (Radio Audizioni
Italiane, nata nel 1944 per sostituire l’EIAR), di affidare le
telecronache a Carosio, che accetta, facendo il suo esordio nella
programmazione ufficiale della televisione il 24 Gennaio 1954 con la
telecronaca di Italia-Egitto (la partita si concluse 5-1 per gli
azzurri. Italia in vantaggio al 1° minuto con Pandolfini, pareggio
egiziano al 32° con Alaa El Din. Nella ripresa gli Azzurri tornarono
in vantaggio al 62° con Frignani; tre minuti dopo arrivò il 3-1
azzurro con Boniperti. All'84°arrivò il 4-1 azzurro con Ricagni e
poi all'86° il definitivo 5-1 azzurro ancora con Boniperti. Bisogna
dire, da un punto di vista televisivo che quella partita, commentata
da Carosio, assieme a Carlo Bacarelli e a Vittorio Veltroni, non andò
integralmente in onda perchè allora non ci fu un accordo con la
Federcalcio. Vennero commentate così solo alcune fasi in diretta)
mettendo in ogni telecronaca tutta la passione e l’amore che ha nei
confronti del calcio, a cui aggiunge la sua immensa professionalità.
Bisogna anche
dire, a onor del vero, che il 21 Ottobre 1953 Carosio commentò il
secondo tempo della partita Squadra A gialla-Squadra B verde 4-2 da
San Siro con Carlo Bacarelli, partita di allenamento della Nazionale.
Oltre alla
SERIE A (ricordiamo in particolare la telecronaca dello spareggio del
1964, tra Bologna e Inter, unico caso di spareggio a tutt'oggi in
SERIE A per l'assegnazione dello scudetto), questo grandissimo
giornalista seguì la Nazionale azzurra. Nel 1970, in occasione dei
Mondiali, Carosio (che già si alternava con Martellini nelle
telecronache della Nazionale e delle altre partite di calcio più
importanti) viene inviato in Messico per raccontare le gesta degli
Azzurri. Nessuno può immaginarsi che in seguito a quel Mondiale,
purtroppo, per lui la vita non sarebbe più stata la stessa.
ITALIA-ISRAELE E LE
POLEMICHE AD ESSA COLLEGATE.
Toluca, 11 Giugno 1970. L'Italia,
allenata da Ferruccio Valcareggi, affronta Israele nella terza sfida
della fase eliminatoria. Gli Azzurri sono inseriti nel Girone 2,
assieme a Uruguay, Svezia, e per l’appunto Israele. Nelle
precedenti sfide gli uomini di Valcareggi avevano battuto per 1-0 la
Svezia (goal al 10° di Domenghini), e pareggiato per 0-0 contro
l’Uruguay. Può bastare anche il pareggio per passare, anche se
indubbiamente la vittoria finale consentirebbe ai nostri giocatori di
poter avere un passaggio ai quarti di finale decisamente più sicuro.
La partita, come sappiamo tutti, finì sul punteggio di 0-0, con
due reti, di cui una di Riva, che, come poi ci dirà la storia,
vennero annullate ingiustamente dal guardalinee etiope Seyoum
Tarekegn. Nonostante il pareggio, gli Azzurri chiusero il girone
eliminatorio in testa, e passarono così assieme all'Uruguay ai
quarti di finale. Le polemiche però non finirono qui. Non tanto
per i goal annullati ai giocatori azzurri, ma per ben altro: la
telecronaca di Carosio. Nei giorni immediatamente successivi alla
partita l’ambasciatore etiope a Roma protestò vivacemente per la
telecronaca fatta dal giornalista palermitano, in quanto all’epoca
gli venne attribuita un’espressione offensiva nei confronti del
guardalinee etiope, etichettato come negro, o peggio ancora,
negraccio. La RAI decise, così, di sostituire il giornalista
palermitano con Nando Martellini per quanto concerne le partite degli
Azzurri. Carosio restò in Messico dove commentò la semifinale,
Brasile-Uruguay, e la finale per il terzo posto, Germania
Ovest-Uruguay. In seguito, il 17 Ottobre 1970, Carosio tornò a
seguire gli azzurri, in occasione dell'amichevole disputata a Berna,
e che vide gli azzurri pareggiare 1-1 contro la Svizzera (elvetici in
vantaggio al 15° a causa dell'autorete dell'azzurro Cera, pareggio
all'85° di Sandro Mazzola).
Pensionato nel 1972, come
apprendiamo da Wikipedia, Carosio continuò a seguire ancora da
vicino il mondo del calcio, continuando a raccontare le partite prima
attraverso l'emittente privata Tele Adriatica di Pescara, e poi
collaborando con una delle prime radio private nate in Sicilia, Radio
Palermo Centrale, per cui effettuò le radiocronache del Palermo
Calcio.
LA
RIABILITAZIONE DI NICOLÒ CAROSIO.
Dunque, Nicolò
Carosio venne richiamato in Italia dalla RAI e venne praticamente
defenestrato a causa di una presunta offesa nei confronti del
guardalinee etiope, Seyoum Tarekegn. Ma andò veramente così?
Veramente Carosio etichettò il guardalinee come negro, o peggio
ancora negraccio? La risposta è una e una sola: assolutamente NO.
Carosio, da gran signore quale egli era, mai e poi mai dichiarò
quale frasi che purtroppo per anni e anni hanno rappresentato un’onta
per questo grandissimo giornalista. A ristabilire, per fortuna,
la verità dei fatti, ci hanno pensato tra il 2009 e il 2010 Pino
Frisoli, consulente e documentatore per Rai Sport (e curatore sia
della rubrica Perle di Sport, sia della programmazione storica su Rai
Sport 2), e il giornalista sportivo, Massimo De Luca, all’epoca
Direttore di Rai Sport e conduttore della Domenica Sportiva,
all’interno di un bellissimo libro uscito nel 2010 per RAI-ERI,
SPORT IN TV, che vi invito assolutamente a leggere.
Attraverso
un duro e attento lavoro di ricerca, i due autori riescono a
dimostrare l’assoluta innocenza di Nicolò Carosio, e al contempo,
a fare luce su cosa fosse realmente accaduto. Ma, come è nata nella
fattispecie questa ricerca? Ho avuto occasione di potermi mettere
in contatto direttamente con Pino Frisoli, che desidero ringraziare
di vero cuore, in quanto, molto gentilmente, mi ha spiegato come ha
preso il via questa importantissima ricerca. Spero di non aver fatto
confusione nel ricostruire quanto segue. Molto semplicemente
questa ricerca è nata dalla voglia di sapere se davvero Carosio
avesse detto quelle affermazioni che per anni e anni erano state a
lui collegate. Per questo motivo Pino ha chiesto copia della partita
alla cineteca RAI di Milano, e avvisato successivamente Massimo De
Luca. Osservando insieme la partita in versione integrale (per avere
certezza che non ci fossero state manipolazioni), è emersa la
verità: e cioè che Carosio non ha mai minimamente offeso o
insultato il guardalinee etiope.
Lo stesso Massimo De Luca è
poi tornato sull'argomento nella puntata della Domenica Sportiva del
31 Maggio 2009. Andiamo a rivedere insieme quel momento.
Così sempre De
Luca, racconta il caso Carosio all'interno del libro Sport in Tv, da
cui pubblichiamo questa parte, e che fa luce in maniera ancora più
approfondita in merito a questa vicenda.
"Quaranta
anni dopo, la vicenda dell’esonero su due piedi di Nicolò Carosio
dal ruolo di telecronista della Nazionale, dopo il pareggio per 0-0
fra Italia e Israele ai Mondiali del Messico, è ancora parzialmente
avvolta nel mistero. Ma le ricerche e le verifiche meticolose
condotte nella scrittura di questo libro, sulla base della
documentazione esistente, consentono di smentire quella vera e
propria leggenda metropolitana secondo cui Nicolò avrebbe insultato
in diretta il signor Seyoun Tarekegn, guardalinee etiope, per aver
sbandierato un fuorigioco inesistente sul gol di Gigi Riva al 29' del
secondo tempo. Diciamolo e scriviamolo chiaro una volta per tutte:
Carosio non diede mai del negro o, peggio, del negraccio
all'assistente dell'arbitro brasiliano De Moraes. Lo si può
affermare con certezza assoluta, avendo, Frisoli e io, ripescato
dagli archivi Rai e visionato con estrema attenzione l'intera
telecronaca originale della partita incriminata. Nel corso del suo
commento, Carosio cita solo un paio di volte il guardalinee di
colore, dopo averlo annoverato all'inizio, come norma, nella terna
arbitrale. Al 35' del primo tempo: «Albertosi salva in uscita su
Shpiegler in fuorigioco netto, lasciato correre dall'etiope e
dobbiamo alla prodezza di Albertosi se ci siamo salvati». Tre minuti
dopo, c'è ancora l'israeliano Shpiegler in fuorigioco: «Ma questa
volta — dice Carosio — l'etiope ha sbandierato». Ed eccoci al
momento-clou: 29' del secondo tempo, siamo ancora sullo 0-0, Riva,
accolto in Messico come «El Emperador del gol» (ricordiamo che era
all'apice della sua carriera, e campione d'Europa in carica con tutta
la squadra), trova finalmente il suo primo gol, di testa. Corre,
Gigi, esultando a braccia tese verso il terreno e pugni stretti, alla
sua maniera, ma la gioia dura un attimo: «L'arbitro aveva
convalidato il punto — commenta Carosio — e il guardalinee…
(pausa di alcuni secondi) niente convalida! (altra pausa) … ma
siamo proprio sfortunati!». Non c'è una sola parola di più. E,
soprattutto, la parola negro non viene mai pronunciata in tutti e 90
i minuti. Semmai, prima del gol annullato («a nostro giudizio non
c'era fuorigioco» aggiunge con pacatezza perfino insolita Carosio)
Nicolò ne aveva avute per l'arbitro, De Moraes, che non fischia un
evidente fallo su Riva al limite dell'area («E' inaudito, l'arbitro
lascia ancora correre…») e poi, in un'azione successiva:
«Finalmente l'ineffabile signor Moraes (senza il De n.d.a.) si
accorge di un fallo a nostro danno». E una parolina buona l'aveva
avuta anche per il ruvido israeliano Schultz definito letteralmente
«scarpone» per aver messo a terra senza complimenti uno dei nostri.
Nient' altro, niente di niente…. E, a questo proposito,
è prezioso il «reperto» scovato da Andrea Bosco, autore dell'
unica biografia esistente di Carosio, che riporta il commento alla
vicenda firmato da Enzo Tortora (uno che dal Direttore Generale
Bernabei era stato fatto fuori davvero) su «Il Resto del Carlino»:
«Dottor Bernabei, con tutto il rispetto che merita, vorrei dire che
prendersela per la parola etiope, pronunciata da Carosio, sarebbe
davvero un po’ forte. Anche Ghislanzoni, librettista di Verdi, dice
nell'Aida (e non via satellite): "Già corre voce che l'etiope
ardisca sfidarci ancora". Neppure contro Ghislanzoni (il dottor
Bernabei può chiedere conferma a Mike Bongiorno) furono mai presi
provvedimenti. Ma se ha torto, il dottor Bernabei dovrà essere
purtroppo rigoroso. E dovrà avvicendare sui teleschermi anche
Radames». Un vero affondo schermistico, ma di fioretto, visti il
tono e l'eleganza delle parole, nonostante l'aspra polemica fra la
Rai e Tortora, che gli era costato la defenestrazione immediata dalla
conduzione della Domenica Sportiva. E comunque, dalle parole del
«grande epurato» affiora una buona volta la verità: Carosio aveva
solo dato dell'etiope a Tarekegn, come Ghislanzoni aveva fatto con
Radames".
Se dunque, come
l’importantissimo lavoro di ricerca di Pino Frisoli e di Massimo De
Luca dimostra, Nicolò Carosio non offese mai il guardalinee etiope
Seyoum Tarekegn, allora perchè l’ambasciata etiope protestò con
tanta veemenza alla RAI? Chi fu, allora, a insultare o offendere il
signor Tarekegn? A venirci ancora una volta incontro, andando così a
rispondere al nostro quesito, Sport in Tv.
"E allora
perché Carosio fu sostituito da Martellini?… In realtà le
proteste ci furono, sia pur basate su un probabile equivoco. Come
spesso accade, in quella specie di telegrafo senza fili che è il
passaparola fra telespettatori, l'affaire s'era ingigantito passando
di bocca in bocca, fino a provocare una protesta formale
dell'Ambasciata Etiopica al nostro ministero degli Esteri. La Rai,
attivata dalla Farnesina, intimò a Carosio di rientrare
immediatamente in Italia. Qui scattò la solidarietà dei colleghi a
difesa di Nicolò: «Se rientra lui, rientriamo tutti». Perciò,
ecco il compromesso: telecronaca a Martellini e Carosio resta a Città
del Messico…. … Ma c'è un altro elemento da tenere in
considerazione: la radio. Cosa sia stato detto nel corso della
radiocronaca Rai, non è possibile oggi ricostruire, perché, per
molti anni, l'archivio di Radio Rai ha latitato. Esiste, però, una
testimonianza precisa: una lettera al quotidiano romano «Il
Messaggero», pubblicata 2 giorni dopo Italia-Israele, firmata
Laiketsion Petros, ingegnere etiope residente a Roma sotto il titolo:
«Una frase di pessimo gusto». «Sono rimasto molto sorpreso —
scrive l'ingegnere — nel sentire alla radio i commenti sia del
radiocronista che di altre persone relativi al guardalinee etiopico
Tarekegn, dopo la cronaca della partita Italia-Israele. La frase che
più mi ha colpito è stata quella, più volte ripetuta: "Il
Negus si è vendicato". A parte il fatto che il Negus si è già
vendicato, perdonando e dimenticando il passato, e oggi Italiani ed
Etiopici vivono sia in Italia che in Etiopia nella migliore delle
armonie, sia nel lavoro che nello sport, ritengo che questa frase
detta a 20 milioni circa di radioascoltatori, sia veramente di
pessimo gusto e del tutto priva di qualsiasi fondamento». Qualcosa
di «improprio» (oggi diremmo di «politicamente scorretto») doveva
evidentemente essere sfuggito, più probabilmente alla radio che alla
tv e, a giudicare da quel «dopo», potrebbe essersi trattato anche
di un' estemporanea e improvvida uscita di qualche intervistato del
dopo-gara, più che di un eccesso tardo-patriottico del radiocronista
che era Enrico Ameri. Quindi, prende corpo anche questa ipotesi: che
le proteste diplomatiche siano nate su segnalazioni confuse, che
mescolavano Radio e Televisione. Tanto, sempre di Rai si trattava…".
Una vicenda, quella che ho provato a
raccontare in questa puntata, che ti fa riflettere su come purtroppo
con una inesattezza o con una leggenda metropolitana appiccicata con
fin troppa leggerezza, si possa purtroppo arrivare a penalizzare una
persona, e su come, grazie a un attentissimo lavoro di ricerca, sia
stato possibile ristabilire la verità.
Rüdiger
Franz Gaetano Herberhold
RINGRAZIAMENTI.
Al
termine di questa puntata desidero ringraziare veramente di cuore
Pino Frisoli, sia per avermi aiutato a capire come prese il via la
ricerca, effettuata assieme a Massimo De Luca, che permise di
riabilitare la figura dell'indimenticabile Nicolò
Carosio, sia per aver revisionato la
presente puntata di Spunti di Sport.