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lunedì 6 gennaio 2014

SPUNTI DI SPORT-TANTI AUGURI, GUERINO! 3° PARTE: L'ARCIPOSTA DI GIANNI BRERA, GLI ANNI SETTANTA, E ANEDDOTI DI VITA GUERINESCA.


Cari amici,
terza parte dello speciale TANTI AUGURI, GUERINO, realizzato per la pagina FB dei lettori del GUERIN, per celebrare i 102 anni del mitico verdolino.

L'ARCIPOSTA DI GIANNI BRERA.

Cari amici, un grande giornalista rimasto nel cuore di tanti lettori del GUERIN SPORTIVO è sicuramente GIANNI BRERA. Poco tempo fa lo abbiamo ricordato qui in pagina ripubblicando alcuni suoi celebri articoli, e ripubblicando alcune sue ARCIPOSTE.
Quest'oggi, festeggiando i 102 anni del Guerin, non potevamo non riproporle.
In questo e nel prossimo post, quindi, rileggeremo insieme due lettere dell'ARCIPOSTA.

L'ARCIPOSTA DI GIANNI BRERA-PULICI COME RIVA? Illustre Arcimatto, come mai hai scritto sul «Giorno» di lunedì 24 (dopo Italia-Olanda) che Pulici fa parte dei «punteros» mediobrocchi e per giunta paurosi? Io non credevo ai miei occhi leggendo quel tuo commento. Ma se sei stato proprio tu a chiamarlo «Puliciclone brianteo». Di lui dicevi che non esisteva centravanti più degno di rivestire la maglia azzurra (era ancora Riva il numero 11) quando esordi in Nazionale contro il Lussemburgo; scrivevi che Puliciclone non conosce gli indugi, le esitazioni, le incertezze. Dopo Italia-Polonia che era una vera punta «talmente dotata di coraggio e di tiro....». Dopo Polonia-Italia, «che aveva avuto atteggiamenti abbastanza decisi». Infine, nell'intervallo di Italia-Polonia, al microfono di Ciotti hai detto che «se lanciato, rifarebbe Riva». Allora non è un mediobrocco pauroso?Spiegami anche in che senso la qualità del calcio praticato oggi in Italia è senz'altro superiore a quello di una volta. Grazie e complimenti per il tuo ultimo libro.

Caro amico, la conoscenza perfetta d'un calciatore non è acquisibile se non dopo anni. Nei primi giudizi su Pulici obbedivo alla speranza di vedere, un pais sostituire «Rombo di Tuono» Riva: ho poi notato che aveva ritmi assolutamente superiori alla tecnica di cui era in possesso: fra questi e quella esisteva una specie di discrepanza disdicevole: e ho insistito perché frenasse i suoi slanci a vantaggio del controllo e della battuta. Come tanti tecnici passati da Torino, anch'io ho sperato che Pulici esplodesse. Gli ho visto fare gol memorabili, addirittura degni di Pelè, e figuracce sesquipedali, tipiche di un cavallo falso e perciò non molto apprezzabile. Ho anche notato, alla lunga, che Pulici segna sempre in casa, e che fuori, misteriosamente, è sempre lanciato a ritmo irrefrenabile dove non può giungere la palla. E allora, una domanda: intuisce prima, sbagliando quasi meritoriamente, o sbaglia subito, inducendo all'errore anche il compagno play maker? Finora questo dilemma rimane irrisolto ai miei occhi.Ho giocato negli Anni Trenta ed ho seguito il calcio dal primo dopoguerra: basterebbe la constatazione che i terreni sono migliorati quasi a livello europeo per dedurne che anche la tecnica di gioco è andata migliorando in proporzione. Negli Anni Trenta, i campi davvero erbosi non erano più di mezza dozzina in tutta Italia: la stessa Cagliari nel dopoguerra aveva un cortile da caserma fra le derelitte tribune dell'Amsicora: quando, miracolosamente, il terreno è stato coltivato ad arte, l'erba compatta ha consentito l'esplosione di una Squadra che per tre-quattro anni è stata la più splendida d'Italia.Grazie dei complimenti per il libro di pedate: me lo sono tolto di dosso come un sudario (non è retorica né melodramma: dire scafandro sarebbe stato poco). Adesso basta. Ne rinnoverò l'ultimo capitolo di anno in anno, fino alla morte: lo correggerò anche, questo librone, se mi aiuteranno i lettori a eliminare le zeppe: ve ne sono sicuramente molte. Aspetto trepidante.


L'ARCIPOSTA DI GIANNI BRERA. IL GENOA, BORDON E IL DOLCETTO.

Esimio dottor Brera, sono una sua assidua lettrice per cui penso che il Guerino venga acquistato per la massima parte dei lettori solo per il godimento spirituale di leggerla. Mi risponda ora (senza dribblarmi però) alle seguenti domande:1) Lei è genoano come me. Non ha ritenuto doveroso far sentire la Sua voce nell'infuriare della polemica Baldazzi-Fossati.2) Ha mai visto giocare Toni Bordon? Dirottato a Cesena a novembre è stato utilizzato solo saltuariamente da Bersellini. Il quale in predicato di passare al Genoa, avrebbe definitivamente distrutto, se tale eventualità si fosse verificata, un giocatore valutato a suo tempo più di mezzo miliardo. Bordon è un ragazzo molto sensibile. Se Lei gli farà pervenire un incoraggiamento avrà la riconoscenza mia e di tutti genoani. Dica chiaramente se lo considera o meno un bidone.3) Il Guerino dovrebbe varare una rubrica di atletica leggera. Anche in relazione a questa (da Lei tanto amata) disciplina sportiva è possibile fare un discorso critico e politico.RingraziandoLa le porgo i sensi della mia indefettibile stima. Se ha occasione di passare da Cremolino potrà gustare un dolcetto '71 che mio marito Gianni, Suo affezionato discepolo, tiene in serbo per Lei.

Gentile signora, le sono molto grato delle cortesi espressioni di cui mi fa oggetto. A pregiata sua riscontrare, debbo aggiungere che meno grato le sono per la stilettata inferta alla mia ignavia di genoano. Ho letto solo i titoli della querela intercorsa fra Baldazzi e Fossati. Non conosco Baldazzi: avevo creduto di capire che possedesse anche i sesterzi per legittimare le proprie ambizioni tecnico-amministrative. Alla resa dei conti, sempre se ho potuto capire bene dai titoli, Baldazzi si è dovuto ritirare e Fossati è tornato in possesso del bastone di comando.Ho parlato abbastanza con Fossati per capire che è un entusiasta con la testa sul collo. I giornalisti - tifosi di Genova non la pensavano come me e forse avevano più numerosi elementi di giudizio. Io so poco e niente di una società che amo per essermi contagiato, la prima volta, proprio del suo entusiasmo. Anni sono passati (oh quanti) e considero questo mio amore con una sorta di impaccio.Ho visto Bordon l'anno della promozione in A. Mi sembrava lento per il posto di centravanti: era da impostare, secondo me, a centrocampo: possedeva un tiro assai forte: tutto lasciava credere che potesse sfondare, un giorno o l'altro. Ho incominciato a sospettare che non fosse votato a grande carriera solo quando è stato insistentemente cercato da Fraizzoli, che notoriamente non ne azzecca mai una. So che Silvestri si è molto indignato nel constatare che Bordon lo stava amaramente deludendo: l'ha anche maltrattato, confidando che l'orgoglio lo rimettesse in corsa: nulla è servito: Bordon ha deluso. Ha poi cercato di rigenerarlo il Cesena. Non credo vi sia riuscito, sebbene sviluppasse un ottimo gioco a favore delle punte. Ella mi chiede di incoraggiarlo. Come è patetico tutto ciò, gentile signora. Ecco qua: lo incoraggio. E poi?Il Guerino varerà anche una rubrica di atletica leggera, culto dell'uomo. Un giornale illustrato con la sua formula non può prescindere da quello sport. Ne sono convinto anch'io, come lei. Ringrazi suo marito Gianni. Il dolcetto è un onestissimo vino plebeo: mantiene sempre quel che promette. A mio parere va rispettato come il buon vecchio Piemonte.


Cari amici, dedichiamo questo post a un grande disegnatore, che collaborò per alcuni anni con il GUERIN SPORTIVO: il grande CARLO PERONI, scomparso circa 2 anni fa, ideatore di numerosi personaggi tra cui il celebre CALIMERO, in partecipazione con i fratelli PAGOT, e l'ISPETTORE PEROGATT.
Durante gli anni 70, per diverso tempo, PERONI collaborò con il GUERIN SPORTIVO, andando progressivamente a sostituire progressivamente le vignette di MARINO, gravemente malato.
Qualche anno fa lo stesso PERONI raccontò sul proprio blog, PEROGATT, alcuni momenti relativi alla sua esperienza al GUERINO, che noi ora andremo a leggere affiancati da alcune vignette che lo stsso PERONI realizzò per il GUERIN.

“ Bartoletti io lo avevo conosciuto anni addietro, agli inizi degli anni '70, perché ero stato chiamato dal Conte Rognoni, il proprietario del giornale sportivo "Guerin Sportivo", per sostituire "Marino" (non ricordo proprio qual era il suo cognome dato che tutti lo avevano chiamato con il suo nome d'arte "Marino", con il quale firmava anche le vignette), il bravissimo e noto disegnatore ufficiale di quel giornale (che usciva il lunedì nello stesso formato dei quotidiani, anzi forse di più: misurava cm. 43 x 59; stampato in nero con la testata "Guerin Sportivo" in verde). Marino stava molto male ed aveva dato il permesso che qualche disegnatore affidabile lo imitasse. Io feci velocemente qualche prova che sottoposero a Marino e questi le approvò subito: lo avevo imitato alla perfezione.
Così per molto tempo io andavo in redazione tutte le domeniche pomeriggio e dovevo realizzare ultravelocemente le vignette, tutte di formato gigante, cercando di inventare le battute in base ai risultati delle partite appena concluse; le schizzavo e le sottoponevo al Direttore (il Conte Rognoni) per l'approvazione; qualche volta lui mi faceva fare qualche piccola modifica ma in genere era molto soddisfatto. Così tornavo nella stanza che mi avevano assegnato per realizzare i disegni originali con lo stile di Marino: uno stile piuttosto difficile da imitare, ma c'ero riuscito abbastanza bene. Il Conte Rognoni, prima di iniziare a lavorare con le vignette, mi chiese per quale squadra io tifassi e gli risposi timidamente che... in effetti io non ero proprio un tifoso: mio padre era uno Juventino e di conseguenza io e mio fratello fummo Juventini (mio fratello era molto più appassionato di me riguardo il calcio: io invece lo seguivo molto poco). Quindi dissi al Conte che ero... Juventino. Lui mi disse "Bene, perché se lei era un milanista l'avrei mandato subito via!" Insomma, il Conte Rognoni odiava il Milan (anche se non ho mai saputo di preciso per quale motivo, ma sapevo che lui aveva appena acquistato la squadra del "Cesena" che, anche grazie agli interventi del Conte, subito dopo era riuscito ad arrivare in Serie A) e mi spingeva a fare sempre, su tutti i numeri, vignette contro il Milan. A me la cosa non andava tanto, ma... dato che lui era il Direttore (e proprietario) mi rassegnai; oltre tutto, cosa da non dimenticare, per quelle vignette mi pagavano piuttosto bene. Quindi mi specializzai nel fare caricature dei giocatori del Milan, ma soprattutto di Gianni Rivera. 



Vignetta pubblicata sul GUERIN SPORTIVO del 24 Dicembre 1973.
Devo dire che, per guadagnare tempo, il Direttore del giornale mi aveva dato il permesso di preparare in studio alcune vignette che trattavano argomenti generici, sempre di calcio, ma non di attualità molto stretta. Così alla domenica arrivavo con alcune vignette già pronte, ma la maggior parte dovevo farle al momento, appena terminate le partite e saputi i risultati ed eventuali errori degli arbitri oppure discussioni varie fra i giocatori, insomma tutto quello che si riusciva a sapere che potesse dare degli spunti per creare delle vignette apposite sulle partite principali della giornata con battute adeguate.
Nella stessa stanza che mi avevano affidato c'era anche un certo Marino Bartoletti... sì, proprio quello che, anni dopo avrebbe inventato e presentato la trasmissione "Quelli che il calcio". Lui era stato molto gentile e comprensivo con me. Bartoletti era impegnato, come me del resto, solo che lui doveva commentare con la macchina da scrivere i risultati delle avarie partite appena concluse. Tutto si operava con la massima velocità perché il giornale andava in stampa pochissimo tempo dopo. Come già detto, io non sono mai stato un esperto di calcio ed avevo accettato quell'incarico con molta incoscienza (come al solito...) perché lì bisognava per forza essere invece degli esperti... Per fortuna che confessai questa mia mancanza a Bartoletti e lui mi aiutò sempre e mi diede una mano nei punti dove ero insicuro; a volte, per esempio, non ricordavo che numero avessero alcuni giocatori e lui prontamente me lo diceva; poi, dovevo fare velocemente delle caricature di calciatori che non avevo mai visto, ma avevo a disposizione una persona al mio servizio che, dietro mie richieste, immediatamente riusciva a scartabellare nell'ampio archivio delle redazione e mi faceva avere le foto dei calciatori richiesti. Io sceglievo quelle che più si adattavano e mi mettevo a disegnare. Solo che il "fotolitista" (cioè quello della tipografia - che era situata nel palazzo accanto - incaricato di trasformare in "cliché", cioè "fotolito", agendo con degli acidi speciali, otteneva il mio disegno "completamente rovesciato" in modo che poi stampato diventava diritto) mi aspettava dietro le spalle e mi faceva sempre fretta. Dato che, per imitare lo stile di Marino, non potevo usare dei pennarelli, ma dovevo usare l'inchiostro di china su una carta speciale (che aveva dei puntini a rilievo che servivano per creare alla fine un effetto tipo "retino" usando una matita dalla "mina grassa") che aveva anche la particolarità che l'inchiostro asciugava molto lentamente; allora qualcuno mi procurò un phon e, mentre io andavo avanti a disegnare le altre vignette, questi cercava di asciugare i disegni e quando io li giudicavo pronti, il fotolitista faceva poi delle corse pazzesca per riuscire a guadagnare dei minuti preziosi. Insomma, il tutto era eseguito completamente di corsa ed all'ora fissata, quasi per miracolo, tutto era pronto: il giornale poteva andare in stampa ed io tornavo a casa con una delle primissime copie stampate con l'inchiostro (stavolta quello della stampa) ancora bagnato... Qualche giorno dopo il Conte Rognoni mi disse che stava cercando con urgenza una segretaria affidabile. Io gli proposi mia figlia e lui mi disse di portarla per fare un colloquio. Fu subito assunta. Mia figlia era al suo primo lavoro: prima aveva frequentato varie scuole, fra le quali anche la scuola del Piccolo Teatro di Milano diretta dal famosissimo Strehler. Aveva anche frequentato la Scuola del Cinema di Milano. Insomma, come attrice non era un gran ché... ma quelle esperienze le servirono molto nella vita: imparò anche a "recitare" sul lavoro. Insomma, con il Conte Rognoni "recitò" così bene la sua parte che lui era convinto che quel lavoro lo avesse fatto da sempre; insomma era molto soddisfatto di lei: era una brava segretaria e soprattutto molto veloce, qualità questa che il Conte apprezzava molto.
Qualche tempo dopo si seppe che il disegnatore "Marino" era morto ed ora al giornale non sapevano come comportarsi: "Marino" era una della colonne portanti del giornale (oltre al famoso giornalista sportivo Gianni Brera che curava sempre una sua rubrica fissa - veniva tutte le domeniche ma non parlava mai con nessuno di noi). Ed ora? Io proposi al Conte Rognoni di proseguire io quelle vignette, ma cambiando lo stile: stavolta con il mio e non imitando quello di Marino. Lui era dubbioso, ma quando vide le mie prime vignette (quelle con il mio stile) rimase entusiasta: non erano assolutamente inferiori a quelle di Marino! Così i lettori seppero che, dopo la triste scomparsa del vignettista Marino, aveva preso il suo posto Carlo Peroni, un altro noto vignettista. Ma nessuno seppe mai che per oltre un anno Marino non aveva più disegnato: le vignette che i lettori avevano visto con la sua firma, in effetti erano mie...
Avevo accennato al fatto delle vignette contro il Milan, vero? Beh, una volta stavo per pagarla cara... Era il periodo in cui tutte le domeniche non si poteva circolare con l'auto, salvo i servizi speciali e la stampa: noi avevamo ricevuto uno speciale contrassegno di permesso per circolare ed inoltre avevamo messo molto in grande la testata del "Guerin Sportivo" sull'auto. Ho già detto - almeno mi sembra... - che io non guido, (a proposito: quasi nessun disegnatore guida l'auto e non si sa il motivo...) Così mi facevo accompagnare da mia moglie che, approfittando dell'assenza completa (o quasi) delle auto in città, approfittava per correre un po' di più anche perché io dovevo arrivare molto presto in redazione. Ad un incrocio un vigile ci fischiò. Noi mostrammo il permesso e lui vide che avevamo a che fare con il Guerin Sportivo. Il vigile chiese che cosa facevamo di preciso in quel giornale. Io gli risposi che facevo le vignette sul calcio. Il vigile allora si infuriò e mi disse che avrebbe controllato tutta la macchina per farci una bella multa, ma non trovando niente da... multare, mi fece una ramanzina: "Se lei disegna ancora una vignetta contro il Milan, la prossima volta le faccio la multa!" Così arrivai un po' in ritardo in redazione. Ne parlai con il Conte Rognoni e lui mi disse di non lasciarmi influenzare: "Quello è un milanista ed è ovvio che sia arrabbiato perchè loro non sanno giocare! Quindi, la prossima volta che lo ferma gli faccia vedere una vignetta che avrà fatto nel frattempo contro l'Inter, così almeno si calma." Infatti, la domenica successiva, il vigile fischiò di nuovo. Ma stavolta, appena ci fermammo, io fui più veloce di lui e gli feci vedere una vignetta contro l'Inter che avevo già preparato e che sarebbe stata stampata proprio in quel numero... Infatti ci lasciò passare subito dicendo che avrebbe avvertito i sui colleghi, quindi potevamo andare anche più veloci.

Vignetta pubblicata sul GUERIN SPORTIVO del 4 Febbraio 1974.


Vignetta pubblicata sul GUERIN SPORTIVO del 4 Febbraio 1974.
C'era un periodo in cui il Conter Rognoni mi aveva incaricato di fare qualche vignetta contro Gheddafi. Io gli dissi che personalmente non avevo nulla da dire contro Gheddafi, ma lui mi obbligò a preparare delle vignette in quel senso. Mi spiegò che in quel periodo Gheddafi si stava comportando molto male contro l'Italia e bisognava fare delle vignette contro di lui. Io dovetti obbedire e feci quelle vignette, cercando di essere cattivo il meno possibile. Comunque quelle vignette vennero stampate e con il mio nome. Qualche giorno dopo ricevetti una telefonata da un individuo con un accento chiaramente nordafricano (probabilmente libico) che mi disse: "Lei si è permesso di fare delle vignette contro Gheddafi" Io gli spiegai che non erano idea mia, ma dovevo farle perché me le aveva chieste il Direttore. Quel tizio mi disse allora: "Se lei disegna ancora una vignetta con la caricatura di Gheddafi, si ricordi che lei ha una famiglia... Quindi se non vuole guai non ne faccia più." E terminò la telefonata. Il giorno dopo ne parlai con il Conte Rognoni e gli dissi che non me la sentivo più di fare quelle vignette contro Gheddafi. Il Conte capì e mi disse che avrebbe sostituito l'argomento. Così mi diede da fare delle vignette dove c'erano in ballo gli Israeliani ed i Palestinesi... Mi trovai di nuovo a dover discutere... Trovammo un compromesso: feci delle vignette dove non criticavo nessuno dei due, cioè davo ragione ad entrambi. Quella volta non ricevetti nessuna telefonata con minacce...

Qualche anno fa mi chiamarono per far parte di una giuria per una mostra-concorso di vignette, a Milano, che avevano come argomento lo sport. Appena arrivai alla mostra scoprii che in effetti i giurati eravamo in due: io e... Gianni Rivera (che nel frattempo era diventato onorevole). Appena mi presentai, lui mi chiese: "Peroni?... Non sarà mica quello che faceva le vignette sul Guerin Sportivo?". Alla mia risposta affermativa, lui mi disse che ormai aveva accettato di far parte di quella giuria, ma si ricordava di come lo avevo "trattato" con quelle vignette sul giornale... però non gli faceva piacere essere lì con me. Io cercai di rassicurarlo: non ce l'avevo mai avuta con lui, il mio era solo un lavoro... Ma Rivera non si convinse tanto e ci demmo subito da fare per giudicare le vignette e scegliere le vincitrici. Poi se ne andò subito, senza nemmeno salutarmi. A quel punto mi dissi che forse avevo fatto bene a fare quelle vignette tanti anni prima: magari se le era meritate...”

 
GS 40/ 1976: LA DOPPIA COPERTINA.


Andiamo a riscoprire insieme alcune copertine del 1977.

Tra le varie copertine ho selezionato quella a sfondo animale del numero 20, la vittoria della COPPA ITALIA del MILAN, guidato da GIANNI RIVERA. Il 1977 è purtroppo anche l'anno della triste scomparsa di RENATO CURI, avvenuta in campo durante PERUGIA-JUVENTUS.

Ho poi selezionato una copertina del GUERIN dedicata al giocatore del MILAN dell'epoca, RUBEN BURIANI, e infine la copertina di fine anno con un presepe un pò... particolare.

GS 20/1977: scontri tra animali per raffigurare i duelli tra JUVE e TORINO da una parte e BORUSSIA DORTMUND-LIVERPOOL dall'altra.
GS 27/1977: GIANNI RIVERA alza la COPPA ITALIA vinta dal MILAN.
GS 44/1977: RENATO CURI per de la vita in campo durante PERUGIA-JUVENTUS.
GS 45/1977: copertina dedicata a RUBEN BURIANI.
GS 51/1977: copertina natalizia.
Passiamo ora all'annata 1978, di cui ho selezionato alcune copertine.
Spicca la doppia copertina a marzo e in Agosto a PAOLO ROSSI, una copertina contro gli incidenti negli stadi e una copertina dedicata alla BABY FIORENTINA dell'epoca.






Andiamo a vedere ora alcune copertine del 1979, stagione che vide il 10° scudetto da parte del MILAN.
Le prime due copertine sono dedicate così alla squadra rossonera, prima campione d'inverno, e poi campione d'Italia, come possiamo vedere dal poster del GUERIN dedicato alla squadra campione d'ITALIA.
La terza copertina selezionata è dedicata a I MAGINIFICI 7: GIORDANO, ALTOBELLI, GRAZIANI, SAVOLDI, CHIODI, BETTEGA e ANCELOTTI.
Segue poi una copertina dedicata a CHIARUGI, e poi una copertina dedicata a un giovanissimo WALTER NOVELLINO, con la maglia del MILAN, e poi una copertina dedicata a GIANCARLO ANTOGNONI.






3/CONTINUA. 
                                                       Rüdiger Franz Gaetano Herberhold

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