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mercoledì 26 giugno 2013

SPUNTI DI SPORT- IL DISASTRO DEL MARACANÀ.

La squadra dell'URUGUAY, Campione del Mondo 1950.

Una semifinale estremamente avvincente. Questa sera, dopo la fase a gironi, la CONFEDERATIONS CUP entra nel vivo, regalandoci una sfida assolutamente epica, tra BRASILE e URUGUAY. In attesa di capire cosa succederà questa sera, in questa puntata di SPUNTI vorrei raccontarvi un precedentemente tra queste due squadre entrato negli annali della storia del calcio.Stiamo parlando, più precisamente del DISASTRO DEL MARACANÀ.
Cosa successe, in quella partita? Attraverso un’attenta documentazione e grazie all’ottima ricostruzione realizzata da WIKIPEDIA, siamo riusciti a ricostruire cosa successe quel giorno. Era il 16 Luglio 1950.

IL MONDIALE DEL 1950.
 

Il Mondiale del 1950, organizzato in Brasile, a dire il vero, fu l’unico Mondiale che non prevedeva una vera e propria finale. Dopo il classico girone eliminatorio, le squadre partecipanti ala seconda fase vennero riunite in unico girone finale, che alla fine avrebbe costituito la classifica finale. Questo girone era costituito da SVEZIA, SPAGNA, URUGUAY e BRASILE. Dopo le prime due giornate il BRASILE era nettamente al comando, avendo battuto brillantemente le squadre europee. L’unica squadra che poteva privare il BRASILE del titolo poteva essere l’URUGUAY, ma si trattava di un’impresa comunque molto difficile. Il Brasile nelle prime due giornate del girone finale, come detto sopra, aveva vinto contro le due squadre europee, segnando 13 goal, e subendone 2, per cui, anche il pareggio contro l’URUGUAY poteva andare benissimo. L’URUGUAY, invece, per poter pensare di vincere il MONDIALE, doveva assolutamente vincere.

I brasiliani erano praticamente certi di aver già vinto il Mondiale, tanto che addirittura per le vie del paese, nonostante la partita on l’URUGUAY fosse ancora da giocare, le fonti dell’epoca raccontano di caroselli festanti, e addirittura la mattina del 16 Luglio venne organizzato un Carnevale per le vie di Rio De Janeiro. Ma i toni trionfalistici non si fermavano solo alle strade. Pensate, cari amici, che addirittura vennero vendute addirittura oltre 500.000 mila magliette con su scritto BRASILE CAMPIONE DEL MONDO, e anche la stampa brasiliana il giorno stesso della partita esaltava la propria squadra. Per farvi alcuni esempi, il DIARIO DI RIO aprì la prima pagina, con il titolo, IL BRASILE VINCERÀ, per non parlare, ad esempio, del quotidiano O MUNDO, che pubblicò in prima pagina la foto della formazione brasiliana, intitolando “QUESTI SONO I CAMPIONI DEL MONDO”. Questi, giusto alcuni esempi.

Rio De Janeiro, Stadio Maracanà, 16 Luglio 1950. Il giorno della partita, l’esterno dello stadio venne tappezzato con dei cartelloni con su scritto “Omaggio ai campioni del Mondo”. I tifosi brasiliani credevano moltissimo a quella finale, tanto che fonti dell’epoca parlano di un MARACANÀ gremitissimo in ogni ordine di posto, con circa 173.850 spettatori paganti, e 199.854 quelli presenti. La partita era in programma intorno alle ore 15:00. Prima che l'arbitro fischiò l'inizio della partita, il generale ANGELO MENDES DE MORAIS, prefetto del Distretto federale brasiliano, pronunciò un discorso da cui si evinceva come i brasiliani fossero pressochè certi della vittoria della propria squadra.
Queste le parole del generale DE MORAIS:
Voi, brasiliani, che io considero vincitori del Campionato del Mondo.
Voi, giocatori, che tra poche ore sarete acclamati da milioni di compatrioti
Voi che avete rivali in tutto l'emisfero. Voi che superate qualsiasi rivale.
Siete voi che io saluto come vincitori”.

La partita, però, si rivelò ben più diversa da quello che si aspettavano i tifosi verdeoro. Se è vero che il Brasile andò in campo con uno schema assai offensivo, e più precisamente un 2-3-4-1, bisogna però rilevare che i brasiliani non riuscirono mai nel primo tempo a sfondare la difesa uruguagia, rischiando semmai diverse volte sul contropiede degli avversari.
Nella ripresa, la partita sembrò cambiare. Dopo due minuti, infatti il Brasile si portò in vantaggio in vantaggio con il centrocampista FRIAÇA, abile a sfruttare un intervento non impeccabile del portiere uruguayano MASPOLI.
Sembrava, a questo punto, che tutto fosse fatto per il Brasile, con il pubblico in festa sugli spalti del Maracanà, ma l'Uruguay non si perse d'animo, e al 66, giunse al pareggio. Dopo una rapida percussione sulla fascia, GHIGGIA saltò il brasiliano BIGODE, passò la palla a SCHIAFFINO, che battè il portiere BARBOSA. Il punteggio era quindi sull'1-1. Il pareggio, lo ricordiamo, avrebbe permesso comunque ai brasiliani di vincere il Mondiale, eppure quel pareggio rappresentò una mazzata micidiale per i giocatori brasiliani, che smisero praticamente di giocare. Al 79° avvenne quello che nessuno avrebbe mai osato immaginare alla vigilia della partita. GHIGGIA servito da Perez, superò nuovamente la difesa brasiliana, e realizzò il 2-1 a favore dell'URUGUAY. Sul Maracanà cadde il gelo. Da favorito il Brasile stava perdendo il Mondiale. I giocatori brasiliani si buttarono in avanti alla ricerca di quel goal che avrebbe consentito loro di pareggiare la partita, e quindi di vincere il Mondiale, ma fu tutto vano: l' URUGUAY battè il BRASILE per 2-1, e, a sorpresa, si aggiudicò il suo secondo titolo mondiale. Vediamo, a questo punto, le immagini più salienti di quella partita.


LE REAZIONI DEL DOPOPARTITA. 
 
I tifosi brasiliani erano talmente convinti, talmente sicuri della vittoria della loro squadra, che quando l'arbitro READER fischiò la fine della partita, circa una decina di tifosi vennero colti da infarto, e almeno due tifosi si suicidarono lanciandosi dagli spalti dello stadio Maracanà. Fu un momento molto difficile per lo stesso Brasile: vennero infatti proclamati tre giorni di lutto nazionale. Pensate, cari amici, che molta gente, era talmente sicura della vittoria del Brasile che aveva scommesso praticamente tutti i suoi averi sulla vittoria della squadra brasiliana, trovandosi al termine della partita, praticamente senza nulla. Motivo per il quale molta gente o si suicidò, o si trovo praticamente in rovina. Alla fine il bilancio ufficiale parlerà di 34 suicidi e di 56 morti per arresto cardiaco, al termine della partita.
Non solo la gente comune, ma anche la FEDERCALCIO BRASILIANA credeva talmente tanto nella vittoria dei suoi giocatori, a tal punto che aveva fatto stampare migliaia di cartoline celebrative della vittoria del Mondiale, e fatto coniare 22 medaglie d'oro che le autorità avrebbero dovuto consegnare ai giocatori. Con la sconfitta rimediata contro l'URUGUAY, tutto questo andava praticamente a farsi friggere. Ma non solo. Sembra infatti, secondo fonti dell'epoca, che la premiazione, si sarebbe dovuta svolgere in questa maniera. All'uscita del tunnel, in mezzo al terreno di gioco, si sarebbe dovuta formare una guardia d'onore, composta da due file di guardie, attraverso la quale sarerbbero dovuti passare sia i rappresentanti del governo brasiliano, sia il presidente FIFA, JULES RIMET, che avrebbe dovuto consegnare la coppa nelle mani del capitano brasiliano, e che avrebbe dovuto pronunciare un discorso in lingua portoghese, per celebrare la vittoria brasiliana.

Con la vittoria dell'Uruguay, il cerimoniale fu ovviamente modificato, con la totale assenza delle guardie, e con RIMET lasciato da solo a premiere i giocatori uruguayani. RIMET consegnò la coppa al capitano uruguagio, VARELA, ma non riuscì neppure a dirgli una parola di congratulazioni per la vittoria mondiale. Non solo. La banda non suonò neanche l'inno nazionale uruguayano (come invece era previsto, nel caso in cui avesse vinto il Brasile), perchè, convinti i brasiliani fino in fondo della vittoria del Brasile, non le era stato consegnato lo spartito dell'inno uruguayano, perchè ritenuto inutile.
Questo il ricordo di quel dopopartita, attraverso le parole del giocatore uruguayano JUAN ALBERTO SCHIAFFINO. “Lasciammo l'angustia che ci aveva accompagnato per tutta la partita, versando lacrime di gioia, pensando alle nostre famiglie in Uruguay, mentre i nostri avversari piangevano di amarezza per la sconfitta. Ad un certo punto provai pena per quello che stava accadendo”.
Per motivi precauzionali la nazionale uruguyana venne invitata a lasciare immediatamente il Brasile, dirigendosi verso Montevideo. Ciò, però, non impedì una vera e propria aggressione ai danni di GHIGGIA, che dovette tornare in Patria con le stampelle.
Il disastro del Maracanà fu, quindi, una vera e propria mazzata per il Brasile e per la sua nazionale, a tal punto che non solamente la squadra stette ferma per due anni (la nazionale sarebbe tornata in campo il 6 aprile 1952, battendo il Messico per 2-0, nel Campionato Panamericano), ma addirittura cambiò il colore della sua maglia. Se fino al disastro del Maracanà, la squadra indossava una maglia bianca, con colletto blu, e con pantaloncini e calzettoni bianchi, tra il 1952 e il 1954, la squadra cambiò divisa, indossando una maglietta azzurra, con pantaloncini bianchi, e calzettoni azzurri, fino al 1954, quando il Brasile si presentò con la divisa che indossa tuttora:maglietta giallo-oro con colletto verde, pantaloncini blu e calzettoni bianchi. D'allora la nazionale brasiliana venne soprannominata, in onore della nuova divisa, come la nazionale verde oro.

Logico, quindi, che la sfida di questa sera sia profondamente sentita sia dalla nazionale verdeoro, allenata da FELIPE SCOLARI, desiderosa di prendersi una rivncita e potendo contare sull'apporto del pubblico di casa, sia dalla formazione biancoceleste, allenata da OSCAR WASHINGTON TABAREZ, desiderosa di accedere il pass alla finale della CONFEDERATIONS CUP.
Una sfida, quella di questa sera, che speriamo possa essere all’insegna dello spettacolo e del sano e buon calcio.
Rüdiger Franz Gaetano Herberhold

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