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sabato 8 dicembre 2012

SPUNTI DI SPORT-IL BRUTTO DEL CALCIO.

La sede del BUITENBOYS ad ALMERE.
Si può morire per una partita di calcio? Si può cioè morire per aver sventolato una bandierina in questa o quella direzione? Da qualche giorno mi sto ponendo questa domanda, e più ci penso, più non posso fare a meno di rimanere sconcertato.

In un mondo del calcio che faccio sempre più fatica a riconoscere, in un mondo del calcio in cui dai semplici sfottò agli avversari si passa in numerosi casi anche alle offese pesanti (come il famigerato coro “Lavali, Vesuvio”, che accompagna purtroppo ogni trasferta del Napoli al Nord), o agli striscioni offensivi nei confronti di persone o che hanno avuto alle spalle momenti difficili (non posso non pensare allo striscione esposto durante MILAN-JUVENTUS in cui si paragona il salto nel vuoto di FELIX BAUMGARTNER al tentativo di suicidio di qualche anno fa di GIANLUCA PESSOTTO; una scelta veramente di pessimo gusto, e assolutamente irriguardosa nei confronti del dirigente juventino che per fortuna ha superato quel brutto momento), o che purtroppo hanno perso la vita (come nel caso delle vittime dell'Heysel, con una maglietta con su scritto +39 indossata da alcuni imbecilli, o il caso dello striscione offensivo nei confronti delle vittime di SUPERGA, esposto durante il recente derby tra JUVE e TORINO), purtroppo è successo anche questo.

Non nel nostro paese, dove semmai abbiamo sfiorato un episodio simile, (un arbitro aggredito e pestato da un giocatore, come ci racconta GIANLUCA GRASSI in un articolo pubblicato sul sito del GUERINO), ma all'estero, e più precisamente in Olanda. Indipendentemente, però, da dove sia avvenuto l'episodio, è estremamente grave il fatto che questa cosa si sia verificata, in quanto purtroppo dimostra che il calcio, e mi dispiace doverlo scrivere, se va avanti così, sta cominciando a prendere un punto di non ritorno.

Questo episodio che purtroppo nulla ha a chevedere con il sano e buon calcio si è veirficato domenica in Olanda, e più precisamente nella piccola cittadina di Almere, dove era in programma una partita amichevole di calcio giovanile tra i padroni di casa del BUYTENBOYS e l'AMSTERDAM NIEUW SLOTEN. Come guardalinee, come a volte capita in partite del genere era impegnato un dirigente della squadra di casa, RICHARD NIEUWENHUIZEN, quarantunenne.
Al termine della partita, tre giocatori del NIEUW SLOTEN di 15-16 anni, scontenti dell'operato di NIEUWENZUIZEN, lo hanno aggredito. Come ha raccontato un portavoce della poizia olandese “il dirigente era fuggito, ma lo hanno inseguito e pestato”. Nella fattispecie, i ragazzi lo hanno gettato a terra, e ripetutamente preso prima a pugni in faccia, poi a calci in testa, e poi ancora a calci mentre ormai era già tramortito a terra. Una vera e propria esecuzione, per il solo fatto di aver girato la bandierina nela direzione a loro dire sbagliata. Ad assistere al pestaggio purtroppo anche uno dei figli di NIEUWENZUIZEN, che giocava nei BUITENBOYS, che ha assistito al pestaggio, e che purtroppo ha visto dinanzi ai suoi occhi uccidere suo padre. Per una partita di calcio.
Il dirigente, infatti, è arrivato in ospedale in condizioni gravissime, e, purtroppo, dopo un giorno di agonia, non ce l'ha fatta a causa delle lesioni cerebrali.
I ragazzini, fuggiti dopo questa vile aggressione trasformatasi poi in omicidio, sono stati prelevati nelle loro case di Almere e arrestati. La squadra del NIEUW SLOTEN nel frattempo ha escluso i tre ragazzi, e ha deciso di ritirarsi dal campionato.

Se vogliamo, questo tristissimo fatto, occorso in Olanda, ci dimostra purtroppo quanto nel mondo del calcio stiamo sempre più assistendo a un certo aumento della violenza, come dimostrano peraltro non solo i recenti incidenti avvenuti alla viglia del derby romano tra LAZIO e ROMA, ma anchel'aggressione ai tifosi inglesi a Roma di poco tempo fa.
Poco importa sapere che l'aggressione sia stata fatta da tifosi laziali, o da tifosi laziali e romanisti, o da persone che nulla hanno a che vedere con il mondo del calcio: la sostanza è una e una sola, sono stati aggrediti dei tifosi inglesi che erano venuti a vedere una partita di calcio in Italia. Il resto è un mero arrampicarsi agli specchi. Senza però dimenticarsi una cosa.
Il calcio non è questo. Il calcio è prima di tutto uno spettacolo, ma anche e sopratutto un GIOCO. Aspetto, questo, che probabilmente questo, nel corso degli anni ci è sfuggito, e che probabilmente dovremmo recuperare.
Molte volte assistiamo a delle vere polemiche per degli aspetti, quali un fuorigioco (vedi i casi di CATANIA-JUVE, INTER-CAGLIARI e CATANIA-MILAN, tanto per citare alcuni esempi), senza ricordarci che nella vita succedono cose molto più gravi per cui questa volta sì servirebbe lamentarsi. E non poco.

Quello che secondo me, quindi, dobbiamo recuperare, è il fatto di riportare il calcio a quello che è, una passione, un gioco. E sotto questo punto di vista dobbiamo imparare moltissimo dai tanto criticati inglesi. Vero, sul finire degli anni 80-primi anni 90 in Inghilterra abbiamo vissuto il problema degli hooligans, problema fortunatamente superato. Ora come ora, salvo alcune partite un po' delicate, è consuetudine degli inglesi, assistere alle partite in clima nettamente più disteso di prima.
Per carità, nei 90 minuti di partita non mancheranno i consueti sfottò (senza mai offendere o insultare i propri avversari), ma poi a fine partita finisce il match e i tifosi avversari vanno o a mangiare insieme, o a bersi una birra insieme. Stessa cosa tra i giocatori. Quella specie di terzo tempo, insomma, che qualche anno fa la Fiorentina aveva provato a provare in Serie A e che purtroppo ha poco attecchito. Lancio una provocazione: sarebbe bello poterlo riproporre, e magari anche tra tifosi. Non solamente tra le tifoserie gemellate, ma anche un po' con tutte le tifoserie.

Anziché andare allo stadio armati o con striscioni offensivi, non sarebbe più bello andare allo stadio per tifare solo e unicamente la propria squadra, e poi a fine partita buttare via tutte le ruggini con l'altrui tifoseria, e andare o a mangiare qualcosa tutti insieme, o andarsi a bere qualcosa tutti insieme? Si tratterebbe di cambiare un po' la nostra mentalità sportiva, ma sono convinto che se ci fosse un po' di buona volontà, la cosa non sarebbe impossibile. In tal senso, come peraltro sottolineava RICCARDO RODEGHER qualche giorno fa in pagina, quando abbiamo parlato dello striscione esposto durante il derby JUVE-TORINO, bisognerebbe prendere esempio dai cosiddetti sport minori (volley, rugby, basket, ecc, dove il rispetto per gli avversari viene prima di tutto.)

Vado a concludere. Se noi diamo uno sguardo al calcio contemporaneo, assistiamo sempre più a stadi semivuoti, aumento della violenza negli stadi, ecc. Uno scenario se vogliamo triste, o desolante. Eppure, forse mi sbaglierò, sono convinto nel calcio ci sia ancora qualcosa di positivo da raccontare.

Da sempre il nostro amato Guerino nella sua lunga storia centenaria ha cercato di raccontare non solo gli aspetti negativi ma anche gli aspetti positivi, le cose più belle, insomma, del nostro calcio. Il tutto con grandissima esperienza e sopratutto professionalità. Cose, queste, riconosciute un po' da tutti: non solo dagli addetti ai lavori, ma anche e sopratutto dagli appassionati di calcio e dai tifosi.
Detto questo, sono convinto che esistano ancora delle storie da raccontare in cui il calcio abbia un ruolo positivo. Non importa che si svolgano in un grande stadio, o nel primo campetto di periferia della nostra amata Italia. L'importante è l'insegnamento o la storia che esse ci trasmettano.

Mi rivolgo a voi, cari amici che ci seguite sempre in pagina. Se avete delle storie da raccontarci, o se conoscete delle storie in cui il calcio abbia avuto un ruolo o un aspetto positivo, per favore, segnalatacele in pagina su Facebook. Un modo, se vogliamo, per dimostrare a tutti che il calcio non è solamente quello degli striscioni o dei cori offensivi, restituitoci ogni settimana dai vari mass media, ma che in mezzo a questi brutti episodi, esiste ancora quel sano e buon calcio che noi appassionati amiamo veramente con tutto il cuore.

Rüdiger Franz Gaetano Herberhold

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