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mercoledì 25 aprile 2012

SPUNTI DI SPORT-TRIBUTO AD ANDREA FORTUNATO.



Un ragazzo il cui ricordo ha un posto speciale nel cuore di tutti gli appassionati di calcio, indipendentemente dal credo calcistico. Questo è ANDREA FORTUNATO, il giovane difensore della JUVENTUS, che il 25 Aprile 1995 perse la via a soli 23 anni in seguito a una grave forma di leucemia.

Andrea, nato a SALERNO il 26 Luglio 1971, fece il suo esordio nel mondo del calcio come terzino sinistro nel COMO disputando due stagioni dal 1989 al 1991. Nella prima stagione (1989/90) in SERIE B collezionò 16 presenze (fece il suo esordio il 29 Ottobre 1989 contro il COSENZA; partita che vide il COMO vincere 1-0), nella stagione successiva (1990/91) in SERIE C1, giocò 27 partite come titolare, e fu valorizzato dal suo tecnico, EUGENIO BERSELLINI, chiamato dalla dirigenza comasca con il compito di riportare in SERIE B la squadra.

Le prestazioni di ANDREA vengono seguite con molto interesse da parte del GENOA. Il presidente dei Grifoni, ALDO SPINELLI, per 4 milioni di lire lo porta in rossoblù. Giunto a Genova, ANDREA vive una prima fase in rossoblù non proprio facile. Da una parte la panchina (il brasiliano BRANCO è infatti il titolare della fascia sinistra), dall'altra un litigio con il braccio destro di BAGNOLI, MADDÈ, spinse la società rossoblù a mandare nel novembre 1991 ANDREA in prestito in SERIE B al PISA (dove collezionerà 25 presenze), per poi fare il suo esordio in rossoblù la stagione successiva. 
Una stagione, quella 1992/93, che vede diverse novità. Per prima cosa, per quanto riguarda lo staff tecnico, il duo BAGNOLI-MADDÈ si è trasferito all'INTER, e sulla panchina rossoblù arriva BRUNO GIORGI. Se da una parte questa stagione vedrà soffrire il GENOA (ben 3 allenatori: GIORGI dalla 1° alla 9° giornata, MAIFREDI dalla 10° alla 21° giornata, e infine MASELLI dalla 21° giornata fino a fine campionato), dall'altra vedrà ANDREA giocare 33 partite e segnare addirittura 3 goal. In particolare l'ultimo goal, segnato contro il MILAN, fu decisivo per le sorti della sua squadra, in quanto fu proprio il goal di ANDREA a salvare il GENOA, pareggiando per 2-2 contro il MILAN.
Andiamo, quindi, a vedere il goal di ANDREA FORTUNATO, nella sintesi di GENOA-MILAN, tratta da 90°minuto dell'epoca.


IL PASSAGGIO ALLA JUVENTUS.

Nel Giugno 1993, ANDREA passa alla JUVENTUS. Pochi giorni dopo questo nuovo trasferimento, FORTUNATO tornò nella sua SALERNO, e in quell'occasione rilasciò a ROBERTO GUERRIERO, giornalista di TELECOLORE, emittente televisiva della sua città, un'intervista in cui commentava, per prima cosa, il suo passaggio in bianconero.


Nella stagione 1993/94, con la maglia della JUVENTUS, ANDREA ottiene 27 presenze, segnando addiritura un goal,all'OLIMPICO contro la LAZIO.
Nel frattempo, però, ANDREA aveva fatto anche il suo esordio in NAZIONALE. L'allora ct azzurro, ARRIGO SACCHI, lo stava seguendo con profondo interesse, e così il 22 Settembre fece il suo esordio con la maglia della NAZIONALE AZZURRA a TALLINN contro l'ESTONIA.

Tutto sembra proprendere per una convocazione in azzurro del giovane difensore campano anche in vista dei prossimi mondiali in America. Cosa che però non avviene.
Da qualche tempo, e più precisamente dalla primavera del 1994 ANDREA accusa un vero e proprio calo, con i tifosi che addirittura lo accusano di scarso impegno, e addirittura di essere un malato immaginario. Cosa sta succedendo a questo ragazzo?

Come racconta PIERO BIANCO in un articolo, pubblicato all'epoca dal quotidiano LA STAMPA, Venerdì 20 Maggio 1994 Andrea e' stanco, irriconoscibile in campo, lui che e' sempre stato un concentrato esplosivo di energia; fatica a recuperare, e' tormentato da una febbriciattola allarmante. Il dott. Riccardo Agricola, responsabile del servizio sanitario bianconero, prescrive una serie di analisi. La diagnosi mette subito paura: leucemia acuta linfoide, fattore Filadelfia positivo. Quanto di peggio ci si poteva immaginare. Fortunato viene ricoverato nella Divisione Universitaria di ematologia dell'ospedale Molinette”.
Tre giorni dopo la diagnosi, il 23 Maggio 1994, il giorno successivo alla seconda seduta di chemioterapia, Andrea riceve la visita di un gruppo di ultras bianconeri, della curva Scirea, quelli che qualche mese fa lo presero a uova in faccia, lo accusarono di essere un lavativo. Soprattutto, di essere un malato immaginario. Il terzino della Juve non aveva reagito, aveva incassato senza fiatare. Gli ultras in quell'occasione non poterono parlare direttamente con ANDREA, ricoverato in isolamento in una camera asettica, ma poterono fargli avere un mazzo di fiori e un biglietto di auguri.

Secondo quanto afferma l'articolo di PIERO BIANCO, pubblicato sul quotidiano LA STAMPA nel 1995, poche ore dopo la scomparsa di ANDREA, e in cui venivano ricostruiti gli ultimi mesi di vita del giovane difensore bianconero, secondo i medici, può farcela. “Andrea e' giovane, la sua tempra robusta lo aiutera'>. Ma l'ottimismo di facciata e' una pietosa bugia. Gli specialisti sanno bene che solo un trapianto con un donatore compatibile potra' restituire la vita a quel ragazzo coraggioso, assistito dalla fidanzata, Lara, e dai genitori, mamma Lucia e papa' Giuseppe, che e' cardiologo all'ospedale di Salerno e che ha l'immediata percezione del dramma. Tre settimane di terapia intensiva. Un netto miglioramento, valori verso la normalita'. L'organismo combatte, i globuli bianchi in eccesso spariscono, tecnicamente si parla di remissione completa della malattia. Un passo importante. <Voglio farcela, voglio vincere questa guerra terribile>, dichiara il giocatore. Ma la battaglia e' ancora lunga. I medici non riescono a reperire, in tutto il mondo, un donatore compatibile per il trapianto. Sono solo tre i potenziali donatori, ma tutti troppo lontani. Cosi' il 9 luglio si tenta un'altra strada. Fortunato viene trasferito a Perugia, al Centro Trapianti diretto dal dott. Andrea Aversa e dal prof. Massimo Martelli. Sono passate sette settimane. Nel giorno del suo 23° compleanno, il 26 luglio, gli vengono infuse le cellule sane della sorella Paola, opportunamente <lavorate>. Poi seguono altri due innesti. Ci vorranno un paio di settimane per avere certezza che il midollo si sia spontaneamente rigenerato. L'11 agosto si annuncia come un'altra data importante: Fortunato viene trasferito in un reparto pre-sterile. Combatte, fino a quando le forze lo sorreggono. Parla al telefono con i compagni, puo' leggere qualche giornale <sterilizzato>, segue la sua Juve in tv. Andrea si e' ormai reso conto che la battaglia e' piu' dura del previsto, pero' scova insospettabili forze. Poi, dopo Ferragosto, il primo crollo. Il suo organismo non ha assorbito le cellule della sorella Paola. Il rigetto fa ripiombare Andrea nella disperazione. Si tenta ancora, si spera in un altro miracolo. Papa' Giuseppe prova a donargli le cellule del suo midollo. Ad Andrea inizialmente non lo dicono, si parla di normali terapie. Eppure la seconda infusione sembra miracolosamente attecchire, anche se allarma una febbre persistente. Il fisico reagisce bene, Fortunato torna in un reparto <normale>, puo' perfino iniziare una riabilitazione in palestra. Il 14 ottobre lascia la camera d'ospedale. I compagni (Ravanelli, Vialli e Baggio, su tutti) lo incoraggiano, lo tempestano di telefonate: <Ti aspettiamo>. L'ottimismo si fa nuovamente strada. “.

C'è grande ottimismo intorno ad Andrea: le cure, come detto, sembrano funzionare, a tal punto MARCELLO LIPPI, arrivato nell'estate 1994 a TORINO ad allenare la JUVENTUS, in occasione di SAMPDORIA-JUVENTUS, in programma Domenica 26 Febbraio 1995 alle ore 20.30, convoca ANDREA. Andrea però non ce la fa ancora, e così assiste in tribuna a Marassi alla partita tifando i suoi compagni di squadra.
Quando sembra che finalmente tutto stia procedendo per il verso giusto, purtroppo, in seguito a un'influenza, trasformatasi poi in polmonite, dovuta a un improvviso abbassamento delle sue difese immunitarie, il 25 Aprile 1995 alle 8 di sera, Andrea purtroppo muore. I compagni di squadra di ANDREA, impegnati con la NAZIONALE a VILNIUS, apprendono questa triste notizia alla vigilia della partita contro la LITUANIA. In onore e ricordo di ANDREA FORTUNATO, il giorno dopo venne osservato un minuto di silenzio. Gli azzurri giocarono con il lutto al braccio e vinsero la partita grazie a un goal di GIANFRANCO ZOLA, che dedicò il goal al compagno scomparso.


Pubblichiamo ora l'ultima intervista rilasciata nel MARZO 1995 da ANDREA FORTUNATO.

«Undici mesi di malattia è una cosa lunga, infinita. Ma di tremendo, a parte i periodi di grande crisi fisica, ci sono stati solamente i primissimi momenti; dopo ho combattuto. Invece, all’inizio è stato diverso; il giorno prima stavi fra i sani, il giorno dopo passi fra i quasi incurabili. Non si può descrivere che cosa si prova».

Come si reagisce? «Ti senti perduto e, nello stesso tempo, diventi curioso; è una sensazione strana. Vuoi sapere ogni cosa della tua malattia, ti interroghi sui sintomi, sulle cause, sulle possibili conseguenze. Sai che non ti diranno tutto, provi ad indovinare le bugie, ma poi fingi di crederci, ti convinci che è meglio, altrimenti impazzisci. Quando un medico ti spiega quali sono i sintomi della leucemia ti senti sprofondare; e più parla, più tu capisci che tutto corrisponde, che è davvero il tuo caso. In quel momento il male ti prende in ostaggio; ma tu devi impedirgli di ammazzarti».

Come ci si può riuscire? «Con l’aiuto di Dio e dei medici, ma anche con un pensiero fisso: ce la devo fare. Me lo ripetevo ogni giorno e me lo ripeto ancora; neppure per un istante ho pensato che avrei perso la partita. Lo chiamano atteggiamento positivo, pare sia una mezza medicina».

Vuoi fare ancora il calciatore? «Questo è un pensiero che non mi ha mai abbandonato. Mi sono sentito un atleta anche nei giorni più difficili, quando ero più di là che di qua. Ho lottato con spirito sportivo, si può dire che non mi sono mai tolto la maglia di dosso. Rimetterla davvero, ma non solo; ho chiesto, mi sono informato, mi hanno spiegato che tanti atleti sono tornati all’attività dopo la leucemia. Credo, spero di riuscirci».

Come cambia la vita, dopo un’avventura del genere? «Cambia tutto, ti costruisci una scala di valori nuova; dai importanza alle cose che valgono davvero e non te la prendi più per le sciocchezze. E capisci che l’amicizia è la prima cosa; io, per esempio, ho un fratello in più, Fabrizio Ravanelli. È stato incredibile, mi ha messo a disposizione una parte della sua vita, non solo la sua famiglia e la sua casa di Perugia; non si può descrivere con le parole. Il giorno più bello, in questi mesi di malattia, l’ho vissuto quando lui ha segnato 5 goal al Cska, in Coppa; quella sera ho capito davvero che cosa è la felicità; ed è stato altrettanto bello, vedere Fabrizio esordire in Nazionale, proprio a Salerno, la mia città».

Ti sono servite le vittorie bianconere? «Non solo quelle, ma la costante presenza dei compagni e della società; un’altra famiglia, davvero. Se sono vivo lo devo anche a loro, al loro affetto».

C’è un momento, di questi mesi, che ricordi con particolare intensità? «L’uscita dall’ospedale a Perugia, dopo il secondo trapianto; non mi sembrava vero, vedevo diverse tutte le cose, mi parevano straordinarie anche le più insignificanti. Non immaginavo quanto potesse essere meravigliosa anche una semplice passeggiata».

Cosa insegna la malattia? «Che nella vita c’è di peggio di uno stiramento che ti tiene fuori dal campo per due settimane. Che ogni giorno muoiono bambini leucemici senza che nessuno lo sappia e senza che si possa fare nulla. Che in Italia abbiamo i migliori medici del mondo; a Perugia vengono ad imparare le nostre tecniche dall’America, da Israele, dalla Francia. Però, le strutture sono quelle che sono, mancano gli spazi, c’è gente in coda da mesi per un trapianto. Bisogna donare il midollo, senza paura, perché questo salva la vita agli altri e da senso alla tua».

Il tuo sogno? 
«La leucemia mi ha insegnato a non fare progetti a lunga scadenza e neppure a media; non per paura, ma per realismo. La prima volta che programmai il ritorno a Torino, mi alzai la mattina con la febbre; nulla di grave, per fortuna, ma ci rimasi male. Vivere alla giornata non è una sconfitta, semmai un modo per apprezzare davvero la vita in ogni attimo, in ogni sfumatura. È quello che farò».

Due giorni dopo la scomparsa di ANDREA, il 27 Aprile 1995, si svolsero a SALERNO, i funerali di ANDREA, a cui parteciparono oltre 5.000 persone, compreso lo staff tecnico della JUVENTUS.
Particolarmente toccante fu l'orazione funebre di GIANLUCA VIALLI.


Nella stagione 1994/95 la JUVENTUS guidata da MARCELLO LIPPI si aggiudicò lo scudetto, che venne a lui dedicato.
Nel corso degli anni la JUVENTUS, non ha mai dimenticato questo giovane campione, strappato troppo presto allo sport, ma sopratutto alla vita.
Anche oggi, infatti, a poche ore dalla partita in programma a CESENA allo stadio MANNUZZI, sul sito ufficiale della società bianconerà è apparso infatti un comunicato ufficiale.

"Ben 17 anni sono passati dal 25 aprile più triste della storia della Juventus. Nel 1995, tutto il mondo bianconero piangeva la scomparsa di Andrea Fortunato. Dopo un anno di cure, a neppure 24 anni di età, il giovane difensore salernitano perdeva la sua battaglia contro la leucemia. Una tragedia che sconvolse tutti. In particolare i suoi compagni di squadra che, allora come oggi, erano alla rincorsa di un grande obiettivo. Compagni come Gianluca Vialli, che commosse tutti con il suo discorso pronunciato durante il funerale. «Ti credevamo invincibile. In questi undici mesi sei stato un esempio per noi, per come hai saputo affrontare problemi veri, non quelli legati a semplici vittorie o sconfitte, con coraggio e serenità, forza e determinazione. Ti abbiamo voluto bene, ti portiamo nel cuore. Onore a te, fratello Andrea Fortunato». Compagni come Antonio Conte che, questo pomeriggio a Cesena, avrà un motivo in più per portare al successo la Juventus. Un successo da dedicare alla memoria dell’indimenticato Andrea Fortunato".

Così è stato. Non solo oggi la JUVENTUS ha vinto a CESENA, ma l'autore del goal partita, MARCO BORRIELLO, ha voluto dedicare il suo goal proprio ad ANDREA FORTUNATO.

Una cosa è comunque certa: ANDREA FORTUNATO avrà sempre un posto speciale non solo nel cuore dei tifosi bianconeri ma anche nel cuore di tutti noi appassionati di calcio.

Rüdiger Franz Gaetano Herberhold

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