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mercoledì 17 agosto 2011

SPUNTI DI SPORT-CALCIO E CONTRIBUTO DI SOLIDARIETÀ.


Una nuova frizione tra presidenti di SERIE A, e calciatori. E questa volta, non c'entra assolutamente il contratto collettivo. A scatenare questa nuova polemica è stata la decisione da parte del GOVERNO di inserire nella manovra bis un CONTRIBUTO DI SOLIDARIETÀ che viene richiesto dallo Stato nei confronti dei contribuenti aventi un reddito maggiore o uguale a 90.000 Euro.

A intervenire per primo in merito all'argomento, è stato, nella giornata di FERRAGOSTO, l'amministratore delegato del MILAN, ADRIANO GALLIANI, rilasciando a SKY, durante un'intervista le seguenti dichiarazioni “«Qualunque cosa ci sia scritto sulla manovra del governo sul contributo di solidarietà, anticipo che per noi graverà al 100% sui calciatori. Se non sarà così facciano lo sciopero tutta la vita. È un aspetto sul quale non si transige. È una tassa che pagheranno loro e non le società. Questa cosa va al di la dei contratti, del netto o del lordo. Tutti i club che ho sentito sono d'accordo con me e spero che Damiano Tommasi (il presidente dell'AIC, Associazione Italiana Calciatori)capisca, altrimenti può anche scioperare per sempre. In caso ci dovranno spiegare perché certi "signorini" che guadagnano 10 milioni di euro l'anno non vogliono pagare il loro contributo allo Stato».

A Galliani risponde così nella giornata di ieri, martedì 16 Agosto, il presidente dell'AIC, DAMIANO TOMMASI. “E’ un argomento che può essere rimandato, non è detto che ci riguardi, aspettiamo che le nuove norme vengano approvate perché magari potranno interessare solo i lavoratori autonomi. Piuttosto dà fastidio il fatto che in questo periodo venga usato il termine sciopero per una questione che non è stata ancora affrontata. La gente rischia di avere una visione sbagliata. Si parla sempre dei guadagni, nessuno si preoccupa mai di sottolineare che siamo tra i massimi contribuenti di questo Stato. Che senso ha mischiare questi argomenti? Si rischia di confondere l’opinione pubblica, magari i tifosi penseranno che faremo slittare il campionato perché non vogliamo pagare le tasse. Utilizzare il termine sciopero è fuori luogo e inopportuno. Certe esternazioni sui nostri soldi andrebbero evitate soprattutto se si ricopre un ruolo istituzionale . Questa è materia per commercialisti e procuratori. I contratti hanno clausole precise che non possono essere cancellate da un giorno all’altro. E lì c'è scritto se fa fede lo stipendio netto o quello lordo.

Sempre in merito alla questione della tassa di solidarietà, era poi intervenuto il presidente dell'ASSOAGENTI, GIOVANNI BRANCHINI, rilasciando le seguenti dichiarazioni. “È giusto che i calciatori partecipino ai sacrifici chiesti agli italiani. È altrettanto vero che siamo in presenza di contratti sottoscritti con precisi impegni delle società, anche a fronte delle diverse tassazioni. Quindi è difficile imporre ai singoli delle soluzioni che non hanno sostegno giuridico. Per questo è opportuno pensare ad una soluzione equa che porti a una divisione a metà della nuova tassazione”.

È nella giornata di oggi che però il ring si infiamma. A cominciare dalle dichiarazioni rese questa mattina dal ministro della SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA, ROBERTO CALDEROLI, contattato telefonicamente dall'ANSA, proprio in merito alla questione del contributo di solidarietà.
Se dovessero continuare a minacciare scioperi o ritorsione, proporrò che come ai politici anche ai calciatori venga raddoppiata l'aliquota del contributo di solidarietà . I calciatori fanno i capricci: non so se sia giusto o meno il contributo di solidarietà, ma se c'è qualcuno che dovrebbe pagarlo sono proprio i calciatori, che rappresentano la casta dei viziati ”.

Dopo le dichiarazioni del ministro CALDEROLI, non si sono fatte attendere le repliche, a cominciare dal vice presidente dell'AIC, LEO GROSSO, ai microfoni di SKY TG 24. “«È una stupidaggine dire che i giocatori sono viziati. I calciatori sono contribuenti che pagano le tasse e sono in regola. Ma se per contratto il compenso concordato è al netto, allora il contributo di solidarietà andrà pagato dalle società. E mi stupiscono le parole di Galliani in questo senso». «È facile speculare sui giocatori e i loro stipendi, ma bisogna ricordare che per alcuni che guadagnano molto, tanti hanno introiti modesti e spesso non certi. Il problema va affrontato caso per caso, e con molto pragmatismo”.

Alla replica di GROSSO, risponde nuovamente l'ad del MILAN, GALLIANI. "I calciatori sono lavoratori dipendenti a tempo determinato. Non hanno uno status differente dagli altri. Parliamo di un contributo, non di una tassazione Irpef. Quindi non so proprio di cosa stiamo parlando? E la regola vale anche per i lavoratori stranieri che percepiscono un reddito in Italia, che fiscalmente rispondono al fisco italiano”.

Poco dopo è il presidente della LEGA DI SERIE A, MAURIZIO BERETTA, ad affrontare la questione. “Credo che sia auspicabile, e penso che anche tutti se lo aspettino, un segnale di responsabilità da parte di chi ha consistenti privilegi. La posizione è molto chiara, viene richiesto un contributo straordinario a chi percepisce un reddito al di sopra di certe cifre. Dal punto di vista dell'interpretazione, il meccanismo è abbastanza chiaro e credo che stiamo travalicando il dato reale della situazione. Siamo in una fase complessa per il Paese e si chiede a coloro che hanno una condizione di maggior favore rispetto ad altri un contributo di solidarietà". Cerchiamo di evitare manifestazioni di egoismo che sarebbe francamente incomprensibile. Sarebbe "sorprendente il tentativo di sottrarsi" al contributo da parte dei giocatori. Mi auguro che arrivi dai calciatori una manifestazione di senso civico ”

Passate le 16 di oggi è infine il presidente dell'AIC (ASSOCIAZIONE ITALIANA CALCIATORI), TOMMASI, a rispondere al ministro CALDEROLI. “Casta di viziati? Non capisco come mai il ministro si sia inalberato su una questione non ancora affrontata". "Non so a quali dichiarazioni si riferisca, nessuno ha mai detto nemmeno una parola di quello che sta commentando se non Galliani”.

La sensazione di chi scrive è che questa vicenda, continuerà ancora a scrivere alcuni capitoli.E nel frattempo, mentre calciatori e presidenti litigano su chi debba pagare la tassa di solidarietà, c'è un paese che purtroppo non sta attraversando un momento non semplice da un punto di vista economico, e persone che riescono a malapena ad arrivare a fine del mese.
Speriamo che almeno questa volta, dal tanto criticato mondo del calcio, possa finalmente prevalere il buon senso. Sarebbe veramente il minimo.

Rüdiger Franz Gaetano Herberhold

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