Un
calcio italiano in crisi. Quante volte all'interno di questo nostro
spazio abbiamo raccontato il momento difficile che attraversa il
calcio nostrano... Rose sopratutto in Serie A sempre più piene di
giocatori stranieri in quanto costano meno, sempre più scarsa
valorizzazione dei vivai da parte delle prime squadre con i pochi
giovani di valore costretti sempre di più a dover emigrare
all'estero per poter sperare di emergere, e con al contempo i giovani
che rimangono diciamo meno affamati di tanti e tanti anni fa...
Questi in pillole i problemi che stanno assillando ormai da diverso
tempo il calcio nostrano. Tante promesse, tante parole, ma alla fine
nulla cambia. A parole siamo tutti grandissimi tifosi degli Azzurri e
della Nazionale, ma poi quando un Ct prova a chiedere uno stage o
comunque la possibilità di vedere una volta in più del previsto i
propri giocatori per uno stage o per aver comunque la possibilità di
fare delle sedute di allenamento extra per poter confermare il
proprio lavoro in vista di un obiettivo importante quale la
partecipazione a un Mondiale o a un Europeo, ecco arrivare subito il
no dei club. Non c'è spazio, non va bene. Si fa presto a fare i
tifosi della Nazionale durante il mese di europeo o mondiale per poi
fregarsene durante gli altri mesi dell'anno. Se veramente noi, calcio
italiano, teniamo veramente alla nostra Nazionale, dovremmo poter
consentire al nostro selezionatore di poter lavorare al meglio delle
sue possibilità.
Tanto
per intenderci: in Germania durante le vacanze natalizie viene
concesso alla nazionale tedesca di fare uno stage con i propri
giocatori. Qui no. Sono molto più importanti le tournee nei paesi
sauditi per acchiappare soldi che magari dare modo al nostro Ct di
poter rinfrescare alcuni concetti tattici per le partite che a
Febbraio/Marzo verranno fuori. E pensare che c'è chi, domenica
scorsa negava la crisi del calcio italiano...
Una crisi, purtroppo,
estremamente presente, e che in questi giorni ha scatenato diverse
considerazioni.
Il primo a tornare sull'argomento è stato il ct
dell'ALBANIA, GIANNI DE BIASI, il quale nella conferenza stampa alla
vigilia dell'amichevole tra ITALIA e ALBANIA ha dichiarato quanto
segue. "L'ho capito a Tirana: a noi italiani
manca la fame dei nostri padri, quelli che pensavano a dare un futuro
ai figli. Domani affrontiamo gli azzurri: per gli albanesi è la
seconda squadra. Ora il nostro calcio non ha più il talento di una
volta, ci siamo adagiati sulla ricchezza: troppi videogiochi e poco
calcio in strada. Non è un caso che i talenti nascano nelle favelas
sudamericane oppure che vinca la Germania perché ha un progetto".
Concetto
indubbiamente forte quello espresso da De Biasi, ma francamente
condivisibile. Sopratutto quando afferma che il calcio italiano non
ha più il talento di una volta essendosi adagiato sulla ricchezza.
LO
SFOGO DI CONTE.
Un concetto, quello di DE BIASI, ripreso con ancora più forza il
giorno successivo, martedì , dal ct azzurro, ANTONIO CONTE, in ben
due circostanze. A prima volta nel corso dell'intervista esclusiva
rilasciata nel corso della mattinata a RAISPORT in cui Conte parla un
po' di tutto e che andiamo qui a pubblicare.
In questo momento l'Italia fa fatica a sfornare talenti, e quelli che escono non hanno la giusta mentalità. Dobbiamo capire che viviamo un difficile ricambio generazionale e tornare ad essere umili, ad apprezzare l'importanza della fatica e del lavoro, necessari per diventare campioni. Se ci riusciremo, ci sono le premesse per crescere: altrimenti, sarà questo sarà solo l'inizio della fine. El Shaarawy? Ha fatto bene, ma sono 10'. Questi ragazzi devono trovare continuita'. Teniamoci stretti i 10 punti fatti nel girone, e' un bel bagaglio ottenuto grazie all'orgoglio dei giocatori che hanno lavorato con applicazione. Ma sappiamo di dover migliorare su tutto: intensità, preparazione fisica, voglia di far fatica: dimentichiamo che la fatica e' bella. Ed e' questo che sta sparendo oggi, in Italia.
Manca un po' a tutti la voglia di tornare protagonisti. Per risolvere i problemi bisogna prima di tutto rendersi conto che esistono: già quello e' un primo passo del cammino. Ma poi, dalla consapevolezza bisogna cominciare con il lavoro. E' necessario passare dalle parole ai fatti.
Ora giochiamo con l'Albania, e la prossima e' a marzo: ecco, sei ci si tiene un po' alla nazionale bisogna cercare di non lasciare un vuoto di quattro mesi.
Mancini, Mourinho e Allegri non sono riusciti a cambiare Balotelli? Non sono così presuntuoso da pensare di essere diverso da grandi allenatori come loro. Il passato insegna che non ci sono riusciti. Sta a lui cambiare: purtroppo io non ho tanto tempo, su certi giocatori non bastano pochi giorni ma serve un periodo lungo. E da ct mi sono resto conto che e' quello che mi manca di più'
Acerbi e' un simbolo della vita: pensi che ti va tutto bene e poi ti arriva la mazzata. Se non hai la forza di rialzarti, come ha fatto lui, il disagio e' forte in tutti i campi. Lui e' l'esempio per tutti noi, per la sua forza e il suo coraggio nel rialzarsi''.
Ancora più esplicito il ct azzurro nella sala stampa dello stadio Marassi al termine della partita contro l'Albania.
"Pensavo di trovare maggiore
disponibilità da parte di tutti. Io l'ho vissuta da allenatore di
club, ed in quel caso pensi a te, oggi mi ritrovo dall'altra parte
con questi ragazzi 7-8 giorni ed ora li rivedrò tra quattro mesi, ma
mi viene chiesto un grande calcio. Mettetemi nelle condizioni però
di lavorare. L'importante è capire a che punto siamo. Oggi la
squadra in un giorno ha preparata la gara contro una ottima Albania
che veniva da risultati importanti. Io non ce l'ho con nessuno in
particolare, ma quello che sento lo dico. Tutti parlano del calcio
italiano, ma poi mi giro e sono solo. Io ed i ragazzi più di
lavorare in questi 7-8 giorni non possiamo fare, cercando intensità
e qualcuno non è neanche contento. Balotelli? Siamo ancora a parlare
di Balotelli con tutti i problemi che abbiamo, se va in discoteca o
meno. E' ridicolo. Abbiamo fatto cinque vittorie ed un pareggio".
Dichiarazioni
estremamente consivisibili quelle di Conte. Unico aspetto: come mai
afferma di essere solo? Possibile che al ct al momento della nomina
fossero stati promessi aiuto o comunque degli stage e poi i vari club
avessero ritirato l'aiuto per via della solita scusa (assolutamente
ingiustificabile se si tiene veramente alla Nazionale) del calendario
troppo pieno di impegni?
LE REAZIONI ALLO
SFOGO DI CONTE.
Nella giornata di ieri non sono mancate le reazioni allo sfogo di martedì di Antonio Conte. Il primo a rispondere al ct azzurro è stato il Presidente della FIGC,Carlo Tavecchio, che ha dichiarato quanto segue. "Siamo felici di come sta lavorando Conte, sta facendo grandi cose e noi lo supportiamo in tutto. Lavoreremo per fare ancora più grande questa Nazionale, parleremo con tutte le componenti per creare più occasioni di incontro tra il ct e la squadra".
In serata è poi intervenuto il Presidente del CONI, Giovanni Malagò. "Lo sfogo di Conte? Devo dire che l'ho sentito e lo condivido. Ha detto cose vere, giuste, che secondo me sono da monito per tutto l'ambiente e credo non lo faccia per un discorso egoistico, ma per l'intero sistema. Siamo sempre lì: bisogna fare qualcosa di più e di diverso rispetto a quello che si è fatto prima".
Poco fa anche il
Presidente della LEGA DI SERIE A, Maurizio Beretta, ha commentato il
grido di dolore del ct azzurro.
"Penso che siano da condividere
le parole del c.t. per quanto riguarda il richiamo forte alla
mobilitazione e a uno spirito sempre più di impegnato nei confronti
della nazionale. Ma credo che i club di serie A non abbiano niente da
rimproverarsi, anzi direi che supportano la Nazionale in maniera
importante e convinta.
"Dall'inizio del campionato a
oggi i giocatori sono stati a disposizione dei club una cinquantina
di giorni e a disposizione della nazionale per trenta giorni. Mi
sembra che lo sforzo fatto e l'impegno siano molto significativi".
L'augurio veramente
sincero è che le parole di Tavecchio alla fine vengano realmente
supportate da fatti e che alla fine ci siano veramente più occasioni
d'incontro tra ct e squadra: ne va non solo della credibilità del
calcio italiano ma anche per il bene della nostra Nazionale. Sempre
che a essa teniamo veramente.
Rüdiger Franz Gaetano Herberhold
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