Ci
sono campioni capaci di regalarti delle grandi emozioni. Non importa
se al momento stiano praticando o meno sport: a volte anche un
determinato gesto può darti tantissimo dentro, e magari, in certi
frangenti, regalarti una bellissima lezione di sport ma anche di
vita.
La
storia che andiamo a raccontare riguarda un giocatore che il calcio
italiano conosce piuttosto bene, avendo militato prima nel Bari e poi
nel Bologna tra il 1995 e il 2000. Dopo una brevissima esperienza
all'Olympique Marsiglia, tornò in Italia, e più precisamente al
Lecce, dove al termine della stagione 2000/2001 si ritirò
dall'attività agonistica. Stiamo parlando di Klas Ingesson.
Sono
passati tanti anni da quando il centrocampista svedese di Ödeshög,
militava nel nostro campionato. Chi non ricorda le tre stagioni a
Bari dell'ex capitano il quale, dopo la retrocessione in SERIE B al
termine della stagione 1995/96 riuscì a ritornare immediatamente la
stagione successiva nella massima serie, guidato da Eugenio Fascetti?
Chi non ricorda quel soprannome, “gigante buono”, che la
tifoseria del Bari gli aveva attribuito vista la sua somiglianza con
Dolph Lundgren, attore anch'egli svedese, celebre per aver
interpretato in Rocky IV del 1985 il ruolo del puglie russo Ivan
Drago? Chi non ricorda poi, le due stagioni a Bologna (guidato nella
prima stagione da Carlo Mazzone, e nella seconda prima da Sergio Buso
e poi da Francesco Guidolin) con il goal vittoria segnato allo Slavia
Praga su colpo di testa all'83° minuto di gioco, con la formazione
felsinea che arrivò a giocarsi la semifinale contro il Marsiglia
nella stagione 1998/99?
Dopo essersi
ritirato al termine della stagione 2000/2001 nelle file del Brescia,
Klas torna nel 2010 nel mondo del calcio come allenatore delle
giovanili dell'Elfsborg. Due anni prima aveva dovuto combattere
contro un tumore, e più precisamente contro un mieloma multiplo, un
tumore del sangue che riguarda precisamente le plasmacellule, delle
cellule cioè appartenenti al sistema immunitario, presenti nel
midollo osseo, e che hanno la funzione importantissima di produrre
anticorpi, vincendolo almeno in una prima fase.
Un tumore che
tornerà a farsi vivo, nel Gennaio dello scorso anno ma che Klas
riuscirà nuovamente a sconfiggere dopo cicli di chemioterapia, un
trapianto di cellule staminali, e sebbene purtroppo un'osteoporosi,
legata direttamente alla malattia abbia costretto Klas ad avvalersi
di un deambulatore per potersi muovere.
Eppure,
nonostante tutto, nonostante purtroppo la stanchezza fisica, Klas con
la stessa grinta battagliera che aveva caratterizzato il suo passato
di calciatore, in seguito all'esonero del tecnico Lennartsson lo
scorso Settembre, aveva accettato la panchina dell'Elfsborg, squadra
militante nel campionato svede, l'Allsvenskan. Panchina che se da una
parte gli riserva anche delle buone soddisfazioni a fine stagione, a
inizio campionato riserva anche alcune critiche.
Dopo la
sconfitta occorsa in trasferta contro l'Atvidabergs per 2-1 lo scorso
31 Marzo (vantaggio dei padroni di casa al 19° minuto di gioco con
Santos, raddoppio al 66° minuto con Abubakari, e goal della bandiera
dell'Elfsborg all'87° con Frick), diverse sono le proteste
sopratutto sui media locali nei confronti proprio del tecnico e delle
sue condizioni di salute, considerando anche che proprio al termine
della gara Klas, cadendo all'interno dello spogliatoio, si era
fratturato un braccio. "Non può allenare ridotto
così". Questo il commento di numerosi commentatori locali.
E questo sebbene Ingesson, nonostante non abbia ancora
il patentino di allenatore, sia amato sia dai suoi giocatori, sia
dalla grande maggioranza dei tifosi della formazione giallonera.
La risposta di
Klas non si fa attendere, con una lettera aperta pubblicata sul sito
dell'Elfsborg
(http://www.elfsborg.se/oevriga/91-oevrigt/31809-personligt-brev-fran-klas-ingesson).
«Ho letto
molte discussioni sul mio ruolo da allenatore legate alla mia
malattia e mi hanno infastidito. Fisicamente e mentalmente non ho
alcun problema a fare il mio lavoro: i miei valori sono equivalenti a
quelli che avevo nel 2009 prima di ammalarmi, quindi significa che
sono sano. Di certo il cancro e i vari trattamenti a cui mi sono
sottoposto hanno reso il mio corpo muscolarmente più debole di
cinque anni fa: non ho il fisico che ci si aspetta da un 45enne, dato
che soffro anche di osteoporosi, ma voglio essere giudicato come
tutti gli allenatori sono per i miei risultati e per le mie capacità,
non per il mio stato fisico. E' diritto di ogni persona essere
giudicato per ciò che sa fare, non perché ha una malattia o una
disabilità: il calcio e l'Elfsborg sono la mia gioia, sono ciò che
mi dà forza».
Venerdì
4 Aprile, Stadio Boras Arena. Nello stadio, inaugurato nel 2005, è
in programma l'anticipo della seconda giornata dell'Allsvenskan che
vede l'Elfsborg ospitare in casa l'Hacken. Una partita che gli uomini
di Ingesson vinceranno nella ripresa negli ultimi venti minuti con un
micidiale uno-due con Svennsson al 72° minuto di gioco e Larsson al
78° minuto. L'Hacken non ci sta a perdere e riapre la partita
all'83° con Makondele. L'Elfsborg riuscirà però a chiudere la
partita al 92° minuto su Nilsson su calcio di rigore, fissando così
il punteggio finale sul 3-1 a favore degli uomini di Ingesson.
A
beneficio degli appassionati, questa è una breve sintesi della partita.
Al
triplice fischio finale, da parte dell'arbitro, i giocatori
dell'Elfsborg si dirigono sotto la curva per festeggiare la prima
vittoria stagionale. All'abbraccio con la curva non può mancare,
Klas, il quale, a bordo della sua sedia a rotelle e spinto dal suo
assistente, Janne Mian, va a ricevere l'abbraccio fortissimo, sia dei
suoi giocatori, sia della curva, come possiamo vedere in questo filmato.
Alla
vittoria contro l'Hacken conseguita dall'Elfsborg lo scorso 4 Aprile,
è seguita poi la seconda vittoria consecutiva in casa da parte degli
uomini di Ingesson ottenuta lo scorso 17 Aprile: 1-0 contro
l'Helsingborg, con la rete decisiva segnata al 44° minuto del primo
tempo da Larsson.
Un
bellissimo momento di sport e di vita, quello regalatoci da Klas, il
quale fortemente impegnato nella continua lotta contro la malattia,
sconfitta per la seconda volta (speriamo davvero di cuore
definitivamente), nonostante tutto non solo continua dunque ad
allenare l'Elfsborg, ma ancor più continua pur con tutti gli
acciacchi della malattia ad essere quel duro combattente e a mostrare
quella grinta che abbiamo imparato a conoscere quando giocava.
Una
grinta unica, tipica dei grandi campioni. Tipica, insomma, dei numeri
1.
Rüdiger Franz Gaetano Herberhold
Puntata disponibile anche sul sito del GUERIN SPORTIVO.
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