La sede del BUITENBOYS ad ALMERE. |
Si può morire per una partita di
calcio? Si può cioè morire per aver sventolato una bandierina in
questa o quella direzione? Da qualche giorno mi sto ponendo questa
domanda, e più ci penso, più non posso fare a meno di rimanere
sconcertato.
In un mondo del calcio che faccio
sempre più fatica a riconoscere, in un mondo del calcio in cui dai
semplici sfottò agli avversari si passa in numerosi casi anche alle
offese pesanti (come il famigerato coro “Lavali, Vesuvio”, che
accompagna purtroppo ogni trasferta del Napoli al Nord), o agli
striscioni offensivi nei confronti di persone o che hanno avuto alle
spalle momenti difficili (non posso non pensare allo striscione
esposto durante MILAN-JUVENTUS in cui si paragona il salto nel vuoto
di FELIX BAUMGARTNER al tentativo di suicidio di qualche anno fa di
GIANLUCA PESSOTTO; una scelta veramente di pessimo gusto, e
assolutamente irriguardosa nei confronti del dirigente juventino che
per fortuna ha superato quel brutto momento), o che purtroppo hanno
perso la vita (come nel caso delle vittime dell'Heysel, con una
maglietta con su scritto +39 indossata da alcuni imbecilli, o il caso
dello striscione offensivo nei confronti delle vittime di SUPERGA,
esposto durante il recente derby tra JUVE e TORINO), purtroppo è
successo anche questo.
Non nel nostro paese, dove semmai
abbiamo sfiorato un episodio simile, (un arbitro aggredito e pestato
da un giocatore, come ci racconta GIANLUCA GRASSI in un articolo pubblicato sul sito del GUERINO), ma all'estero, e più precisamente
in Olanda. Indipendentemente, però, da dove sia avvenuto l'episodio,
è estremamente grave il fatto che questa cosa si sia verificata, in
quanto purtroppo dimostra che il calcio, e mi dispiace doverlo
scrivere, se va avanti così, sta cominciando a prendere un punto di
non ritorno.
Questo episodio che purtroppo nulla ha
a chevedere con il sano e buon calcio si è veirficato domenica in
Olanda, e più precisamente nella piccola cittadina di Almere, dove
era in programma una partita amichevole di calcio giovanile tra i
padroni di casa del BUYTENBOYS e l'AMSTERDAM NIEUW SLOTEN. Come
guardalinee, come a volte capita in partite del genere era impegnato
un dirigente della squadra di casa, RICHARD NIEUWENHUIZEN,
quarantunenne.
Al termine della partita, tre giocatori
del NIEUW SLOTEN di 15-16 anni, scontenti dell'operato di
NIEUWENZUIZEN, lo hanno aggredito. Come ha raccontato un portavoce
della poizia olandese “il dirigente era fuggito, ma lo hanno
inseguito e pestato”. Nella fattispecie, i ragazzi lo hanno gettato
a terra, e ripetutamente preso prima a pugni in faccia, poi a calci
in testa, e poi ancora a calci mentre ormai era già tramortito a
terra. Una vera e propria esecuzione, per il solo fatto di aver
girato la bandierina nela direzione a loro dire sbagliata. Ad
assistere al pestaggio purtroppo anche uno dei figli di
NIEUWENZUIZEN, che giocava nei BUITENBOYS, che ha assistito al
pestaggio, e che purtroppo ha visto dinanzi ai suoi occhi uccidere
suo padre. Per una partita di calcio.
Il dirigente, infatti, è arrivato in
ospedale in condizioni gravissime, e, purtroppo, dopo un giorno di
agonia, non ce l'ha fatta a causa delle lesioni cerebrali.
I ragazzini, fuggiti dopo questa vile
aggressione trasformatasi poi in omicidio, sono stati prelevati nelle
loro case di Almere e arrestati. La squadra del NIEUW SLOTEN nel
frattempo ha escluso i tre ragazzi, e ha deciso di ritirarsi dal
campionato.
Se vogliamo, questo tristissimo fatto,
occorso in Olanda, ci dimostra purtroppo quanto nel mondo del calcio
stiamo sempre più assistendo a un certo aumento della violenza, come
dimostrano peraltro non solo i recenti incidenti avvenuti alla viglia
del derby romano tra LAZIO e ROMA, ma anchel'aggressione ai tifosi
inglesi a Roma di poco tempo fa.
Poco importa sapere che l'aggressione
sia stata fatta da tifosi laziali, o da tifosi laziali e romanisti, o
da persone che nulla hanno a che vedere con il mondo del calcio: la
sostanza è una e una sola, sono stati aggrediti dei tifosi inglesi
che erano venuti a vedere una partita di calcio in Italia. Il resto è
un mero arrampicarsi agli specchi. Senza però dimenticarsi una cosa.
Il calcio non è questo. Il calcio è
prima di tutto uno spettacolo, ma anche e sopratutto un GIOCO.
Aspetto, questo, che probabilmente questo, nel corso degli anni ci è
sfuggito, e che probabilmente dovremmo recuperare.
Molte volte assistiamo a delle vere
polemiche per degli aspetti, quali un fuorigioco (vedi i casi di
CATANIA-JUVE, INTER-CAGLIARI e CATANIA-MILAN, tanto per citare alcuni
esempi), senza ricordarci che nella vita succedono cose molto più
gravi per cui questa volta sì servirebbe lamentarsi. E non poco.
Quello che secondo me, quindi, dobbiamo
recuperare, è il fatto di riportare il calcio a quello che è, una
passione, un gioco. E sotto questo punto di vista dobbiamo imparare
moltissimo dai tanto criticati inglesi. Vero, sul finire degli anni
80-primi anni 90 in Inghilterra abbiamo vissuto il problema degli
hooligans, problema fortunatamente superato. Ora come ora, salvo
alcune partite un po' delicate, è consuetudine degli inglesi,
assistere alle partite in clima nettamente più disteso di prima.
Per carità, nei 90 minuti di partita
non mancheranno i consueti sfottò (senza mai offendere o insultare i
propri avversari), ma poi a fine partita finisce il match e i tifosi
avversari vanno o a mangiare insieme, o a bersi una birra insieme.
Stessa cosa tra i giocatori. Quella specie di terzo tempo, insomma,
che qualche anno fa la Fiorentina aveva provato a provare in Serie A
e che purtroppo ha poco attecchito. Lancio una provocazione: sarebbe
bello poterlo riproporre, e magari anche tra tifosi. Non solamente
tra le tifoserie gemellate, ma anche un po' con tutte le tifoserie.
Anziché andare allo stadio armati o
con striscioni offensivi, non sarebbe più bello andare allo stadio
per tifare solo e unicamente la propria squadra, e poi a fine partita
buttare via tutte le ruggini con l'altrui tifoseria, e andare o a
mangiare qualcosa tutti insieme, o andarsi a bere qualcosa tutti
insieme? Si tratterebbe di cambiare un po' la nostra mentalità
sportiva, ma sono convinto che se ci fosse un po' di buona volontà,
la cosa non sarebbe impossibile. In tal senso, come peraltro
sottolineava RICCARDO RODEGHER qualche giorno fa in pagina, quando
abbiamo parlato dello striscione esposto durante il derby
JUVE-TORINO, bisognerebbe prendere esempio dai cosiddetti sport
minori (volley, rugby, basket, ecc, dove il rispetto per gli
avversari viene prima di tutto.)
Vado a concludere. Se noi diamo uno
sguardo al calcio contemporaneo, assistiamo sempre più a stadi
semivuoti, aumento della violenza negli stadi, ecc. Uno scenario se
vogliamo triste, o desolante. Eppure, forse mi sbaglierò, sono
convinto nel calcio ci sia ancora qualcosa di positivo da raccontare.
Da sempre il nostro amato Guerino nella
sua lunga storia centenaria ha cercato di raccontare non solo gli
aspetti negativi ma anche gli aspetti positivi, le cose più belle,
insomma, del nostro calcio. Il tutto con grandissima esperienza e
sopratutto professionalità. Cose, queste, riconosciute un po' da
tutti: non solo dagli addetti ai lavori, ma anche e sopratutto dagli
appassionati di calcio e dai tifosi.
Detto questo, sono convinto che
esistano ancora delle storie da raccontare in cui il calcio abbia un
ruolo positivo. Non importa che si svolgano in un grande stadio, o
nel primo campetto di periferia della nostra amata Italia.
L'importante è l'insegnamento o la storia che esse ci trasmettano.
Mi rivolgo a voi, cari amici che ci
seguite sempre in pagina. Se avete delle storie da raccontarci, o se
conoscete delle storie in cui il calcio abbia avuto un ruolo o un
aspetto positivo, per favore, segnalatacele in pagina su Facebook. Un
modo, se vogliamo, per dimostrare a tutti che il calcio non è
solamente quello degli striscioni o dei cori offensivi, restituitoci
ogni settimana dai vari mass media, ma che in mezzo a questi brutti
episodi, esiste ancora quel sano e buon calcio che noi appassionati
amiamo veramente con tutto il cuore.
Rüdiger
Franz Gaetano Herberhold
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